Il Castelletto di Monte Valerio

La Villa Valerio (- Sevastopulo), il “Castelletto” dell’Università”, costruito dai Valerio, proprietari di una rinomata fabbrica di cioccolato, nel 1862, in una posizione splendida. La villa è una casa signorile in stile neocastellano, coronata da merlature attorno a tutto l’edificio e con una larga torre ottagonale, nel corpo della quale è stata ricavata una scala monumentale. Il parco era pieno di fiori, alberi da frutta e vigneti. Dopo il dissesto della ditta, la villa fu acquistata dalla baronessa Penelope Sevastopulo, nel 1935, e dal 1962 è proprietà dell’Università degli Studi di Trieste, che vi insediò gli istituti biologici delle Facoltà di Scienze e Farmacia. (Dino Cafagna)

Il Castelletto alla luce del tramonto. Foto: Elisabetta Marcovich

 

 

Trieste – Le “case degli Americani” (in primo piano, sopra via Cantù)

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Le “case degli Americani” (in primo piano, sopra via Cantù).
L’Università è stata terminata da poco.
Quasi al centro è ancora visibile la ciminiera della fabbrica di saponi Pollitzer (sullo stesso luogo verrà costruita la chiesa dei Santi Pietro e Paolo). (Dino Cafagna)

Trieste: Piazza dei Volontari Giuliani 8. Villa Loser – Beltrame.

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Trieste: Piazza dei Volontari Giuliani 8. Villa Loser – Beltrame.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Piazza dei Volontari Giuliani 8. Villa Loser – Beltrame.
– La villa fu realizzata nel 1903 dagli ingegneri G. Gallacchi e M. Sonz, in stile rinascimentale con rifiniture secession. La villa, dal primo proprietario, Loser, fu acquistata dai commercianti Edoardo e Umberto Beltrame. Nel 1953 ne diventò proprietaria l’Amministrazione Militare Marittima.
– Piazza dei Volontari Giuliani: battezzata inizialmente «piazza Giacomo Venezian» (dal nome del grande giurista, civilista in particolare, di origine triestina) con Delibera del Podestà n. 1493 d.d. 12.10.1935, questa piazza venne ribattezzata «piazza Volontari Giuliani» con Delibera del Podestà n. 1108 d.d. 14.9.1940, a ricordo di quanti, triestini e istriani, si arruolarono volontari nell’Esercito italiano nel primo e nel secondo conflitto mondiale. (Da: trieste-di-ieri-e-di-oggi.it – A. Trampus)

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Trieste: Piazza dei Volontari Giuliani 8. Villa Loser – Beltrame.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Piazza dei Volontari Giuliani 8. Villa Loser – Beltrame.
– La villa fu realizzata nel 1903 dagli ingegneri G. Gallacchi e M. Sonz, in stile rinascimentale con rifiniture secession. La villa, dal primo proprietario, Loser, fu acquistata dai commercianti Edoardo e Umberto Beltrame. Nel 1953 ne diventò proprietaria l’Amministrazione Militare Marittima.
– Piazza dei Volontari Giuliani: battezzata inizialmente «piazza Giacomo Venezian» (dal nome del grande giurista, civilista in particolare, di origine triestina) con Delibera del Podestà n. 1493 d.d. 12.10.1935, questa piazza venne ribattezzata «piazza Volontari Giuliani» con Delibera del Podestà n. 1108 d.d. 14.9.1940, a ricordo di quanti, triestini e istriani, si arruolarono volontari nell’Esercito italiano nel primo e nel secondo conflitto mondiale. (Da: trieste-di-ieri-e-di-oggi.it – A. Trampus)

