Trieste: Corso Umberto Saba 2. Casa Sordina.

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Trieste: Corso Umberto Saba 2. Casa Sordina. 
Foto Paolo Carbonaio
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– L’immobile è collocato su Corso Umberto Saba, in origine denominata Barriera Vecchia, in riferimento all’ufficio daziario qui ospitato fino alla metà dell’Ottocento, prima di essere trasferito in via dell’Istria. Il sito, originariamente occupato da una “ricca vegetazione boschiva…dei baroni de Fin” (Rutteri, 1950), venne interessato tra gli anni Venti e Trenta del Novecento da un’intensa attività costruttiva con importanti ristrutturazioni e la costruzione di nuove fabbriche. A testimoniare il periodo di grande sviluppo urbanistico ottocentesco rimane l’edificio in esame; il progetto originale, datato 2 novembre 1855, reca la firma dell’architetto Giovanni Degasperi e il visto dell’allora ispettore edile Giuseppe Bernardi. Il disegno descrive un edificio a tre piani fuori terra, più soffitta abitabile, arricchito al pianoterra da un rivestimento a bugnato, su cui si aprono fori commerciali e finestre. L’ingresso principale, con portone il legno decorato a rilievo, è affiancato da semi pilastri a sostegno di una struttura lignea che sale fino la terzo piano. Al giugno del 1888 risale un progetto per la “riduzione delle chiuse e mostre delle finestre ” del prospetto principale a nome delle proprietarie “signore Onorina Contessa Sordina ed Emma Contessa Alberty”. Segue nel 1898 un ulteriore intervento sulle finestre del pianoterra. La struttura è stata interessata da diverse modifiche, in particolare, tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento; le principali variazioni riguardano la facciata principale, soprattutto il pianoterra per la creazione di spazi commerciali.
Tra gli ospiti più illustri del palazzo si ricorda il letterato James Joyce, come testimonia la targa affissa a lato del portale d’ingresso. (da: biblioteche.comune.trieste.it)
– I proprietari del palazzo furono il Barone Giovanni Battista Scrinzi di Montecroce, avvocato, consigliere municipale, che stilò il testamento del barone Revoltella e curò l’istituzione della Scuola Superiore di Commercio (precursore della facoltà di Economia e Commercio) e della Galleria d’arte Revoltella. Alla sua morte la proprietà si trasferì alle figlie, Contessa Emma Alberty e Contessa Onorina Sordina. Tra i proprietari vi furono inoltre il Conte Francesco Sordina con la moglie, la Contessa Emma Alberta Poija entrambi appassionati collezionisti di cimeli napoleonici, tanto che la casa diventò sede di un museo napoleonico noto in tutta Europa. Il conte Sordina, esperto spadaccino raccolse anche una ricchissima collezione di spade. Alla sua morte la collezione napoleonica e quella di spade andarono disperse.
Nel palazzo ebbero sede anche il Caffè Amonia, le Calzature Venezia Giulia (attuale Calzaturificio Castiglioni), il Banco Cooperativo Giuliano, la Rinnovatrice (Reparol – centro per la riparazione immediata di calzature) e fu anche la storica sede della Lista per Trieste.

