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Mese: Aprile 2017
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Trieste : Bagno Savoia / Ausonia e Pedocin – 1949
Trieste : Lanterna, Sacchetta e Riva Grumula
Trieste : I primi stabilimenti balneari – Il secondo Bagno Militare
Trieste : I primi stabilimenti balneari – Bagno Militare
Trieste : I primi stabilimenti balneari – Bagno Militare
Trieste : I primi stabilimenti balneari – Bagno Militare
Trieste : I primi stabilimenti balneari – Bagno Fontana
Trieste : I primi stabilimenti balneari – Bagno Maria, 1860 circa
Trieste : Stabilimento Balneare Maria – Alberto Rieger, litografia, 1858
Trieste : Bagno Buchler
Trieste : I primi stabilimenti balneari – Bagno Buchler, 1909
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I primi stabilimenti balneari : Bagno Buchler, 1909.
La sezione femminile (costumi castigatissimi).
Il bagno (galleggiante) Buchler, già bagno Boscaglia (dal nome del proprietario precedente), d'estate veniva posizionato davanti al palazzo del Lloyd, tra i moli S. Carlo (oggi Audace) e della Sanità (ora dei Bersaglieri): nel 1891 si chiamava "Galleggiante nazionale" ed era gestito dalla vedova di Adolfo Buchler. Foto collezione Dino Cafagna
Trieste : Bagno galleggiante Soglio di Nettuno
Trieste : Bagno galleggiante Soglio di Nettuno
Trieste : Bagno galleggiante Soglio di Nettuno
Trieste : La Piazza vista dalla Loggia
Trieste : Piazza Grande nel 1792
Trieste : Piazza Unità d’Italia, già Piazza Grande
Trieste : Piazza Unità d’Italia, già Piazza Grande
Trieste : Piazza Unità d’Italia, già Piazza Grande
Trieste : Piazza Unità d’Italia, già Piazza Grande
Trieste : Piazza Unità d’Italia, già Piazza Grande
Trieste : Piazza Unità d’Italia, già Piazza Grande
Trieste : Piazza Unità d’Italia, già Piazza Grande
Trieste : Piazza Unità d’Italia, già Piazza Grande
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Trieste : Torre del Porto
Gruppo Facebook : ” Trieste di ieri e di oggi “
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Trieste : Piazza Carlo Goldoni
Trieste : Piazza Carlo Goldoni
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Trieste : Piazza Carlo Goldoni
Trieste : Piazza Carlo Goldoni
Trieste : Piazza Carlo Goldoni
Trieste : Piazza Carlo Goldoni
Trieste : Piazza Carlo Goldoni
Trieste : Piazza della Borsa, anni ’40
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BORSA (piazza della)
Piazza della Borsa: San Vito-Città Vecchia/Città Nuova-Barriera Nuova. Tra capo di piazza G. Bartoli e corso Italia.
Toponimo ottocentesco invalso dopo la costruzione dell’edificio della Borsa al numero civico 14 (architetto A. Mollari, 1800) e sostituito in data 1.7.1939 (Delibera Commissario Prefettizio numero 789) con il nome di Costanzo Ciano (1876-1939), ammiraglio e uomo politico; capeggiò l’impresa navale di Buccari (1918), fu Sottosegretario alla marina mercantile (1922), ministro delle poste (1924), ministro delle comunicazioni e infine presidente della Camera (1934). Con Delibera del Podestà d.d. 10.6.1944 numero 497 venne soppressa la denominazione «piazza Costanzo Ciano» e fu ripristinato il toponimo «piazza della Borsa». Il palazzo neoclassico della Borsa Vecchia, oggi sede della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, è stato sottoposto a lunghi lavori di restauro (1966-1988), tra cui quello delle facciate (1972, architetto V. Frandoli), la ristrutturazione interna (1973-1980, impr. Savino) e il restauro delle decorazioni esterne (1988).