Trieste: Via Tigor 23. Villa Lazarovich,

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Trieste: Via Tigor 23. Villa Lazarovich,
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Tigor 23. Villa Lazarovich,
L’edificio sorge sul sito in origine occupato da campi e pascoli, da cui deriva il nome stesso della via, Tigor, che nel vocabolario locale indica un “terreno elevato ed incolto” (Generini, 1968, p. 325). Tra Sette e Ottocento la zona viene interessata da investimenti fondiari dei ricchi commercianti anche stranieri stabilitisi a Trieste, tra cui emergono i nomi di Antonio Strohlendof, committente della vicina Villa Necker, di Gorge Hepburn per Villa Economo e di Valerio Rizzoli per l’edificio in Viale Terza Armata. L’area che discende dal colle di San Vito è protagonista di uno sviluppo edilizio suburbano agli inizi dell’Ottocento, periodo in cui si assiste alla realizzazione di numerose villette e giardini immersi nella tranquillità e che discendono fino al mare.
La villa viene costruita nel 1820 per volere di Cesare Abramo de Cassis Faraone, figlio di un fratello del conte Antonio. In origine la struttura viene concepita come una modesta casa di campagna a un piano con corpo centrale rialzato e coronato da timpano. Negli anni Cinquanta, quando la villa passa di proprietà alla famiglia Lazarovich, la struttura viene alzata di un piano con aggiunta di una sala con terrazza; su progetto dell’architetto Giuseppe Greco Mayer, inoltre, vengono apportate alcune modifiche tra cui l’aggiunta della torretta semicircolare e della loggia. Tra il 1851 ed il 1857 la villa viene utilizzata come residenza dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo; all’Ufficio Tavolare si conserva il contratto di affittanza tra il Lazarovich e l’arciduca per la villa registrata con il numero 1338. A Massimiliano d’ Asburgo si deve la creazione del grande parco circostante la villa, che viene adornato di piante rare, di un giardino zoologico, con animali esotici portati dai suoi viaggi. Durante il soggiorno dell’arciduca il parco viene aperto al pubblico nei pomeriggi della domenica e del mercoledì e la villa viene utilizzata per ricevere illustri personaggi; il 10 agosto 1857, infatti, viene presentata al clero, alle autorità civili e militari e al ceto mercantile di Trieste la figlia del re del Belgio, Carlotta, neosposa di Massimiliano. Nel 1863 gli eredi Lazarovich ottengono l’approvazione per l’ampliamento della facciata sulla strada principale, con la trasformazione della terrazza sopra la sala in veranda coperta. Alla fine dell’Ottocento l’edificio risulta a nome di Francesco Lauro, proprietario dal 1879, per passare nel 1903 a Leopoldo Vianello. Nel 1911 Ruggero Berlam viene chiamato per attuare il progetto della grande vetrata su via Tigor, della veranda rivolta verso il giardino e della terrazza all’ultimo piano, attuando anche la sistemazione di alcune sale interne e del portale d’ingresso in ferro battuto. Durante gli anni Trenta-Quaranta del Novecento la dimora viene abitata dallo storico Pierantonio Quarantotto Gambini, al quale si deve nel 1962 l’appello contro la demolizione della villa. L’evento favorisce l’imposizione del vincolo, prima a tutto l’edificio, in seguito limitato alla sola facciata, accogliendo in parte il ricorso presentato dai proprietari in data 12 settembre 1962. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

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Trieste: Via Tigor 23. Villa Lazarovich,
Foto Paolo Carbonaio
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L’edificio sorge sul sito in origine occupato da campi e pascoli, da cui deriva il nome stesso della via, Tigor, che nel vocabolario locale indica un “terreno elevato ed incolto” (Generini, 1968, p. 325). Tra Sette e Ottocento la zona viene interessata da investimenti fondiari dei ricchi commercianti anche stranieri stabilitisi a Trieste, tra cui emergono i nomi di Antonio Strohlendof, committente della vicina Villa Necker, di Gorge Hepburn per Villa Economo e di Valerio Rizzoli per l’edificio in Viale Terza Armata. L’area che discende dal colle di San Vito è protagonista di uno sviluppo edilizio suburbano agli inizi dell’Ottocento, periodo in cui si assiste alla realizzazione di numerose villette e giardini immersi nella tranquillità e che discendono fino al mare.
La villa viene costruita nel 1820 per volere di Cesare Abramo de Cassis Faraone, figlio di un fratello del conte Antonio. In origine la struttura viene concepita come una modesta casa di campagna a un piano con corpo centrale rialzato e coronato da timpano. Negli anni Cinquanta, quando la villa passa di proprietà alla famiglia Lazarovich, la struttura viene alzata di un piano con aggiunta di una sala con terrazza; su progetto dell’architetto Giuseppe Greco Mayer, inoltre, vengono apportate alcune modifiche tra cui l’aggiunta della torretta semicircolare e della loggia. Tra il 1851 ed il 1857 la villa viene utilizzata come residenza dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo; all’Ufficio Tavolare si conserva il contratto di affittanza tra il Lazarovich e l’arciduca per la villa registrata con il numero 1338. A Massimiliano d’ Asburgo si deve la creazione del grande parco circostante la villa, che viene adornato di piante rare, di un giardino zoologico, con animali esotici portati dai suoi viaggi. Durante il soggiorno dell’arciduca il parco viene aperto al pubblico nei pomeriggi della domenica e del mercoledì e la villa viene utilizzata per ricevere illustri personaggi; il 10 agosto 1857, infatti, viene presentata al clero, alle autorità civili e militari e al ceto mercantile di Trieste la figlia del re del Belgio, Carlotta, neosposa di Massimiliano. Nel 1863 gli eredi Lazarovich ottengono l’approvazione per l’ampliamento della facciata sulla strada principale, con la trasformazione della terrazza sopra la sala in veranda coperta. Alla fine dell’Ottocento l’edificio risulta a nome di Francesco Lauro, proprietario dal 1879, per passare nel 1903 a Leopoldo Vianello. Nel 1911 Ruggero Berlam viene chiamato per attuare il progetto della grande vetrata su via Tigor, della veranda rivolta verso il giardino e della terrazza all’ultimo piano, attuando anche la sistemazione di alcune sale interne e del portale d’ingresso in ferro battuto. Durante gli anni Trenta-Quaranta del Novecento la dimora viene abitata dallo storico Pierantonio Quarantotto Gambini, al quale si deve nel 1962 l’appello contro la demolizione della villa. L’evento favorisce l’imposizione del vincolo, prima a tutto l’edificio, in seguito limitato alla sola facciata, accogliendo in parte il ricorso presentato dai proprietari in data 12 settembre 1962. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via Tigor 27. Villa Lazarovich,

