Trieste: Carso. Strada Napoleonica.

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Trieste: Carso. Strada Napoleonica.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Carso. Strada Napoleonica.
La Strada Napoleonica (Strada Vicentina, dal nome dell’ingegnere Vicentini che ne progettò il suo tracciato) collega Borgo San Nazario, una frazione di Prosecco, con l’Obelisco di Opicina.
E’ lunga circa 3,7 chilometri e percorre il ciglione carsico. E’ meta di passeggiate che offrono stupendi panorami sul golfo e su Trieste. La strada, inizialmente, è delimitata a monte da pareti verticali di roccia dove i rocciatori possono fare scuola di arrampicata e allenarsi. La conformazione attuale è dovuta agli interventi di miglioramento effettuati nell’immediato secondo dopoguerra.
Una breve deviazione all’inizio del sentiero porta a quota 332 alla vedetta Italia, uno dei tanti posti panoramici di osservazione posti lungo il ciglione del Carso triestino.
Il bosco Bertoloni che affianca il sentiero napoleonico – come spiega un pannello apposto nei pressi della fermata Obelisco della tranvia di Opicina – è di origine artificiale e risale alla seconda metà dell’Ottocento quando il Comune di Trieste avviò un progetto di rimboschimento, con la messa a dimora di piante di pino nero, carpino nero e ciliegio canino, del Carso triestino.
I lavori nel bosco Bertoloni ebbero inizio nel 1878 e portarono all’apertura di piste d’accesso, come la strada Stefania, divenuta poi parte integrante della “Napoleonica”. In particolare, la piantagione nella zona dell’Obelisco dedicato a Francesco I d’Austria rappresentava il XVII Bosco comunale. Fu intitolata ad Antonio Bertoloni (Sarzana, 1775 – Bologna, 1869) autore di una ricerca durata trent’anni sulla flora presente in Italia. Accanto al bosco Bertoloni è situato il bosco intitolato invece a Giuseppe Burgstaller-Bidischini (1840-1914), deputato al Consiglio Imperiale d’Austria, pluridecorato e presidente della Commissione d’imboschimento fin dalla sua istituzione, avvenuta nel 1882. Negli anni duemila i boschi Bertoloni – Burgstaller-Bidischini sono stati arricchiti con l’impianto di tigli e pini d’Aleppo. (da: Wikipedia)
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