Al numero civico 15 è il Tergesteo opera, secondo i più recenti studi, dell’architetto F. Bruyn (1840) nei cui progetti confluirono quelli di altri architetti. La galleria venne ristrutturata nel 1957 dall’architetto A. Psacaropulo che sostituì la vecchia copertura con una nuova in vetro-cemento armato cui venne aggiunto un cornicione in cemento, decorato nella parte inferiore a forme astratte da C. Sbisà. Al numero civico 4 si trova casa Moreau (f.lli Vogel, 1788) completamente ristrutturata nel 1904 (architetto C. De Nolde) con la sola conservazione dei tre bassorilievi sulla facciata (scultore A. Bosa, ante 1820). Al numero civico 7 è casa Bartoli, edificio liberty dell’architetto M. Fabiani (1905) mentre al numero civico 8 è il palazzo delle Assicurazioni Generali (architetto M. Piacentini, 1939); al numero civico 9 la settecentesca palazzina Romano, già ospitante la libreria F. H. Schimpff e oggi sede del Credito Italiano (dal 1921), ristrutturata nel 1921 dall’architetto G. Polli; al numero civico 11 edificio ottocentesco ristrutturato nel 1985 quale sede della Banca Antoniana di Padova e Trieste. Di fronte alla Borsa Vecchia era la settecentesca fontana del Nettuno (scultore G. Mazzoleni), rimossa nel 1920 e più tardi ricostruita in piazza Venezia (ora ricollocata nella piazza della Borsa). La colonna con la statua dell’imperatore Leopoldo I, prima in linea con la fontana e la Borsa Vecchia, venne spostata di alcuni metri nel 1934; il moderno chiosco per l’attesa delle autocorriere davanti all’edificio delle Assicurazioni Generali è dovuto all’architetto C. Guenzi di Milano (1983).
Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989
Trieste : Piazza della Borsa, anni ’70
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BORSA (piazza della)
Piazza della Borsa: San Vito-Città Vecchia/Città Nuova-Barriera Nuova. Tra capo di piazza G. Bartoli e corso Italia. C.A.P. 34121.
Toponimo ottocentesco invalso dopo la costruzione dell’edificio della Borsa al numero civico 14 (architetto A. Mollari, 1800) e sostituito in data 1.7.1939 (Delibera Commissario Prefettizio numero 789) con il nome di Costanzo Ciano (1876-1939), ammiraglio e uomo politico; capeggiò l’impresa navale di Buccari (1918), fu Sottosegretario alla marina mercantile (1922), ministro delle poste (1924), ministro delle comunicazioni e infine presidente della Camera (1934). Con Delibera del Podestà d.d. 10.6.1944 numero 497 venne soppressa la denominazione «piazza Costanzo Ciano» e fu ripristinato il toponimo «piazza della Borsa». Il palazzo neoclassico della Borsa Vecchia, oggi sede della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, è stato sottoposto a lunghi lavori di restauro (1966-1988), tra cui quello delle facciate (1972, architetto V. Frandoli), la ristrutturazione interna (1973-1980, impr. Savino) e il restauro delle decorazioni esterne (1988).