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Trieste: Via Tigor 23. Villa Lazarovich,
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Trieste: Via Tigor 23. Villa Lazarovich,
L’edificio sorge sul sito in origine occupato da campi e pascoli, da cui deriva il nome stesso della via, Tigor, che nel vocabolario locale indica un “terreno elevato ed incolto” (Generini, 1968, p. 325). Tra Sette e Ottocento la zona viene interessata da investimenti fondiari dei ricchi commercianti anche stranieri stabilitisi a Trieste, tra cui emergono i nomi di Antonio Strohlendof, committente della vicina Villa Necker, di Gorge Hepburn per Villa Economo e di Valerio Rizzoli per l’edificio in Viale Terza Armata. L’area che discende dal colle di San Vito è protagonista di uno sviluppo edilizio suburbano agli inizi dell’Ottocento, periodo in cui si assiste alla realizzazione di numerose villette e giardini immersi nella tranquillità e che discendono fino al mare.
La villa viene costruita nel 1820 per volere di Cesare Abramo de Cassis Faraone, figlio di un fratello del conte Antonio. In origine la struttura viene concepita come una modesta casa di campagna a un piano con corpo centrale rialzato e coronato da timpano. Negli anni Cinquanta, quando la villa passa di proprietà alla famiglia Lazarovich, la struttura viene alzata di un piano con aggiunta di una sala con terrazza; su progetto dell’architetto Giuseppe Greco Mayer, inoltre, vengono apportate alcune modifiche tra cui l’aggiunta della torretta semicircolare e della loggia. Tra il 1851 ed il 1857 la villa viene utilizzata come residenza dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo; all’Ufficio Tavolare si conserva il contratto di affittanza tra il Lazarovich e l’arciduca per la villa registrata con il numero 1338. A Massimiliano d’ Asburgo si deve la creazione del grande parco circostante la villa, che viene adornato di piante rare, di un giardino zoologico, con animali esotici portati dai suoi viaggi. Durante il soggiorno dell’arciduca il parco viene aperto al pubblico nei pomeriggi della domenica e del mercoledì e la villa viene utilizzata per ricevere illustri personaggi; il 10 agosto 1857, infatti, viene presentata al clero, alle autorità civili e militari e al ceto mercantile di Trieste la figlia del re del Belgio, Carlotta, neosposa di Massimiliano. Nel 1863 gli eredi Lazarovich ottengono l’approvazione per l’ampliamento della facciata sulla strada principale, con la trasformazione della terrazza sopra la sala in veranda coperta. Alla fine dell’Ottocento l’edificio risulta a nome di Francesco Lauro, proprietario dal 1879, per passare nel 1903 a Leopoldo Vianello. Nel 1911 Ruggero Berlam viene chiamato per attuare il progetto della grande vetrata su via Tigor, della veranda rivolta verso il giardino e della terrazza all’ultimo piano, attuando anche la sistemazione di alcune sale interne e del portale d’ingresso in ferro battuto. Durante gli anni Trenta-Quaranta del Novecento la dimora viene abitata dallo storico Pierantonio Quarantotti Gambini, al quale si deve nel 1962 l’appello contro la demolizione della villa. L’evento favorisce l’imposizione del vincolo, prima a tutto l’edificio, in seguito limitato alla sola facciata, accogliendo in parte il ricorso presentato dai proprietari in data 12 settembre 1962. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Villa Revoltella : Giugno 1955: inaugurazione del parco giochi e della statua di Pinocchio di Nino Spagnoli