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– L’immobile è collocato su Corso Umberto Saba, in origine denominata Barriera Vecchia, in riferimento all’ufficio daziario qui ospitato fino alla metà dell’Ottocento, prima di essere trasferito in via dell’Istria. Il sito, originariamente occupato da una “ricca vegetazione boschiva…dei baroni de Fin” (Rutteri, 1950), venne interessato tra gli anni Venti e Trenta del Novecento da un’intensa attività costruttiva con importanti ristrutturazioni e la costruzione di nuove fabbriche. A testimoniare il periodo di grande sviluppo urbanistico ottocentesco rimane l’edificio in esame; il progetto originale, datato 2 novembre 1855, reca la firma dell’architetto Giovanni Degasperi e il visto dell’allora ispettore edile Giuseppe Bernardi. Il disegno descrive un edificio a tre piani fuori terra, più soffitta abitabile, arricchito al pianoterra da un rivestimento a bugnato, su cui si aprono fori commerciali e finestre. L’ingresso principale, con portone il legno decorato a rilievo, è affiancato da semi pilastri a sostegno di una struttura lignea che sale fino la terzo piano. Al giugno del 1888 risale un progetto per la “riduzione delle chiuse e mostre delle finestre ” del prospetto principale a nome delle proprietarie “signore Onorina Contessa Sordina ed Emma Contessa Alberty”. Segue nel 1898 un ulteriore intervento sulle finestre del pianoterra. La struttura è stata interessata da diverse modifiche, in particolare, tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento; le principali variazioni riguardano la facciata principale, soprattutto il pianoterra per la creazione di spazi commerciali.
Tra gli ospiti più illustri del palazzo si ricorda il letterato James Joyce, come testimonia la targa affissa a lato del portale d’ingresso. (da: biblioteche.comune.trieste.it)
– I proprietari del palazzo furono il Barone Giovanni Battista Scrinzi di Montecroce, avvocato, consigliere municipale, che stilò il testamento del barone Revoltella e curò l’istituzione della Scuola Superiore di Commercio (precursore della facoltà di Economia e Commercio) e della Galleria d’arte Revoltella. Alla sua morte la proprietà si trasferì alle figlie, Contessa Emma Alberty e Contessa Onorina Sordina. Tra i proprietari vi furono inoltre il Conte Francesco Sordina con la moglie, la Contessa Emma Alberta Poija entrambi appassionati collezionisti di cimeli napoleonici, tanto che la casa diventò sede di un museo napoleonico noto in tutta Europa. Il conte Sordina, esperto spadaccino raccolse anche una ricchissima collezione di spade. Alla sua morte la collezione napoleonica e quella di spade andarono disperse.
Nel palazzo ebbero sede anche il Caffè Amonia, le Calzature Venezia Giulia (attuale Calzaturificio Castiglioni), il Banco Cooperativo Giuliano, la Rinnovatrice (Reparol – centro per la riparazione immediata di calzature) e fu anche la storica sede della Lista per Trieste.

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– L’immobile è collocato su Corso Umberto Saba, in origine denominata Barriera Vecchia, in riferimento all’ufficio daziario qui ospitato fino alla metà dell’Ottocento, prima di essere trasferito in via dell’Istria. Il sito, originariamente occupato da una “ricca vegetazione boschiva…dei baroni de Fin” (Rutteri, 1950), venne interessato tra gli anni Venti e Trenta del Novecento da un’intensa attività costruttiva con importanti ristrutturazioni e la costruzione di nuove fabbriche. A testimoniare il periodo di grande sviluppo urbanistico ottocentesco rimane l’edificio in esame; il progetto originale, datato 2 novembre 1855, reca la firma dell’architetto Giovanni Degasperi e il visto dell’allora ispettore edile Giuseppe Bernardi. Il disegno descrive un edificio a tre piani fuori terra, più soffitta abitabile, arricchito al pianoterra da un rivestimento a bugnato, su cui si aprono fori commerciali e finestre. L’ingresso principale, con portone il legno decorato a rilievo, è affiancato da semi pilastri a sostegno di una struttura lignea che sale fino la terzo piano. Al giugno del 1888 risale un progetto per la “riduzione delle chiuse e mostre delle finestre ” del prospetto principale a nome delle proprietarie “signore Onorina Contessa Sordina ed Emma Contessa Alberty”. Segue nel 1898 un ulteriore intervento sulle finestre del pianoterra. La struttura è stata interessata da diverse modifiche, in particolare, tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento; le principali variazioni riguardano la facciata principale, soprattutto il pianoterra per la creazione di spazi commerciali.