Al numero civico 15 è il Tergesteo opera, secondo i più recenti studi, dell’architetto F. Bruyn (1840) nei cui progetti confluirono quelli di altri architetti. La galleria venne ristrutturata nel 1957 dall’architetto A. Psacaropulo che sostituì la vecchia copertura con una nuova in vetro-cemento armato cui venne aggiunto un cornicione in cemento, decorato nella parte inferiore a forme astratte da C. Sbisà. Al numero civico 4 si trova casa Moreau (f.lli Vogel, 1788) completamente ristrutturata nel 1904 (architetto C. De Nolde) con la sola conservazione dei tre bassorilievi sulla facciata (scultore A. Bosa, ante 1820). Al numero civico 7 è casa Bartoli, edificio liberty dell’architetto M. Fabiani (1905) mentre al numero civico 8 è il palazzo delle Assicurazioni Generali (architetto M. Piacentini, 1939); al numero civico 9 la settecentesca palazzina Romano, già ospitante la libreria F. H. Schimpff e oggi sede del Credito Italiano (dal 1921), ristrutturata nel 1921 dall’architetto G. Polli; al numero civico 11 edificio ottocentesco ristrutturato nel 1985 quale sede della Banca Antoniana di Padova e Trieste. Di fronte alla Borsa Vecchia era la settecentesca fontana del Nettuno (scultore G. Mazzoleni), rimossa nel 1920 e più tardi ricostruita in piazza Venezia (ora ricollocata nella piazza della Borsa). La colonna con la statua dell’imperatore Leopoldo I, prima in linea con la fontana e la Borsa Vecchia, venne spostata di alcuni metri nel 1934; il moderno chiosco per l’attesa delle autocorriere davanti all’edificio delle Assicurazioni Generali è dovuto all’architetto C. Guenzi di Milano (1983).
Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989
Trieste : Palazzo della Borsa, facciata. Ermes (Mercurio), opera dello Scultore Bartolomeo Ferrari
Trieste : Piazza Goldoni, anni Settanta
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Piazza Goldoni, anni Settanta. Foto Collezione Sergio Sergas
GOLDONI Carlo (piazza)
Piazza Carlo Goldoni: Barriera Vecchia-Città Nuova-Barriera.
L’attuale piazza Goldoni ha cambiato più volte denominazione; nel Settecento si chiamava piazza San Lazzaro, dal 15 giugno 1886 divenne piazza delle Legna, denominazione frequente anche in altre città italiane. Nel 1902, la piazza prese il nome di Carlo Goldoni; nel periodo 1915-1918, dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria-Ungheria, venne ripristinato il toponimo ottocentesco; dal 1919 ritornerà ad essere piazza Goldoni.
La primitiva denominazione Piazza delle Legna si deve al mercato che venne a costituirsi spontaneamente nella distesa che si apriva dopo il Corso e che riforniva di legna la città con gli alberi della collina di Montuzza.
La palazzina Tonello (civico 1), già sede degli uffici di redazione del Piccolo (dal 1897), venne incendiata nel 1915; alla fine del conflitto fu restaurata; al numero civico 10 si trova casa Caccia, su progetto dell’architetto G. Berlam, 1875.
Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989
Via del Torrente (via Carducci)
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Via del Torrente (via Carducci). Foto Collezione Margherita Tauceri
Lungo la via del Torrente (via Carducci) si vede l’ombra creata dalle case Sinibaldi, a destra la Caserma Grande poi la casa Kalister, che fu sede del negozio di abbigliamento Godina. Per cercare notizie su questa casa ho trovato un articolo de “Il Piccolo” (allego ai commenti) che racconta la storia affascinante di questa famiglia . Janez Nepomuk Kalister nato nel 1806 è un contadino dell’entroterra sloveno che diventa uno degli uomini più ricchi e rispettati dell’impero asburgico e poi dell’Italia. Muore nel 1864, in un primo momento i due nipoti porteranno avanti insieme la gestione del patrimonio nell’impresa Kalister&eredi, che aveva gli uffici nella grande Casa Kalister, all’angolo tra le attuali vie Coroneo e Carducci, poi i due giovani prenderanno strade diverse.
L’ultima casa a destra è Casa Rosenkart conosciuta anche con il nome di Casa Bryce, costruita nell’800 e successivamente sopraelevata, risale al 1840 l’intervento di Francesco Bonomelli a cui si deve l’aggiunta dell’attico timpanato e tutta la decorazione della facciata principale. L’edificio ospitava la sede della Scuola Superiore di Commercio, fondata nel 1870 dal barone Pasquale Revoltella e nucleo originario della nascente Facoltà di Economia; tra gli insegnanti della scuola si ricordano ItaloSvevo e James Joyce, per le cattedre di inglese e corrispondenza commerciale. (M.T.)
