Trieste: via Francesco Bonazza

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BONAZZA Francesco, via

San Giacomo. Prima laterale sinistra di via Rio Corgnoleto. C.A.P. 34149.
Risale alla Del. Cons. n. 1727 d.d. 20.7.1966 l’intitolazione della strada a Francesco Bonazza, nato probabilmente a Venezia nel 1695 c. da Giovanni, scultore rinomato. Scarse e non verificate sono le notizie biografiche ed artistiche su Francesco Bonazza, che avrebbe iniziato la propria attività come incisore di cammei e che viene menzionato come scultore nel 1729, anno in cui fu pagato per due statue di San Marco per il ponte nuovo della Giudecca. Nel 1730 c. eseguì l’altorilievo l’Angelo che appare in sogno a Giuseppe (cappella del Rosario, chiesa SS. Giovanni e Paolo in Venezia), nel 1730 fu autore di alcune decorazioni per la facciata della chiesa dei Gesuiti. Operò anche a Padova dopo il 1748 con le Quattro virtù cardinali, a Valloncello (Udine) con un S. Michele Arcangelo e Tobiolo e l’angelo per la parrocchiale, e a Treviso con la Visitazione (considerata la sua opera migliore) e due Angeli per il tempietto della villa Pastega-Manera in Villorba.
Membro dell’Accademia di Venezia dal 1756, morì in quella stessa città nel 1770.
Alcune statue di Francesco Bonazza, firmate con le iniziali «F.B.F.» (Francesco Bonazza fecit), già esistenti presso la villa dei Gradenigo sul «Terragio», furono trasportate a Trieste nei primi anni dell’Ottocento per decorare il giardino di villa Sartorio in strada per Fiume. Le statue erano: l’Abbondanza, Adone, Pudicizia, e Guerriero, oltre a quattro cavalli marmorei posti tuttora davanti alla gloriette. Del Bonazza erano ancora una Pomona, un Fauno e alcuni Amorini, tutti esistenti nel ricordato giardino.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

Un sentito ringraziamento va al Prof. Antonio Trampus, per aver acconsentito all'utilizzo dei suoi testi.

Trieste: via Bonaparte

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BONAPARTE, via

San Vito-Città Vecchia. Da largo Papa Giovanni XXIII a viale III armata. C.A.P. 34123.

Con delibera del 29.1.1926 la via Necker assunse il nome di via Bonaparte, a ricordo del soggiorno in Trieste di Girolamo Napoleone Bonaparte. La precedente intitolazione di via Necker ricordava uno dei proprietari della settecentesca villa Cassis (oggi al n. civ. 2 di via dell’Università), Alfonso Teodoro Necker (Ginevra 1791-Satigny 1849), nipote del ministro di Luigi XVI, titolare a Trieste di una ditta commerciale, console svizzero in questa città dal 1822 fino al 1838, anno del suo rimpatrio.
Girolamo Bonaparte, fratello di Napoleone, nacque ad Aiaccio il 15.11.1784. Re di Westfalia dal 1807, fuggì in Austria dopo l’abdicazione di Napoleone (1814) e si rifugiò a Trieste fino al 1815. Ritornò in questa città nel 1819 prendendo in affitto palazzina Romano (oggi demolita) già in via A. Diaz; nel 1820 acquistò villa Cassis, ove risiedette fino al 1823, data del trasferimento a Roma e della cessione della villa al Necker. Morì nel 1860.

Nella palazzina Romano nacque suo figlio Napoleone Carlo (24.8.1814) e nella villa già Cassis nacquero Letizia Matilde (27.5.1820) e Napoleone Giuseppe (9.9.1822).

Napoleone Giuseppe detto il principe Girolamo («Plon Plon»), nacque infatti a Trieste il 9.9.1822; trascorse l’infanzia a Roma e sposò nel 1859, a seguito delle trattative di Cavour, la principessa Clotilde di Savoia. Di sentimenti amichevoli verso l’Italia e favorevoli alla politica antiaustriaca, morì a Roma nel 1891. Nel 1927 la Società Nazionale per la storia del Risorgimento fece apporre sul lato di villa Necker prospiciente via Bonaparte (n. civ. 1) l’iscrizione tuttora esistente: «IN QVESTA DIMORA I NACQVE I ADDI IX SETTEMBRE MDCCCXXII / IL PRINCIPE NAPOLEONE I DEL NOSTRO RISORGIMENTO I E DEI DESTINI DI QUESTA TERRA I COSTANTE GENEROSO FAVTORE I IL COMITATO PER LA VENEZIA GIVLIA E LA DALMAZIA I DELLA SOCIETÀ NAZIONALE PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO ITALIANO I XVII MARZO MCMXXVII /D.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste: via Bonafata

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BONAFATA, via

Roiano-Gretta-Barcola. Laterale destra di viale Miramare, seconda dopo il cimitero di Barcola. C.A.P. 34136.
Toponimo che divenne il nome di questa strada il 13.2.1903, su proposta di Jacopo Cavalli, «a ricordo di un antico casolare notato anzi in antico bonafad». Si tratta di toponimo derivante da antroponimo trecentesco; al 28.2.1327 risale il testamento di Bonafata («Domina Bonafata») vedova di Giusto de Leo, che lascia tra l’altro al proprio nipote parte di una vigna in Gretta; risale al 27.9.1346 il testamento di Bonafede («Domina Bonafe») moglie di Pertoldo Burlo.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste: via Vittorio Bolaffio

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BOLAFFIO Vittorio, via

Chiadino-Rozzol. Terza laterale destra di strada di Rozzol. C.A.P. 34139.
Il Consiglio Comunale di Trieste stabilì, con Del. Cons. n. 60 d.d. 6.4.1956, di intitolare al pittore Vittorio Bolaffio una strada cittadina nel rione di Chiadino.
Nato a Gorizia il 3.6.1883, Bolaffio iniziò gli studi di pittura a Trieste che continuò a Firenze con Giovanni Fattori. Portatosi a Parigi, frequentò Amedeo Modigliani e Paul Cèzanne dalle cui opere fu in parte influenzato.
Tornò a Trieste (dove aveva già esposto nel 1906 alla «Permanente del Circolo Artistico») nel 1910, per allontanarsene due anni dopo, alla volta all’Estremo Oriente e dell’India, imbarcato come fuochista. Arruolato nell’esercito austriaco durante il I conflitto mondiale, Bolaffio espose saltuariamente a Trieste, a Padova e a Gorizia. Uomo schivo, modesto e dal temperamento un po’ bizzarro, Vittorio Bolaffio fu pittore apprezzato in vita ma l’interesse per la sua opera crebbe dopo la morte, avvenuta a Trieste il 26.12.1931, quando ebbe pure l’apprezzamento di De Pisis e di Montale. Nel 1932 il Comune di Trieste organizzò una retrospettiva e gli conferì una medaglia d’oro alla memoria.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste: via Arrigo Boito

