Trieste – Piazza dei Volontari Giuliani

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Piazza dei Volontari Giuliani (Google Maps)

 

VOLONTARI GIULIANI (piazza dei)

Piazza dei Volontari Giuliani: Cologna-Scorcola. Tra le vie P. Kandler, Giulia e viale XX settembre. C.A.P. 34126.
Battezzata inizialmente «piazza Giacomo Venezian» (dal nome del grande giurista, civilista in particolare, di origine triestina) con Delibera del Podestà n. 1493 d.d. 12.10.1935, questa piazza venne ribattezzata «piazza Volontari Giuliani» con Delibera del Podestà n. 1108 d.d. 14.9.1940, a ricordo di quanti, triestini e istriani, si arruolarono volontari nell’Esercito italiano nel primo e nel secondo conflitto mondiale. Al n. civ. 8 di piazza Volontari Giuliani si trova un’ampia villa (già Loser, poi Beltrame) eretta nel 1903 su progetto degli ingegneri G. Gallacchi e M. Sonz. Da segnalare ancora al n. civ. 2 un edificio eretto negli anni 1906-1907 su progetto dell’ing. G. Gallina.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

Un sentito ringraziamento va al Prof. Antonio Trampus, per aver acconsentito all'utilizzo dei suoi testi.

Trieste – Piazza Vittorio Veneto

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Piazza Vittorio Veneto (Google Maps)

 

VITTORIO VENETO (piazza)

Piazza Vittorio Veneto: Città Nuova-Barriera Nuova. Lungo via Roma, tra le vie G. Galatti e Milano. C.A.P. 34132.

Già piazza della Dogana, mutò denominazione nel 1894 quando, compiuto il nuovo palazzo delle Poste, si stabilì di battezzarla «piazza delle Poste» (delibera Del. Mun. d.d. 2.3.1894). Con delibera Giunta Municipale d.d. 28.3.1919 n. IX-31/5-19 la piazza delle Poste divenne «piazza Vittorio Veneto », a ricordo della battaglia combattuta tra il 24 ottobre e il 3 novembre 1918 che portò alla sconfitta dell’esercito austroungarico. Al n. civ. 1 di piazza Vittorio Veneto si trova il palazzo delle Poste e Telecomunicazioni, costruito tra il 1890 ed il 1893 su progetto dell’architetto viennese F. Setz, ove prima sorgeva l’edificio della Dogana. Di fronte, al n. civ. 3, si nota il palazzo della Direzione compartimentale delle Ferrovie dello Stato, costruito tra il 1894 ed il 1895 su progetto dell’arch. R. Sagors. Al centro della piazza si trovava originariamente un fontanone ottocentesco, trasportato alla fine del secolo presso il varco di Trebiciano e lì inaugurato, dopo gli opportuni adattamenti, il 29 giugno 1897 come vedetta Alice (della Società Alpina delle Giulie, distrutta durante il primo conflitto mondiale). Rimasta libera la piazza, vi venne costruita nel 1898 in tutta fretta la fontana dei Tritoni (arch. F. Schrantz) onde evitare che fosse occupata da una statua dell’imperatore Francesco Giuseppe I (poi collocata all’interno del palazzo delle Poste).

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza Leonardo da Vinci

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Piazza Leonardo da Vinci (Google Maps)

 

VINCI Leonardo da (piazza)

Piazza Leonardo da Vinci: Cologna-Scorcola. A fianco di via L. Galvani. C.A.P. 34133.
Il nome venne assegnato alla piazza nel 1903, dopo i lavori eseguiti nel triennio 1900-1902 per la sistemazione delle proprietà già Spinger.

Leonardo da Vinci nacque ad Anchiano, frazione di Vinci (Firenze) nel 1452 e morì nel castello di Cloux (Amboise) in Francia nel 1519. Celebre pittore, scultore e architetto nonché ingegnere e scrittore, fu iscritto dal 1472 alla compagnia dei pittori fiorentini. Attivo come pittore per tre decenni, eseguì tra l’altro l’Adorazione dei Magi (1482, Uffizi, Firenze) e la Gioconda (1503, Louvre, Parigi). Come ingegnere fu più volte chiamato a dare consulenze per opere architettoniche e idrauliche. Fu autore di numerosi studi e disegni relativi all’anatomia, all’idraulica, alla meccanica, all’architettura ecc.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza Giambattista Vico

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Piazza Giambattista Vico (Google Maps)

 

VICO Giambattista (piazza)

Piazza Giambattista Vico: Barriera Vecchia/San Vito-Città Vecchia. Tra le vie S. Giacomo in monte, D. Bramante e del Bosco. C.A.P. 34131.