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Giugno 1955: inaugurazione del parco giochi e della statua di Pinocchio di Nino Spagnoli.
Collezione Giancarla Scubini

Trieste: Viale Miramare 229. Villa delle Cipolle.

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Trieste: Viale Miramare 229. Villa delle Cipolle.
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Trieste: Viale Miramare 229. Villa delle Cipolle.
La villa detta “casa dele zìvole” (o delle cipolle), fatta costruire nel 1896 da Anton Jakic, un ex prete di origine dalmata, direttore della rivista Pernsiero Slavo (Slavenska Misao), ma si crede anche che il Jakic fosse una spia dello Zar. La villa, progettata dal noto scultore Ivan Rendich, già all’epoca fu contestata da architetti e cittadini, perché aveva uno stile architettonico che stonava con gli altri edifici della zona. Venduta dal proprietario nel 1904, per un certo periodo divenne una famosa casa di appuntamenti e da gioco. Lo scultore, architetto Ivan Rendich è l’autore del monumento commemorativo della dedizione di Trieste all’Austria (inaugurato nel 1889 e distrutto nel 1918) e di numerosi e importanti tombe del cimitero ortodosso e di quello cattolico. Nato a S. Pietro isola di Brazza il 27 maggio 1849 morì a Spalato il 29 giugno 1932. L’armatura in legno delle cupole è opera dell’artigiano Francesco Gasperini.

Trieste: Viale Miramare 229. Villa delle Cipolle.

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Trieste: Viale Miramare 229. Villa delle Cipolle.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Viale Miramare 229. Villa delle Cipolle.
La villa detta “casa dele zìvole” (o delle cipolle), fatta costruire nel 1896 da Anton Jakic, un ex prete di origine dalmata, direttore della rivista Pernsiero Slavo (Slavenska Misao), ma si crede anche che il Jakic fosse una spia dello Zar. La villa, progettata dal noto scultore Ivan Rendich, già all’epoca fu contestata da architetti e cittadini, perché aveva uno stile architettonico che stonava con gli altri edifici della zona. Venduta dal proprietario nel 1904, per un certo periodo divenne una famosa casa di appuntamenti e da gioco. Lo scultore, architetto Ivan Rendich è l’autore del monumento commemorativo della dedizione di Trieste all’Austria (inaugurato nel 1889 e distrutto nel 1918) e di numerosi e importanti tombe del cimitero ortodosso e di quello cattolico. Nato a S. Pietro isola di Brazza il 27 maggio 1849 morì a Spalato il 29 giugno 1932. L’armatura in legno delle cupole è opera dell’artigiano Francesco Gasperini.

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Trieste: Viale Miramare 229. Villa delle Cipolle.
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La villa detta “casa dele zìvole” (o delle cipolle), fatta costruire nel 1896 da Anton Jakic, un ex prete di origine dalmata, direttore della rivista Pernsiero Slavo (Slavenska Misao), ma si crede anche che il Jakic fosse una spia dello Zar. La villa, progettata dal noto scultore Ivan Rendich, già all’epoca fu contestata da architetti e cittadini, perché aveva uno stile architettonico che stonava con gli altri edifici della zona. Venduta dal proprietario nel 1904, per un certo periodo divenne una famosa casa di appuntamenti e da gioco. Lo scultore, architetto Ivan Rendich è l’autore del monumento commemorativo della dedizione di Trieste all’Austria (inaugurato nel 1889 e distrutto nel 1918) e di numerosi e importanti tombe del cimitero ortodosso e di quello cattolico. Nato a S. Pietro isola di Brazza il 27 maggio 1849 morì a Spalato il 29 giugno 1932. L’armatura in legno delle cupole è opera dell’artigiano Francesco Gasperini.