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BOITO Arrigo, via

Valmaura-Borgo San Sergio. Seconda laterale sinistra di via B. Benussi. C.A.P. 34148.
Arrigo Boito, al quale la strada venne intitolata nel 1956 (Del. Cons. n. 60 d.d. 6.4.1956), musicista e scrittore italiano, nacque a Padova nel 1842; studiò al Conservatorio di Milano (1853-1862). Nel 1862 scrisse il testo per l’Inno delle Nazioni di G. Verdi, per il quale nutrì grande ammirazione e del quale fu collaboratore. Considerato uno degli ultimi esponenti del romanticismo, fece parte della scapigliatura milanese; la sua prima opera teatrale, il Mefistofele, andò in scena alla Scala di Milano il 5.3.1868 ed ebbe esito infelice ma, rifatta, ebbe grande successo al teatro Comunale di Bologna il 4.10.1875. Seguì il Nerone che venne accolto con grande favore da parte del pubblico e della critica. Fu il librettista della Gioconda di A. Ponchielli e dell’Otello e del Falstaff di G. Verdi mentre tradusse dal tedesco il libretto di Tristano e Isotta di R. Wagner. Arrigo Boito fu autore, nel 1877, dell’ «inno-marcia» dell’Associazione Triestina di Ginnastica, poi Società Ginnastica Triestina e su di lui Alberto Boccardi pubblicò un’operetta, Arrigo Boito, noterelle a matita di Nino Nix (Appolonio, Trieste 1877).
Morì a Milano il 10.6.1918.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste: via Alberto Bois de Chesne

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BOIS DE CHESNE Alberto, via

Chiadino-Rozzol. Da via E. Pospichal a via G. Kugy. C.A.P. 34142.
Ad Alberto Bois de Chesne, «botanico e mecenate», il Comune di Trieste intitolò questa strada cittadina con Del. Cons. n. 475 d.d. 22.12.1964.
Nato a Trieste nel 1871 da famiglia originaria della Svizzera, Bois de Chesne, compiuti gli studi al Politecnico di Vienna con specializzazione in scienze forestali, continuò l’attività del padre che commerciava in legname.
Studioso di scienze naturali e di botanica in particolare, creò un orto botanico in Val Trenta e costituì una ricca collezione naturalistica corredata da un’attenta documentazione grafica e fotografica, materiale che poi donò al Civico Museo di Storia Naturale di Trieste. Amico dello scrittore J. Kugy, che fu suo ospite nell’orto botanico in Val Trenta (battezzato «Juliana» e perduto durante il II conflitto mondiale), Bois de Chesne fu autore di articoli scientifici in età giovanile e di alcune conferenze pubblicate sugli atti del «Deutscher und Oesterreichischer Alpenverein», sezione del Litorale. Pubblicò inoltre un articolo Juliana in Angewandte Pflanzensoziologie, Atti dell’Istituto di Fitosociologia della Carinzia (1951).
Morì a Trieste nel 1953

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste: via Luigi Boccherini

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BOCCHERINI Luigi, via

Valmaura-Borgo San Sergio. Seconda laterale destra di via P. Metastasio.
Luigi Boccherini, al quale la strada venne intitolata con Del. Cons. n. 60 d.d. 6.4.1956, musicista e compositore, nacque a Lucca nel 1743; allievo del violoncellista D.F. Vannucci, studiò a Roma dove tenne il suo primo concerto all’età di tredici anni. Nel 1761 divenne primo violoncellista alla cappella di Lucca e iniziò in quel periodo l’attività di compositore. Cresciuta la sua fama oltre i confini nazionali, fu nominato nel 1769 compositore e virtuoso dell’infante Luigi di Spagna e si stabilì a Madrid, ove visse fino alla morte (1805). Concertista di fama, compositore fecondo considerato di livello pari a Haydn e Mozart (che trassero dalle sue opere parecchi spunti), Boccherini compose, tra l’altro, sinfonie, concerti e brani per complessi d’archi, trii, quartetti e quintetti con viole e violoncelli.
Scrisse la Messa, lo Stabat Mater (1801), la Cantata di Natale e i Canti Sacri per quattro voci con orchestra; ridotta fu invece la sua produzione operistica e teatrale, della quale si ricordano La Clementina (1778) e il Ballet espanol (1774); benché scomparsa a seguito di interventi edilizi recenti, la strada sopravvive nominalmente nello stradario ufficiale.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste : Scala Ruggero Bonghi

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BONGHI Ruggero, scala

Chiadino-Rozzol. Da via P. Revoltella a via dell’Eremo. C.A.P. 34139. La nuova scalinata costruita negli anni Venti per dare accesso ai caseggiati dell’I.C.A.M. reca dal 3.12.1927 (Del. Pod. N. 24/27-VII-31/27) il nome di Ruggero Bonghi, uomo politico e letterato. Nato a Napoli nel 1826, fu studioso di letteratura classica (a quindici anni aveva tradotto il Filebo di Platone) e partecipò alla vita politica dopo il 1846, inviando poi una petizione a Ferdinando II per ottenere la costituzione. Dopo un soggiorno a Firenze che vide la sua collaborazione a Il Nazionale, si trasferì a Torino e a Milano dove entrò in amicizia con A. Manzoni e con i patrioti lombardi. Dopo la liberazione della Lombardia dall’Austria ebbe la cattedra di filosofia all’Università di Pavia. Tornato a Napoli nel 1860, partecipò alla vita politica della propria città fondando il Nazionale e fu eletto deputato. Politico e studioso di alto ingegno, Bonghi fu direttore a Milano della Perseveranza, collaboratore del Politecnico e della Nuova Antologia, presidente della Società Nazionale Dante Alighieri; membro della commissione presieduta da A. Manzoni per l’esame di provvedimenti e metodi per il miglioramento della lingua italiana, Bonghi fu relatore del disegno di legge delle guarentigie (1871) e ministro dell’istruzione dal 1874 al 1876. Introdusse le cattedre universitarie di letterature neolatine, impose l’obbligo della dissertazione scritta di laurea. Esponente politico della destra, rivendicò nei suoi scritti l’italianità della Venezia Giulia, dichiarando, nella prefazione al volume di P. Fambri La Venezia Giulia. Studii politico-militari (Venezia 1880), che v’ha, sulla frontiera orientale del Regno, oltre il confine attuale di esso, una terra che parte della regione Italica, e che, se si aggiungesse allo Stato italiano, gli darebbe modo di difendersi quando fosse offeso, senza abbandonare all’inimico nessuna parte del proprio territorio.. Tra le opere di R. Bonghi: Cavour (1860), I partiti politici (1868), la Storia della finanza italiana dal 1864 al 1868 (1868) e Il congresso di Berlino (1878). Morì a Torre del Greco nel 1895.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste : via Eugenio Boegan