Denominazione assegnata in onore del filosofo Giambattista Vico (Napoli 1668 – 1744), in conseguenza alla sistemazione urbanistica della zona nel 1903. G. Vico approfondì le problematiche filosofiche in chiave antirazionalistica e anticartesiana; le sua opera principali sono: la Scienza nuova (1739-1730) e il Liber metaphysicus (1710).

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza Giuseppe Verdi

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VERDI Giuseppe (piazza)

Piazza Giuseppe Verdi: San Vito-Città Vecchia. Tra via del Teatro e via L. Einaudi, davanti al Teatro Comunale G. Verdi. C.A.P. 34121.
Già piazza del Teatro, questa piazza ebbe nuova denominazione con delibera Del. Mun. d.d. 27.1.1901, quando si dispose che «fra altre onoranze da tributarsi in morte di Giuseppe Verdi, è adottato di dare alla Piazza del Teatro il nome di Piazza Giuseppe Verdi». Da ricordare che tra il 1915 ed il 1918 fu ripristinata l’originaria denominazione di «piazza del Teatro». Di Giuseppe Verdi, nato a Roncole presso Busseto nel 1813 e morto a Milano nel 1901, celebre compositore italiano, si ricordano sinteticamente le opere teatrali Nabucco (1842), Ernani (1844), Macbeth (1846), Luisa Miller (1849), Rigoletto (1851), Il Trovatore (1853), La Traviata (1853), Un ballo in maschera (1859), La forza del destino (1862), Aida (1871), Otello (1887), Falstaff (1893), oltre alla molta musica da camera, sacra e per orchestra e voci. Quanto ai rapporti tra Verdi e Trieste, intensi per tutta la seconda metà dell’Ottocento, basterà qui ricordare che in questa città avvenne nel 1851 la prima rappresentazione assoluta di Stiffelio, nella cui occasione Verdi scrisse, presso 1’H6tel de la Ville, la sinfonia introduttiva. Al n. civ. 1 di piazza G. Verdi si trova il Teatro Comunale «G. Verdi», già Nuovo e poi Grande, inaugurato nel 1801 (prog. arch. G. Selva, facciata arch. M. Pertsch, direttore dei lavori dopo il 1800 C. Steinlein). Nello stesso edificio trovò sede, fin dai primi anni dalla sua costituzione, il Civico Museo Teatrale «Carlo Schmidl», attualmente in attesa di definitiva destinazione.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza XXV Aprile

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XXV APRILE (piazza)

Piazza XXV Aprile: Valmaura-Borgo San Sergio. A sinistra di via E. Curiel. C.A.P. 34148.

Denominazione apposta con Delibera del Consiglio Comunale d.d. 14.7.1967 n. 602, su proposta di E. Miani, perché: «considerato che il 25 aprile rappresenta, in un tempo, la data della Liberazione, il ritorno degli istituti democratici e l’inizio della ricostruzione del nostro Paese, s’intende tener vivo il ricordo degli alti valori morali che furono all’origine della Resistenza e rendere il dovuto omaggio a coloro che, ispirati da questi ideali, lottarono, sino al sacrificio della propria vita, per liberare la Patria dalla dittatura fascista e dall’oppressione nazista». Può essere interessante ricordare qui la motivazione con la quale nel 1956 la Società di Minerva si oppose alla medesima denominazione proposta dal Comune di Muggia per una strada aperta in seguito alla copertura del torrente Fugnan: «la denominazione di viale XXV Aprile per tutte le terre al di qua dell’Isonzo ha un valore puramente astratto; invero i fatti d’armi cronologicamente qui se ne ebbero più tardi; l’insurrezione nazionale iniziata al 30 aprile fu bloccata da truppe non italiane che rivendicavano queste terre; da quell’aprile comincia la perdita di tutta la penisola istriana». In piazza XXV aprile (n. civ. 13) si trova la chiesa di San Sergio Martire; un primo edificio di culto in borgo San Sergio venne aperto in uno scantinato nel luglio 1962; l’attuale chiesa venne costruita negli anni 1966-1967 e l’edificio fu consacrato il 25 giugno 1967. La parrocchia venne eretta canonicamente il 22.12.1959 ed iniziò l’attività autonoma l’1.01.1965.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza Venezia

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VENEZIA (piazza)

Piazza Venezia: San Vito-Città Vecchia. Tra le vie L. Cadorna, del Lazzaretto Vecchio e riva T. Gulli. C.A.P. 34123.
Già piazza Giuseppina (e prima ancora, nel XVIII secolo, «piazza Ganza» dal nome del proprietario di un edificio che lì esisteva), venne ribattezzata «piazza Venezia», a ricordo della città adriatica, storicamente ed economicamente rivale, con delibera Giunta Municipale d.d. 28.3.1919 n. IX-1315-19.