CARDUCCI Giosuè, via, città Nuova-Barriera Nuova/Barriera Vecchia. Da piazza Dalmazia a largo della Barriera Vecchia.
La via del Torrente, così chiamata dal Settecento per il torrente che vi scorreva nel mezzo (coperto nel 1849-1850), venne intitolata a Carducci con delibera Del. Mun. d.d. 17.2.1907 in occasione della morte del poeta, su proposta di F. Venezian; tale denominazione venne soppressa tra il 1915 ed il 1918 quando, causa la situazione politica, venne ripristinato il vecchio toponimo.
Giosuè Carducci nacque a Val di Castello nel 1835; laureatosi in filosofia alla Normale di Pisa (1856), si dedicò all’insegnamento. Fu docente di letteratura italiana all’Università di Bologna (1860-1904) e senatore dal 1890. Nel 1906 gli venne conferito il premio Nobel per la letteratura. Tra le sue raccolte di poesie si ricordano i Levia Gravia (1867-1871), Giambi ed Epodi (1867-1869), le Rime Nuove (1861-1887) e le Odi barbare (1877- 1889). Morì a Bologna nel 1907.
Carducci fu in visita a Trieste dal 7 all’11 luglio 1878; visitò la città ac- compagnato da Felice Venezian e da Giuseppe Caprin, recandosi a Miramar, a San Giusto e in visita ai musei cittadini. Fu questo breve soggiorno triestino a ispirargli le due odi barbare Saluto italico e Miramar. Il Saluto Italico venne pubblicato per la prima volta, nella forma non ancora definitiva, con il titolo Capo d’anno nel volume La stella dell’esule (Manzoni, Roma 1879), una strenna «pubblicata a benefizio della Associazione per le Alpi Giulie unione di Roma». L’ode Miramar, invece, fu scritta a strofe in diverse epoche, tra il 1878 ed il 1889. La parte iniziale venne pubblicata per la prima volta sul giornale irredentista L’Eco del Popolo (Balestra, Trieste) il 14 gennaio 1882.
Risale al 1883 il volumetto Guglielmo Oberdan, memorie di un amico, con prefazione di Giosuè Carducci (Quadrio, Milano 1883).
La via G. Carducci, una delle più ampie della città, raggiunse l’attuale larghezza nei primi anni del secolo, con l’atterramento delle case Sinibaldi, una fila di bassi edifici ottocenteschi già esistenti sul lato destro della strada e di nessun valore architettonico. Già nel 1887 venne demolita una di queste case per l’apertura dell’attuale passo San Giovanni; nel 1902 il podestà S. Sandrinelli approvò il piano di demolizione dell’ing. E. Grulis e nel 1904 l’opera era compiuta. Risale al 1903 casa Junz-Calabrese (o Mordo) al n. civ. 11: originariamente progettata dall’arch. G. Polli (1902), venne costruita nel 1903 su progetto esecutivo dell’arch. G.M. Mosco; al n. civ. 6 si trova il palazzo prima sede dell’I.N.P.S. e oggi sede della Giunta Regionale (arch. M. Giovannozzi, 1929); al n. civ. 18 edificio del 1927 e al n. civ. 36 è il Mercato Coperto, opera dell’arch. C. Jona (1935). Al n. civ. 24 si trova invece casa Berlam (1879), costruita dall’arch. R. Berlam. Al n. civ. 18 venne inaugurata, il 19.5.1929, una lapide con iscrizione dettata da Silvio Benco in memoria del chimico Luigi Chiozza (Trieste 1828 – Scodovacca 1889): «NELLA CASA AVITA / CHE QVI SORGEVA/ NACQVE/ IL XX DICEMBRE MDCCCXXVIII / LVIGI CHIOZZA/ CHIMICO INSIGNE/ INIZIATORE / ALLATO AL GERHARDT / DI NOVA SCIENZA / MVRATA PER INIZIATIVA DELLA / SOCIETÀ ADRIATICA DI SCIENZE NATVRALI / 19MAGGIO 1929».