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BOEGAN Eugenio, via

San Giovanni. Da strada di Guardiella a via Timignano. C.A.P. 34126.
Ad Eugenio Boegan questa strada venne intitolata con Del. Cons. n. 60 d.d. 6.4.1956. Nato a Trieste nel 1875, giovanissimo si appassionò alla vita alpinistica ed escursionistica fondando, nel 1890, il Club Alpino dei Sette allo scopo di promuovere il turismo, l’alpinismo e l’esplorazione delle grotte. Iscritto alla Società Alpina delle Giulie, risultò vincitore di un concorso bandito nel 1898 dalla Società Geografica Italiana con uno studio sulla grotta di Trebiciano. Volontario durante il primo conflitto mondiale nelle file dell’esercito italiano, venne nominato nel 1921 Cavaliere del Regno d’Italia. Impiegato alla società «Aurisina», poi all’Ufficio Idrotecnico Comunale e infine al servizio acquedotti dell’Azienda Comunale Elettricità Gas Acqua e Tramvie di Trieste, fu presidente della Commissione Grotte della Società Alpina delle Giulie dal 1904 per trentacinque anni. Pubblicò oltre 140 interventi scientifici in italiano, inglese e francese, tra i quali le sue opere principali, Duemila Grotte (in collaborazione con L.V. Bertarelli) (T.C.I., Milano 1926) e Il Timavo, studio sull’idrografia carsica subaerea e sotterranea (Stabilimento Tipografico Nazionale, Trieste 1938), opera che gli valse un premio dell’Accademia d’Italia. Lasciò inedita una Storia della speleologia e, in abbozzo, la Bibliografia speleologica mondiale. Promotore dell’Istituto Italiano di Speleologia, fu direttore della rivista Le Grotte d’Italia (1927-1939). Morì il 18.11.1939.
La sua attività scientifica, da alcune parti criticata perché giudicata di non rigorosa impostazione scientifica, poi ritenuta superata dai tempi e dall’evoluzione delle conoscenze scientifiche, è stata oggetto di riconsiderazione in tempi recenti, documentata dalla ristampa dell’opera Duemila Grotte (1986).

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste: via Giovanni Boccaccio

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BOCCACCIO Giovanni, via

Città Nuova-Barriera Nuova/Roiano-Gretta-Barcola. Da scala al Belvedere a via S. Somma. C.A.P. 34135.
«Dalla ripartizione, approvata nel 1899, della realità n. tav. 373 di Scorcola ora città al principio della via di Miramar» — spiega la relazione comunale del 1903 — «risultò la necessità di costruire, a spese dei proprietari dei livelli stabiliti», la strada cui fu attribuito con delibera Del. Mun. d.d. 13.1.1902 n. 83523 il nome di Giovanni Boccaccio. Nato a Parigi da padre toscano nel 1313 ma trasferito poco dopo con la famiglia a Firenze, Boccaccio venne avviato alla professione del mercante in Napoli. Dedicatosi agli studi, frequentò la corte di re Roberto d’Angiò e, tornato a Firenze nel 1340, partecipò alla vita pubblica della città e fu latore di ambasciate presso i papi Innocenzo IV e Urbano V ad Avignone e poi a Roma.
Amico di Petrarca, fu suo ospite per breve periodo a Venezia; morì a Certaldo nel 1375. Boccaccio scrisse opere in volgare e in latino: tra quelle del primo gruppo si ricordano il Filocolo (romanzo in prosa in sette libri), il Filostrato (poemetto in ottave), Fiammetta (breve romanzo in prosa), il Ninfale fiesolano (poema in ottave) e l’opera sua maggiore, il Decameròn, raccolta di cento novelle composta tra il 1349 ed il 1351. Tra le opere in lingua latina: De casibus virorum illustrium (serie di ritratti biografici in nove libri), De genealogis deorum gentilium (enciclopedia mitologica in quindici libri) e De montibus, silvis, fontibus, fluminibus, stagnis seu paludibus, de nominibus maris (dizionario geografico).
Rapporti diretti o indiretti tra Boccaccio e Trieste non esistettero, se si esclude la tradizione incontrollabile secondo la quale il convento di S. Francesco di Trieste, fondato nel 1229 da S. Antonio di Padova, avrebbe posseduto nella propria biblioteca un esemplare della Divina commedia con annotazioni autografe di Giovanni Boccaccio.
L’opera del Boccaccio, invece, fu studiata da notevoli letterati e umanisti triestini; anzitutto da Domenico Rossetti (1774-1842), petrarchista di valore, il quale diede alle stampe (Marenigh, Trieste 1828) il volume Petrarca, Giulio Celso e Boccaccio, illustrazione bibliologica del De viris illustribus di Petrarca, del De vita et rebus gestis C. J. Caesaris di Giulio Celso e de Della vita e dei costumi del signor Francesco Petrarca da Fiorenza di G. Boccaccio; opera che valse al Rossetti l’approvazione di V. Monti e di A. Mustoxidi, ricordati nella premessa.
L’opera maggiore di Attilio Hortis (1850-1926), che gli procurò l’ammirazione del mondo accademico internazionale, è quella intitolata Studj sulle opere latine del Boccaccio (Dase, Trieste 1879), volume di quasi mille pagine, giudicato da V. Branca, massimo studioso moderno del Boccaccio, «messaggio fondamentale ancora utilizzatissimo e utilissimo».
Lungo via G. Boccaccio, aperta al sorgere del nostro secolo, sorsero edifici prevalentemente ispirati allo stile liberty, come le case n. civ. 1 (ing. M. Sonz, 1903-1904), n. civ. 5 (ing. A. Wagner, 1902-1903), n. civ. 10 (ing. A. Bachschmid, 1905), n. civ. 13 (ing. A. Bradaschia, 1902-1903), n. civ. 31 (ing. A. Bachschmid, 1909-1911).