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Trieste: Viale Miramare 229. Villa delle Cipolle.
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La villa detta “casa dele zìvole” (o delle cipolle), fatta costruire nel 1896 da Anton Jakic, un ex prete di origine dalmata, direttore della rivista Pernsiero Slavo (Slavenska Misao), ma si crede anche che il Jakic fosse una spia dello Zar. La villa, progettata dal noto scultore Ivan Rendich, già all’epoca fu contestata da architetti e cittadini, perché aveva uno stile architettonico che stonava con gli altri edifici della zona. Venduta dal proprietario nel 1904, per un certo periodo divenne una famosa casa di appuntamenti e da gioco. Lo scultore, architetto Ivan Rendich è l’autore del monumento commemorativo della dedizione di Trieste all’Austria (inaugurato nel 1889 e distrutto nel 1918) e di numerosi e importanti tombe del cimitero ortodosso e di quello cattolico. Nato a S. Pietro isola di Brazza il 27 maggio 1849 morì a Spalato il 29 giugno 1932. L’armatura in legno delle cupole è opera dell’artigiano Francesco Gasperini.

Trieste: Viale Romolo Gessi. Villa Haggiconsta.

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Trieste: Viale Romolo Gessi. Villa Haggiconsta. 
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Trieste: Viale Romolo Gessi.
Villa Haggiconsta in Viale Romolo Gessi, 8. La villa venne costruita su progetto di Ruggero Berlam nel 1889. A commissionarla fu Giorgio Haggiconsta, un ricco possidente di origine greco-russa marito di Elena di Demetrio, proprietaria del fondo. Alla morte dei proprietari, l’edificio fu acquistato da un cittadino italiano che lo cedette al Comune di Trieste. Negli anni Trenta fu donata all’Opera Nazionale Balilla, affinché la destinasse a “Casa della Giovane Italiana” e, di conseguenza, vennero eseguiti dei lavori di adattamento, in particolare ai fabbricati di servizio. Tra il 1962 e il 1968 la villa venne utilizzata dall’Opera di assistenza ai profughi giuliani e dalmati, mentre nel 1972 la proprietà della struttura passò alla Regione che, dopo i restauri seguiti dall’ingegner Pietro Cvitanich, la destinò ad accogliere un centro di educazione motoria.
Il complesso della villa comprendeva in origine, oltre all’edificio padronale, la scuderia, una rimessa, la lavanderia, le serre e un giardino all’inglese, il tutto progettato da Berlam. L’edificio principale, in stile eclettico con rimandi all’architettura italiana del Cinquecento, presenta una pianta ed una composizione dei volumi mosse ed asimmetriche ma equilibrate nell’insieme. Sul lato principale si distinguono tre corpi in altezza decrescente con una torretta che domina il complesso. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

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Trieste: Viale Romolo Gessi.
Villa Haggiconsta in Viale Romolo Gessi, 8. La villa venne costruita su progetto di Ruggero Berlam nel 1889. A commissionarla fu Giorgio Haggiconsta, un ricco possidente di origine greco-russa marito di Elena di Demetrio, proprietaria del fondo. Alla morte dei proprietari, l’edificio fu acquistato da un cittadino italiano che lo cedette al Comune di Trieste. Negli anni Trenta fu donata all’Opera Nazionale Balilla, affinché la destinasse a “Casa della Giovane Italiana” e, di conseguenza, vennero eseguiti dei lavori di adattamento, in particolare ai fabbricati di servizio. Tra il 1962 e il 1968 la villa venne utilizzata dall’Opera di assistenza ai profughi giuliani e dalmati, mentre nel 1972 la proprietà della struttura passò alla Regione che, dopo i restauri seguiti dall’ingegner Pietro Cvitanich, la destinò ad accogliere un centro di educazione motoria.
Il complesso della villa comprendeva in origine, oltre all’edificio padronale, la scuderia, una rimessa, la lavanderia, le serre e un giardino all’inglese, il tutto progettato da Berlam. L’edificio principale, in stile eclettico con rimandi all’architettura italiana del Cinquecento, presenta una pianta ed una composizione dei volumi mosse ed asimmetriche ma equilibrate nell’insieme. Sul lato principale si distinguono tre corpi in altezza decrescente con una torretta che domina il complesso. (da: biblioteche.comune.trieste.it)