A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna. Trieste, 1989
Trieste : via Carducci di notte – anni 40/50
Trieste : Piazza dell’ Ospitale, anni Venti/Trenta
Trieste : Chiesa Greco Ortodossa di San Nicolò, pulpito
Trieste : San Giacomo, Chiesa di San Giacomo Apostolo
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Chiesa di San Giacomo Apostolo (1848)
Nella chiesa di San Giacomo sono conservate altre interessanti opere come, ad esempio, un busto della Madonna in marmo di Carrara dello scultore Francesco Bosa e una “via crucis”. C’è ancora una serie di 14 quadri raffiguranti santi del pittore triestino Giovanni Luigi Rose e già facenti parte di un gruppo di 17 quadretti. Quindici di questi (uno è oggi perduto, due sono relativamente recenti) erano nelle nicchie dei paliotti marmorei appartenenti ai tre altari laterali; altri due stavano invece sopra un quarto altare posto nella navata di sinistra e ora demolito. Proveniva dalla chiesa di S.M. Maggiore e venne donato alla chiesa di San Giacomo da Giovanni Battista Silverio, recava una pala opera di Natale Schiavoni rappresentante Gesù nell’orto che tuttora si conserva. Venne trasferito nella chiesa di San Giacomo allorché, nel 1853, Pasquale Revoltella fece erigere un nuovo altare nella navata destra dell’ex chiesa dei Gesui ti, di S. M. Maggiore.
Nel 1848 venne autorizzato l’acquisto del terreno delle autorità municipali, allora Podestà Muzio de Tommasini. Il progetto venne affidato all’architetto e ingegnere comunale Giuseppe Sforzi (1801-1883), all’epoca molto attivo con la costruzione di numerosi edifici cittadini. L’edificazione iniziò il 1849 ad opera del costruttore Innocenzo Turrini. Negli scavi per la realizzazione delle fondamenta emersero numerosi reperti romani. La pietra memoriale venne benedetta e sotterrata solennemente il 27 luglio 1851, sul posto dove nell’area doveva essere eretto l’altare maggiore, a lavori molto avanzati.
La notte del 22 febbraio 1852, una forte Bora fece crollare le impalcature e creò forti danni a tutto il cantiere. Si studiarono nuove soluzioni tecniche; vennero rinforzate le navate laterali e costruiti degli archivolti rinforzati con spranghe di ferro che collegarono le colonne ai muri laterali.
I lavori si conclusero nel 1854 e venne consacrata il 25 luglio 1854 dal vescovo Bartolomeo Legat e dedicata alla Beata Vergine, a San Giacomo e a San Servolo.
L’intitolazione a San Giacomo voleva ricordare una cappella esistente in zona, di proprietà della famiglia Giuliani , allora dedicata ai Santi Rocco e Giacomo.
Custodisce pregevoli opere d’arte. Importanti lavori di restauro sono stati eseguiti nel 1954/1955 per il centenario della chiesa e nel maggio 2004, per i suoi centocinquant’anni.
“San Giacomo” (Jacopo o Iacopo Betsaida) di Zebedeo, detto anche Giacomo il «Maggiore», secondo quanto riportato nel Nuovo Testamento fu uno dei dodici apostoli di Gesù. Viene chiamato il «Maggiore» per distinguerlo dall’apostolo omonimo, Giacomo di Alfeo detto «Minore».
Figlio di Zebedeo e di Salome, era il fratello dell’apostolo Giovanni. Giacomo fu uno dei tre apostoli che assistettero alla trasfigurazione di Gesù. Dopo la morte di Cristo, Giacomo assunse un ruolo di spicco nella comunità cristiana di Gerusalemme e si narra di un improbabile viaggio in Spagna al fine di diffondere il Vangelo. Secondo gli Atti degli Apostoli fu messo a morte dal re Erode Agrippa attorno all’anno 44. (g.c.)