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste : via Bernardino Bison

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BISON Giuseppe Bernardino, via

Roiano-Gretta-Barcola. Da strada del Friuli a via A. Camaur. C.A.P. 34136.
Risale alla Del. Cons. n. 60 d.d. 6.4.1956 l’intitolazione della strada al pittore Giuseppe Bernardino Bison (Bisson), nato a Palmanova nel 1762 e trasferitosi bambino a Brescia e quindi a Venezia. In questa città continuò gli studi di pittura, già iniziati a Brescia, con Antonio Maria Zanetti; poi si iscrisse all’Accademia di pittura, avendo per maestri C. Cedini e A. Mauro (1779-1789). Lavorò dapprima come scenografo a Venezia (grazie all’aiuto dell’amico G. Selva), a Treviso, a Trieste e a Gorizia per i rispettivi teatri. Fu, per lavoro, a Ferrara (1787), nel Trevigiano (1791), a Treviso (1793), a Zara (1807) e infine a Trieste. In questa città operò per molti anni già dal 1800 (decorazioni di palazzo Carciotti); eseguì pure le decorazioni pittoriche della Borsa Vecchia (1805-1806) e della chiesa di S.M. Maggiore. Affreschista e pittore di vedute e di ritratti, Bison è legato alla tradizione dell’ambiente veneto e del quale raccoglie gli elementi migliori, vivendo in pieno neoclassicismo e pure attento alle istanze più progressiste. Considerato un epigono del Settecento, di Bison si è notato che «l’apparente disponibilità eclettica è spesso riscattata dall’inesauribile fantasia, dall’immediatezza espressiva, dalla franchezza del ‘tocco’ brioso, dalla trasparenza prodigiosa della tinteggiatura delle predilette tempere. La emulazione dei maestri del passato non lo irretì, in ogni modo, al punto da lasciarlo
sprovvisto di sensibilità moderna».
Trasferitosi a Milano nel 1831 (o 1833), lavorò intensamente e partecipò a molte esposizioni dell’Accademia di Brera. Morì in miseria, a Milano, il 24.8.1844.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste : via dei Bidischini

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BIDISCHINI (via dei)

Cologna-Scorcola. Dalla strada nuova per Opicina a via della Bellavista. C.A.P. 34016.


Il nome, attribuito con Del. Cons. n. 60 d.d. 6.4.1956, intese ricordare, secondo la motivazione ufficiale, «uno dei quattro primi boschi comunali sorti per opera del Comitato del Rimboschimento intorno al 1882 in quella zona». Il bosco Burgstaller-Bidischini, in realtà, venne creato dalla Commissione d’Imboschimento del Carso nel 1881 su terreni donati da quella famiglia sull’altura dell’Obelisco di Opicina (altura denominata già durante la I guerra mondiale «Poggioreale del Carso»), presso il serbatoio dell’acqua. Colà si trova, atterrato, un cippo che ricorda il nome del bosco, l’anno di piantagione (1881) e l’anno di intitolazione alla famiglia triestina (1907). La famiglia nobile dei Bidischini, a Trieste nel XVIII secolo con Antonio qm. Domenico (Cormons 1723-Trieste post 1783), si estinse all’inizio del nostro secolo; era loro proprietà la cappella di San Floriano a Banne. Il ricordato Antonio Bidischini qm. Domenico, proprietario di una spezieria, ebbe per figli Francesco Antonio (Trieste 1759-ivi c. 1830), laureato all’Università di Vienna, medico fisico e veterinario; Andrea Giovanni (Trieste 1761-ivi 1848) e Giuseppe (Trieste 1757-ivi 1827), sacerdote. Giuseppe Burgstaller (Trieste 1840-ivi 1914) aggiunse al proprio il cognome Bidischini; possidente, fu consigliere comunale di Trieste e deputato al Parlamento di Vienna.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste : via Bartolomeo Biasoletto

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BIASOLETTO Bartolomeo, via

Chiadino-Rozzol. Da campo San Luigi a via C. de Marchesetti. C.A.P. 34142.
Per onorare la memoria dello scienziato e naturalista Bartolomeo Biasoletto il Comune di Trieste stabilì di intitolare al suo nome una strada cittadina con Del. Pod. n. 817 d.d. 3.7.1937.

Biasoletto nacque a Dignano d’Istria il 24.4.1793 e fin dal 1807 entrò a far pratica nella farmacia del suo paese e poi a Fiume (1811) e a Trieste (1812). Si iscrisse all’Università di Vienna ove si diplomò in farmacia il 30.8.1814 e fu allievo di J. Jacquin, frequentando l’Orto Botanico di quella città. Rientrato a Trieste, divenne proprietario di una farmacia che fu punto d’incontro di studiosi regionali ed europei. Nel 1823 si laureò in filosofia all’Università di Padova; ebbe stretti rapporti scientifici con i maggiori naturalisti europei, fu corrispondente della Flora di Regensburg, partecipò come relatore a numerosi congressi a Regensburg, a Vienna e a Praga. Nel 1837 la Reale Società botanica bavarese di Regensburg gli dedicò il secondo numero del XX volume di Flora. Fondatore dell’Orto botanico di Trieste (1827), fu consigliere municipale di Trieste (1840-1848) e direttore del Gremio farmaceutico triestino. Membro dell’Accademia botanica di Regensburg, delle Accademie di orticoltura di Vienna e di Londra, della Società dei Naturalisti di Halle, dell’Accademia dei curiosi della natura di Mosca, Biasoletto legò il proprio nome a notevoli scoperte scientifiche; a quella di due nuove specie di rosa fatta nel 1826 assieme a K. Sternberg di Praga (Rosa gentilis Stern. e Rosa affinis Stern. ), fece seguito la scoperta del nuovo trifoglio a lui dedicato, il Trifolium Biasoletti. Il dott. R. de Visiani gli dedicò l’Artemisia Biasolettiana, il prof. C.A. Agardh la Hutchinsia Biasolettiana, il prof. F.T. Kiitzing la Draparnaldia Biasolettiana e il prof. G. Kunze la Malva Biasolettiana e molte altre. Morì a Trieste il 17.1.1858. Opere principali di B. Biasoletto: Bericht ubereine Reise durch Istrien, «Flora», n. 33, 7.9.1829, pp. 513-525 e n. 34, pp. 529-541; Di alcune alghe microscopiche, Weis, Trieste 1832; Relazione del viaggio fatto nella primavera dell’anno 1838 dalla Maestà del Re Federico Augusto di Sassonia…, Weis, Trieste 1841 (trad. ted., Gottschalck, Dresden 1842); Escursioni botaniche sullo Schneeberg (Monte Nevoso) nella Carniola, Papsch, Trieste 1846; Sull’Hydrodictyon graniforme…, «Atti della I riunione degli Scienziati italiani-1839», Pisa 1840, pp. 174-175. Lungo via B. Biasoletto sorgono le case dell’I.C.A.M. costruite nel 1912.

Al n. civ. 14 è il ricreatorio comunale «E. Lucchini», aperto nel 1914.

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Trieste : via del Biancospino

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BIANCOSPINO, via del

Altipiano Est (Villa Opicina). Dalla via di Prosecco alla via dei Cipressi. C.A.P. 34016.
Fitonimo attribuito alla strada con Del. Cons. n. 60 d.d. 6.4.1956.