Tra gli ospiti più illustri del palazzo si ricorda il letterato James Joyce, come testimonia la targa affissa a lato del portale d’ingresso. (da: biblioteche.comune.trieste.it)
– I proprietari del palazzo furono il Barone Giovanni Battista Scrinzi di Montecroce, avvocato, consigliere municipale, che stilò il testamento del barone Revoltella e curò l’istituzione della Scuola Superiore di Commercio (precursore della facoltà di Economia e Commercio) e della Galleria d’arte Revoltella. Alla sua morte la proprietà si trasferì alle figlie, Contessa Emma Alberty e Contessa Onorina Sordina. Tra i proprietari vi furono inoltre il Conte Francesco Sordina con la moglie, la Contessa Emma Alberta Poija entrambi appassionati collezionisti di cimeli napoleonici, tanto che la casa diventò sede di un museo napoleonico noto in tutta Europa. Il conte Sordina, esperto spadaccino raccolse anche una ricchissima collezione di spade. Alla sua morte la collezione napoleonica e quella di spade andarono disperse.
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– L’immobile è collocato su Corso Umberto Saba, in origine denominata Barriera Vecchia, in riferimento all’ufficio daziario qui ospitato fino alla metà dell’Ottocento, prima di essere trasferito in via dell’Istria. Il sito, originariamente occupato da una “ricca vegetazione boschiva…dei baroni de Fin” (Rutteri, 1950), venne interessato tra gli anni Venti e Trenta del Novecento da un’intensa attività costruttiva con importanti ristrutturazioni e la costruzione di nuove fabbriche. A testimoniare il periodo di grande sviluppo urbanistico ottocentesco rimane l’edificio in esame; il progetto originale, datato 2 novembre 1855, reca la firma dell’architetto Giovanni Degasperi e il visto dell’allora ispettore edile Giuseppe Bernardi. Il disegno descrive un edificio a tre piani fuori terra, più soffitta abitabile, arricchito al pianoterra da un rivestimento a bugnato, su cui si aprono fori commerciali e finestre. L’ingresso principale, con portone il legno decorato a rilievo, è affiancato da semi pilastri a sostegno di una struttura lignea che sale fino la terzo piano. Al giugno del 1888 risale un progetto per la “riduzione delle chiuse e mostre delle finestre ” del prospetto principale a nome delle proprietarie “signore Onorina Contessa Sordina ed Emma Contessa Alberty”. Segue nel 1898 un ulteriore intervento sulle finestre del pianoterra. La struttura è stata interessata da diverse modifiche, in particolare, tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento; le principali variazioni riguardano la facciata principale, soprattutto il pianoterra per la creazione di spazi commerciali.
Tra gli ospiti più illustri del palazzo si ricorda il letterato James Joyce, come testimonia la targa affissa a lato del portale d’ingresso. (da: biblioteche.comune.trieste.it)
– I proprietari del palazzo furono il Barone Giovanni Battista Scrinzi di Montecroce, avvocato, consigliere municipale, che stilò il testamento del barone Revoltella e curò l’istituzione della Scuola Superiore di Commercio (precursore della facoltà di Economia e Commercio) e della Galleria d’arte Revoltella. Alla sua morte la proprietà si trasferì alle figlie, Contessa Emma Alberty e Contessa Onorina Sordina. Tra i proprietari vi furono inoltre il Conte Francesco Sordina con la moglie, la Contessa Emma Alberta Poija entrambi appassionati collezionisti di cimeli napoleonici, tanto che la casa diventò sede di un museo napoleonico noto in tutta Europa. Il conte Sordina, esperto spadaccino raccolse anche una ricchissima collezione di spade. Alla sua morte la collezione napoleonica e quella di spade andarono disperse.
Nel palazzo ebbero sede anche il Caffè Amonia, le Calzature Venezia Giulia (attuale Calzaturificio Castiglioni), il Banco Cooperativo Giuliano, la Rinnovatrice (Reparol – centro per la riparazione immediata di calzature) e fu anche la storica sede della Lista per Trieste.