Il biancospino è un arboscello della famiglia delle rosacee (Crataegus oxyacantha), diffuso anche sul Carso, pur preferendo i terreni argillosi, freschi, le boscaglie e le pinete. Cresce ad altezze comprese tra il livello del mare e i 1200 metri. Fiorisce in marzo-giugno; le foglie essiccate, i fiori e i frutti freschi o essiccati hanno proprietà medicinali: ipotensiva, cardioregolatrice, febbrifuga e sedativa.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste: via San Biagio

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BIAGIO San, via

Altipiano Est (Villa Opicina). Seconda laterale destra di via S. Isidoro. C.A.P. 34016.
Con Del. Cons. n. 238 d.d. 24.6.1960 il Comune di Trieste volle ricordare, delle strade nella zona di Villa Carsia-Campo profughi istriani, i Santi protettori delle città dell’Istria passate sotto l’amministrazione jugoslava. San Biagio, patrono di Dignano, vescovo di Sebaste in Armenia fu martirizzato probabilmente all’epoca di Licinio (307-323). Allontanatosi infatti dalla sede vescovile venne arrestato e poi decapitato. E’ celebrato dagli orientali 1’11 febbraio, dagli occidentali il 3 o il 15 dello stesso mese. È invocato come taumaturgo per le malattie della pelle.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste : via Pasquale Besenghi

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BESENGHI Pasquale, via

San Giacomo/San Vito-Città Vecchia.
Da via San Giacomo in monte a piazzale A. Rosmini. C.A.P. dal n. 1 al n. 27 e dal n. 2 al n. 8: 34131; dai nn. 29 e 10 a fine: 34143.
La Delegazione Municipale della città di Trieste decise nella seduta del 24.7.1896 (Del. n. 38611) di intitolare una via di San Vito al poeta istriano Pasquale Besenghi. La notizia venne accolta con favore nella regione e il Magistrato Civico ricevette numerosi telegrammi di plauso: dal Municipio di Isola che telegrafò il 3.8.1896 «ringrazia plaudente riconoscentissimo codesta inclita delegazione onorante memoria poeta isolano nominando Besenghi», dalla Gioventù Isolana che alla stessa data telegrafò: «Gioventù Isolana riconoscentissima ringrazia delegazione onorarne poeta nostro denominando via Besenghi» e dalla Società Corale Besenghi di Isola. La strada venne poi prolungata da via Montecucco a via San Giacomo in monte nel 1902-1903.
Pasquale Besenghi degli Ughi nacque a Isola d’Istria da nobile famiglia il 31.3.1797; studiò al collegio vescovile di Capodistria e si laureò in giurisprudenza all’Università di Padova. I suoi interessi erano orientati però soprattutto alla letteratura: studente a Padova aveva scritto una tragedia Francesca da Rimini e nel 1820 pubblicò a Venezia una canzone in morte di Carlotta Taffoni. Spirito irrequieto, esuberante e romantico, Besenghi viaggiò attraverso la Grecia, durante la guerra di indipendenza, per due anni (1827-1829) partecipando pure ad azioni di guerra. Rientrato in Italia, visse in Friuli studiando e componendo poesie, poi si trasferì a Venezia e infine ritornò a Trieste, città nella quale aveva lavorato come impiegato al Tribunale Mercantile, in tempo per vivervi i moti del 1848. Morì di lì a poco, il 24.9.1849, di colera.
Considerato il maggiore poeta istriano e giuliano della prima metà dell’ Ottocento, Besenghi nelle sue liriche rivela l’ideale romantico pur perdurando in esse — è stato osservato — «alcune feconde istanze classiche, neoclassiche e tradizionali». Prosatore dal piglio polemico e satireggiante, pubblicò a Venezia nel 1826 il Saggio di novelle orientali, satira mordace nei confronti di Trieste e dei suoi abitanti, la prima indicata come «Cucibrech» e sottolineando dei secondi la «babuaggine». E un’impostazione critico-letteraria che si ritrova nella sua poesia degli Apologhi, dove si riallaccia «al favolismo settecentesco, ma con più corrosivo estro lucianesco compenetrato di aceti voltairiani».
Al n. civ. 8 di via P. Besenghi è la chiesa della Madonna della Provvidenza, eretta nel 1914 in stile gotico inglese dall’arch. Giuseppe Gualandi per conto delle Suore della Visitazione e dedicata alla Beata Vergine Ausiliatrice. Benedetta il 14.5.1914, divenne sede di parrocchia il 1.12.1958, riconosciuta civilmente il 27.8.1977. Al n. civ. 16, su fondo acquistato nel 1905 dalle Suore Scolastiche di Marburgo, venne eretto nel 1908 un ampio edificio (arch. Francesco Ferluga), destinato ad educandato femminile, che nel 1910 divenne proprietà del Sovrano Erario; fu destinato quindi a Liceo femminile e, dopo la guerra, a caserma dei R. Carabinieri. Distrutto durante il II conflitto mondiale (dal 1939 ospitava il seminario vescovile), venne ricostruito più ampio su progetto dell’arch. Vittorio Frandoli e inaugurato 1’11.10.1950 (annessa cappella della B.V. Immacolata).
Al n. civ. 23 è il villino Ganzoni-Livesey (arch. R. Berlam, 1884), al n. civ. 31 il villino Knipfer poi Mosco (arch. G.M. Mosco, 1903), con la caratteristica torretta; al n. civ. 46 era un villino sociale dell’arch. R. Berlam (1894) oggi demolito, mentre al n. civ. 48 è il villino Cantoni (arch. R. Berlam, 1897). In fondo alla strada, dirimpetto a un ingresso secondario dell’Osservatorio Astronomico, era villa Basevi, eretta dall’ing. E. Geiringer (1895), ristrutturata nel 1910 (arch. G. Polli) ad uso di «museo didattico», sede dal 1926 del Museo del Risorgimento e distrutta nel 1944.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste : via Vittorio Bersezio

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BERSEZIO Vittorio, via

Servola-Chiarbola. Da via del Roncheto a via dei Soncini. C.A.P. 34146.
Con Del. Cons. n. 60 d.d. 6.4.1956 questa strada di Servola assunse il nome di Vittorio Bersezio, nato a Cuneo nel 1828, novelliere e commediografo italiano. Autore prolifico, Bersezio ha il merito di avere riportato sulle scene teatrali il dialetto, nella specie quello piemontese, con la commedia Le miserie ‘d monsù Travet (1863), «capolavoro in vernacolo piemontese carissimo al pubblico ed applaudito con gioia perfino dal Manzoni». Oltre alle commedie I violenti, Una bolla di sapone, Da galeotto a marinaio e ai racconti La povera Giovanna e Il volontario di Palestro, Bersezio fu autore dell’opera in otto volumi Trent’anni di vita italiana. Morì a Torino nel 1900.
L’edificio al n. civ. 22 di via V. Bersezio venne costruito su progetto dell’arch. R. Depaoli datato 2.12.1905.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste : via Lorenzo Bernini

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BERNINI Lorenzo, via

Barriera Vecchia/San Giacomo. Da piazza del Sansovino a scala Stendhal. C.A.P. dal n. 1 al n. 8: 34131; dal n. 9 a fine: 34137.

Lorenzo (rectius Gian Lorenzo) Bernini, al quale la strada venne intitolata nel 1909, nacque a Napoli nel 1598. Architetto, scultore e pittore, esordì come scultore presso la bottega del padre eseguendo, tra il 1619 ed il 1625, alcune opere per Scipione Borghese (Roma, Galleria Borghese). La sua notorietà crebbe sotto il pontificato di Urbano VIII (1623-1644), quando realizzò assieme a Francesco Borromini il baldacchino bronzeo di San Pietro (basilica di S. Pietro) una delle principali e più alte espressioni dell’arte barocca (1624-1633). Nel 1629 divenne architetto alla Fabbrica di S. Pietro affiancando pure alle attività di scultore e di architetto quella di pittore. Tra le sue opere scultoree: fontana dei fiumi (1648-1657, piazza Navona, Roma), tombe di Urbano VIII e di Alessandro VII (San Pietro, Roma).

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste 29 settembre 2017: Allestimento del Watly

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Trieste 29 settembre 2017

Allestimento del Watly, stazione di servizio indipendente alimentata interamente ad energia solare.

Nato da un’idea di Marco Attisani e prodotto in partnership con Primiceri SpA, l’impianto è in grado di purificare l’acqua (fino a 3 milioni di litri anno), compresa quella del mare, da ogni forma di contaminazione: chimica, fisica o batteriologica, senza la necessità di utilizzare membrane o agenti chimici.
E’ destinato ad aziende e istituzioni.

 

Barcolana 2017 – domenica 1° ottobre: posizionamento delle boe

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Barcolana 2017 - domenica 1° ottobre

La Barcolana è una regata velica internazionale, nata nel 1969 per iniziativa della Società Velica di Barcola e Grignano, che si tiene ogni anno nel Golfo di Trieste nella seconda domenica di ottobre.

Alla prima edizione parteciparono 51 imbarcazioni, tutte di circoli velici triestini, ma anno dopo anno è cresciuta fino a coinvolgere equipaggi internazionali con velisti di caratura mondiale.

La regata si svolge su un percorso di circa 15 miglia, che nel corso degli anni ha subito diverse modifiche (per molti anni ha avuto una boa collocata in acque slovene). La linea di partenza è fissata tra il Castello di Miramare e la sede della Società Velica di Barcola e Grignano con la linea di arrivo collocata nel tratto di mare di fronte a Piazza Unità d’Italia (dal 2014).

La Barcolana non si limita alla regata della domenica mattina, ma prevede una serie di eventi che coinvolgono il mare e la città per alcuni giorni precedenti.

Barcolana 2017 – domenica 1° ottobre

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Barcolana 2017 - domenica 1° ottobre

La Barcolana è una regata velica internazionale, nata nel 1969 per iniziativa della Società Velica di Barcola e Grignano, che si tiene ogni anno nel Golfo di Trieste nella seconda domenica di ottobre.

Alla prima edizione parteciparono 51 imbarcazioni, tutte di circoli velici triestini, ma anno dopo anno è cresciuta fino a coinvolgere equipaggi internazionali con velisti di caratura mondiale.

La regata si svolge su un percorso di circa 15 miglia, che nel corso degli anni ha subito diverse modifiche (per molti anni ha avuto una boa collocata in acque slovene). La linea di partenza è fissata tra il Castello di Miramare e la sede della Società Velica di Barcola e Grignano con la linea di arrivo collocata nel tratto di mare di fronte a Piazza Unità d’Italia (dal 2014).

La Barcolana non si limita alla regata della domenica mattina, ma prevede una serie di eventi che coinvolgono il mare e la città per alcuni giorni precedenti.

Barcolana 2017 – domenica 1° ottobre

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Barcolana 2017 - domenica 1° ottobre

La Barcolana è una regata velica internazionale, nata nel 1969 per iniziativa della Società Velica di Barcola e Grignano, che si tiene ogni anno nel Golfo di Trieste nella seconda domenica di ottobre.

Alla prima edizione parteciparono 51 imbarcazioni, tutte di circoli velici triestini, ma anno dopo anno è cresciuta fino a coinvolgere equipaggi internazionali con velisti di caratura mondiale.

La regata si svolge su un percorso di circa 15 miglia, che nel corso degli anni ha subito diverse modifiche (per molti anni ha avuto una boa collocata in acque slovene). La linea di partenza è fissata tra il Castello di Miramare e la sede della Società Velica di Barcola e Grignano con la linea di arrivo collocata nel tratto di mare di fronte a Piazza Unità d’Italia (dal 2014).

La Barcolana non si limita alla regata della domenica mattina, ma prevede una serie di eventi che coinvolgono il mare e la città per alcuni giorni precedenti.

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Barcolana 2017 - domenica 1° ottobre

La Barcolana è una regata velica internazionale, nata nel 1969 per iniziativa della Società Velica di Barcola e Grignano, che si tiene ogni anno nel Golfo di Trieste nella seconda domenica di ottobre.

Alla prima edizione parteciparono 51 imbarcazioni, tutte di circoli velici triestini, ma anno dopo anno è cresciuta fino a coinvolgere equipaggi internazionali con velisti di caratura mondiale.

La regata si svolge su un percorso di circa 15 miglia, che nel corso degli anni ha subito diverse modifiche (per molti anni ha avuto una boa collocata in acque slovene). La linea di partenza è fissata tra il Castello di Miramare e la sede della Società Velica di Barcola e Grignano con la linea di arrivo collocata nel tratto di mare di fronte a Piazza Unità d’Italia (dal 2014).

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Barcolana 2017 - domenica 1° ottobre

La Barcolana è una regata velica internazionale, nata nel 1969 per iniziativa della Società Velica di Barcola e Grignano, che si tiene ogni anno nel Golfo di Trieste nella seconda domenica di ottobre.

Alla prima edizione parteciparono 51 imbarcazioni, tutte di circoli velici triestini, ma anno dopo anno è cresciuta fino a coinvolgere equipaggi internazionali con velisti di caratura mondiale.

La regata si svolge su un percorso di circa 15 miglia, che nel corso degli anni ha subito diverse modifiche (per molti anni ha avuto una boa collocata in acque slovene). La linea di partenza è fissata tra il Castello di Miramare e la sede della Società Velica di Barcola e Grignano con la linea di arrivo collocata nel tratto di mare di fronte a Piazza Unità d’Italia (dal 2014).

La Barcolana non si limita alla regata della domenica mattina, ma prevede una serie di eventi che coinvolgono il mare e la città per alcuni giorni precedenti.

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Barcolana 2017 - domenica 1° ottobre

La Barcolana è una regata velica internazionale, nata nel 1969 per iniziativa della Società Velica di Barcola e Grignano, che si tiene ogni anno nel Golfo di Trieste nella seconda domenica di ottobre.

Alla prima edizione parteciparono 51 imbarcazioni, tutte di circoli velici triestini, ma anno dopo anno è cresciuta fino a coinvolgere equipaggi internazionali con velisti di caratura mondiale.

La regata si svolge su un percorso di circa 15 miglia, che nel corso degli anni ha subito diverse modifiche (per molti anni ha avuto una boa collocata in acque slovene). La linea di partenza è fissata tra il Castello di Miramare e la sede della Società Velica di Barcola e Grignano con la linea di arrivo collocata nel tratto di mare di fronte a Piazza Unità d’Italia (dal 2014).

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Barcolana 2017 - domenica 1° ottobre

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La regata si svolge su un percorso di circa 15 miglia, che nel corso degli anni ha subito diverse modifiche (per molti anni ha avuto una boa collocata in acque slovene). La linea di partenza è fissata tra il Castello di Miramare e la sede della Società Velica di Barcola e Grignano con la linea di arrivo collocata nel tratto di mare di fronte a Piazza Unità d’Italia (dal 2014).

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Barcolana 2017 - domenica 1° ottobre

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Alla prima edizione parteciparono 51 imbarcazioni, tutte di circoli velici triestini, ma anno dopo anno è cresciuta fino a coinvolgere equipaggi internazionali con velisti di caratura mondiale.

La regata si svolge su un percorso di circa 15 miglia, che nel corso degli anni ha subito diverse modifiche (per molti anni ha avuto una boa collocata in acque slovene). La linea di partenza è fissata tra il Castello di Miramare e la sede della Società Velica di Barcola e Grignano con la linea di arrivo collocata nel tratto di mare di fronte a Piazza Unità d’Italia (dal 2014).

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Barcolana 2017 - domenica 1° ottobre

La Barcolana è una regata velica internazionale, nata nel 1969 per iniziativa della Società Velica di Barcola e Grignano, che si tiene ogni anno nel Golfo di Trieste nella seconda domenica di ottobre.

Alla prima edizione parteciparono 51 imbarcazioni, tutte di circoli velici triestini, ma anno dopo anno è cresciuta fino a coinvolgere equipaggi internazionali con velisti di caratura mondiale.

La regata si svolge su un percorso di circa 15 miglia, che nel corso degli anni ha subito diverse modifiche (per molti anni ha avuto una boa collocata in acque slovene). La linea di partenza è fissata tra il Castello di Miramare e la sede della Società Velica di Barcola e Grignano con la linea di arrivo collocata nel tratto di mare di fronte a Piazza Unità d’Italia (dal 2014).

La Barcolana non si limita alla regata della domenica mattina, ma prevede una serie di eventi che coinvolgono il mare e la città per alcuni giorni precedenti.

Barcolana 2017 – sabato 30 settembre

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Barcolana 2017 - sabato 30 settembre

La Barcolana è una regata velica internazionale, nata nel 1969 per iniziativa della Società Velica di Barcola e Grignano, che si tiene ogni anno nel Golfo di Trieste nella seconda domenica di ottobre.

Alla prima edizione parteciparono 51 imbarcazioni, tutte di circoli velici triestini, ma anno dopo anno è cresciuta fino a coinvolgere equipaggi internazionali con velisti di caratura mondiale.

La regata si svolge su un percorso di circa 15 miglia, che nel corso degli anni ha subito diverse modifiche (per molti anni ha avuto una boa collocata in acque slovene). La linea di partenza è fissata tra il Castello di Miramare e la sede della Società Velica di Barcola e Grignano con la linea di arrivo collocata nel tratto di mare di fronte a Piazza Unità d’Italia (dal 2014).

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Barcolana 2017 – sabato 30 settembre

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Barcolana 2017 - domenica 1° ottobre

La Barcolana è una regata velica internazionale, nata nel 1969 per iniziativa della Società Velica di Barcola e Grignano, che si tiene ogni anno nel Golfo di Trieste nella seconda domenica di ottobre.

Alla prima edizione parteciparono 51 imbarcazioni, tutte di circoli velici triestini, ma anno dopo anno è cresciuta fino a coinvolgere equipaggi internazionali con velisti di caratura mondiale.

La regata si svolge su un percorso di circa 15 miglia, che nel corso degli anni ha subito diverse modifiche (per molti anni ha avuto una boa collocata in acque slovene). La linea di partenza è fissata tra il Castello di Miramare e la sede della Società Velica di Barcola e Grignano con la linea di arrivo collocata nel tratto di mare di fronte a Piazza Unità d’Italia (dal 2014).

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Barcolana 2017 – sabato 30 settembre

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Preparativi della Barcolana 2017 - sabato 30 settembre

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Alla prima edizione parteciparono 51 imbarcazioni, tutte di circoli velici triestini, ma anno dopo anno è cresciuta fino a coinvolgere equipaggi internazionali con velisti di caratura mondiale.

La regata si svolge su un percorso di circa 15 miglia, che nel corso degli anni ha subito diverse modifiche (per molti anni ha avuto una boa collocata in acque slovene). La linea di partenza è fissata tra il Castello di Miramare e la sede della Società Velica di Barcola e Grignano con la linea di arrivo collocata nel tratto di mare di fronte a Piazza Unità d’Italia (dal 2014).

La Barcolana non si limita alla regata della domenica mattina, ma prevede una serie di eventi che coinvolgono il mare e la città per alcuni giorni precedenti.

Preparativi per la Barcolana – sabato 30 settembre

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Preparativi della Barcolana 2017 - sabato 30 settembre 

La Barcolana è una regata velica internazionale, nata nel 1969 per iniziativa della Società Velica di Barcola e Grignano, che si tiene ogni anno nel Golfo di Trieste nella seconda domenica di ottobre.

Alla prima edizione parteciparono 51 imbarcazioni, tutte di circoli velici triestini, ma anno dopo anno è cresciuta fino a coinvolgere equipaggi internazionali con velisti di caratura mondiale.

La regata si svolge su un percorso di circa 15 miglia, che nel corso degli anni ha subito diverse modifiche (per molti anni ha avuto una boa collocata in acque slovene). La linea di partenza è fissata tra il Castello di Miramare e la sede della Società Velica di Barcola e Grignano con la linea di arrivo collocata nel tratto di mare di fronte a Piazza Unità d’Italia (dal 2014).

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Trieste : via Giuseppe Bernardi

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BERNARDI Giuseppe, via

Roiano-Gretta-Barcola. Da strada del Friuli a via U. Moro. C.A.P. 34136.

Giuseppe Bernardi (o de Bernardi), il cui nome è ricordato con questa strada dal 14.7.1967 (Del. Cons. n. 605), nacque nel Canton Ticino nel 1807. Compì gli studi di architettura presso l’Accademia e il Politecnico di Vienna e poi, a Trieste, divenne ingegnere del comune e ispettore edile. In tale veste operò attivamente nella Trieste di metà Ottocento, costruendo numerosi edifici, tra i primi dei quali si colloca la casa di via S. Lazzaro 7 (1844, modificata 1859). La sua stagione più matura coincise con il decennio 1850-1860, che vide la costruzione del nuovo macello comunale, in stile neoclassico (1852, via dei Macelli n. 6), la casa in via S. Marco 17-19 (1853), l’Istituto dei Poveri (1858-1862, via G. Pascoli n. 31). Con riguardo all’architettura di edifici destinati al culto, Bernardi firmò il progetto della chiesa dei SS. Ermacora e Fortunato a Roiano (1862), oltre a quello per l’altare marmoreo di S. Giusto (1856), già posto nell’abside della navata destra della Cattedrale e oggi esistente presso la chiesa di Lanischie. Nel 1863 diresse i lavori per la ristrutturazione della chiesa della B.V. del Soccorso, che portarono alla costruzione del nuovo campanile. Al Bernardi è pure attribuita la fontana di piazza Garibaldi, risalente al 1859.
Giuseppe Bernardi fu anzitutto ingegnere e come tale addetto a costruzioni in cui difficilmente era dato spazio al suo personale intervento stilistico.
Prevale nelle sue opere, non ancora complessivamente studiate, l’impostazione razionalistico-neoclassica, con l’eccezione vistosa, dovuta totalmente, però, alle direttive del committente, della villa Bottacin costruita dal Bernardi nel 1855 c. in via S. Cilino, dal composito e inconsueto
stile architettonico.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

Un sentito ringraziamento va al Prof. Antonio Trampus, per aver acconsentito all'utilizzo dei suoi testi.

Trieste : via dei Berlam

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BERLAM (via dei)

Roiano-Gretta-Barcola. Laterale destra di strada del Friuli. C.A.P. 34136.
Con delibera Giun. Mun. del 9.11.1966 (n. 2822) si volle ricordare i nomi degli architetti triestini Giovanni e Ruggero Berlam.


Giovanni Andrea Berlam nacque a Trieste il 3.7.1823; studiò architettura a Venezia e fu allievo di Francesco Lazzari, architetto veneto di fama, discepolo di G. Selva. Successivamente continuò gli studi presso l’Accademia di Vienna, ove si laureò ingegnere civile. Rientrato a Trieste, entrò a far parte del cenacolo artistico che si riuniva in casa Artelli e alcuni anni dopo divenne segretario della Società per l’Arte e l’Industria, presieduta dal barone C. Reinelt. Sue realizzazioni principali, tuttora visibili, sono casa Gopcevich (1851 c., via G. Rossini n. 4), casa Zoratti poi Girardelli (1852, via C. Battisti n. 4), casa Bardeau (1854, via Milano n. 13) e poi ancora palazzina Ruzzier (1872, via C. Battisti 17), palazzo Morpurgo de Nilma (1875, via M.R. Imbriani 5), casa Caccia (1875, piazza C. Goldoni 11) e infine casa Herrmanstorfer (in collaborazione col figlio), da lui ricostruita nel 1876-78 essendo stata distrutta da un incendio (via C. Battisti 6). Tra i numerosi edifici costruiti nel circondario meritano menzione la sede della Società Triestina del Bersaglio al Cacciatore (1859) e villa Sigmundt (1861, via D. Rossetti 44-46). L’opera di Giovanni Berlam è stata giudicata in modo discorde dagli studiosi: «stilistica accademica, ora di pura maniera lombardesca, ora viziata da punte di eclettismo, che non può più riscuotere, oggi, un autonomo interesse critico»; oppure, piuttosto: «la comprensione profonda della spazialità che respira nelle cupole, nelle volte, nelle nicchie circolari, nel compenetrarsi di elementi curvilinei in forme volumetriche cubiche, è quella che predomina in G. Berlam, è la sua luce nella piatta adesione dei molti alla moda, quella che lo fa artista tra gli artisti migliori di Trieste ma quella che anche, purtroppo, non ne fa la fortuna».

Ruggero Berlam, figlio di Giovanni, nacque a Trieste il 20.9.1854; abbandonati giovanili studi di musica, frequentò l’Accademia di Venezia, ove fu allievo di Giacomo Franco, e poi la Regia Accademia di belle arti di Milano, avendo per maestro Camillo Boito. Tornato a Trieste, entrò nello studio del padre per continuare poi l’attività indipendentemente. Architetto valido e di chiara fama, realizzò importanti edifici a Trieste (casa Berlam, 1879, via G. Carducci 24; casa Leitenburg, 1887, via Giulia 2; villa Haggiconsta, 1890, viale R. Gessi), a Pola (Politeama Ciscutti, 1881) e nella regione (castello di Spessa, Spessa di Capriva, 1880) e poi a Udine e a Parenzo tra il 1887 ed il 1915, solo per citare alcune delle sue numerose opere. Fu tra i fondatori del Circolo Artistico Triestino (1884), consigliere municipale e componente della giunta (dal 1893) e membro del curatorio del Museo Revoltella. Dopo il 1904 lavorò assieme al figlio Arduino, realizzando a Trieste palazzo Vianello (1904, piazza G. Oberdan 1), la Scala dei Giganti (1905-07), il Tempio Israelitico (1906-12, piazza V. Giotti), il palazzo della R.A.S. (1909-13, piazza della Repubblica) e a Udine i padiglioni Pro Infanzia (1907, via A. Manzoni 7), palazzo Schiavi (1912, via Savorgnan) oltre al Municipio di Parenzo (1910, lungomare). «II suo merito principale» — si è notato — «è stato quello di aver a tal punto assimilato gli stili del passato da essere poi in grado di produrre opere del tutto originali, pur rimanendo sempre nell’ambito della tradizione».
Giovanni Berlam morì a Trieste nel 1892; Ruggero, pure a Trieste, nel 1920.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

Un sentito ringraziamento va al Prof. Antonio Trampus, per aver acconsentito all'utilizzo dei suoi testi.