Al centro della piazza, si trova il monumento a Ferdinando Massimiliano d’Asburgo (eretto nel 1875, scul. J. Schilling). Al n. civ. 1 si trova l’ottocentesco palazzo Scuglievich, al cui pianterreno (ingresso) si nota una lapide con l’iscrizione bilingue (italiano e serbo): « LASCITO / DI CRISTOFORO SCUGLIEVICH / NOSTRO GRANDE BENEFATTORE / NATO IL 22-IX-1843 A MOSTAR / MORTO IL 9-1-1909 A TRIESTE / COMUNITÀ RELIGIOSA / SERBO-ORTODOSSA / A TRIESTE 1953 /».

Al n. civ. 2 si trova, dal 1900, la farmacia già Mizzan, in edificio eretto nella prima metà dell’Ottocento dall’arch. V. Valle (1834). Reca il n. civ. 5 palazzo Revoltella, già dimora ottocentesca dell’imprenditore P. Revoltella (costr. 1852-1858 arch. F. Hitzig), sede dal 1870 del Civico Museo Revoltella (ingr. via A. Diaz, 27); l’ala nuova (ingr. via L. Cadora 23) venne ricavata dalla ristrutturazione di palazzo Brunner (conclusa nel 1985) su progetto dell’arch. C. Scarpa (1965) al quale si deve pure il progetto (1975), non ancora in fase esecutiva, per la sopraelevazione del palazzo. Ai nn. civ. 6-7 di piazza Venezia, infine, si trovano le case Hierschel erette nel 1826 su progetto dell’arch. V. Valle.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza Vecchia

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VECCHIA (piazza)

Piazza Vecchia: San Vito-Città Vecchia. Fra le vie dei Rettori, del Ponte e del Rosario. C.A.P. 34121.
Denominazione entrata nell’odonomastica ufficiale nel Settecento, che riprende però un toponimo noto, con riferimento a questa zona, fin dal Trecento: cfr. Platea vecchia (Cavalli) e «in platea veteri sive pucidelli», e ciò in contrapposizione alla piazza nuova, creata dietro il palazzo del Comune, cioè verso il mare (la futura piazza Grande): «in platea nova post palacium comunis» (Statuti di Trieste, 1350). Al n. civ. 2 si trova l’edificio che ospitò la scuola elementare «F. Venezian» e ora è sede principale della Biblioteca Statale del Popolo (eretto nel 1884), mentre al n. civ. 7 è la chiesa della B.V. del Rosario. L’edificio al n. civ. 4 è attualmente in corso di ristrutturazione.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazzale di Valmaura

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VALMAURA (piazzale di)

Piazzale di Valmaura: Valmaura-Borgo San Sergio/Servola-Chiarbola. Alla confluenza delle vie dell’Istria, Fianona, Flavia e Valmaura. C.A.P. 34148.
Con Delibera del Podestà n. 6 d.d. 10.1.1942 a questo piazzale venne inizialmente dato il nome di Nicolò Giani «medaglia d’oro, mistico del Fascismo, caduto nella campagna di Grecia». Nato a Muggia il 20 giugno 1909, dopo la laurea visse a Milano, ove fondò la rivista Dottrina Fascista e promosse la costituzione del Centro di Studi Internazionali. Diresse pure la rivista Mistica Fascista e fu professore di storia e di dottrina fascista alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università. di Pavia. Volontario nel secondo conflitto mondiale, cadde sul fronte greco il 14 marzo 1941 e alla sua memoria fu conferita la medaglia d’oro al valor militare con la motivazione: «Volontariamente, come aveva fatto altre volte, assumeva il comando di una pattuglia arditi alla quale era stato affidato il compimento di una rischiosa impresa. Affrontato da forze superiori con grande ardimento le assaltava a bombe a mano facendo prigioniero un ufficiale. Accerchiato, disponeva con calma e superba decisione gli uomini alla resistenza. Rimasto privo di munizioni si lanciava alla testa dei pochi superstiti alla baionetta per svincolarsi. Mentre in piedi lanciava l’ultima bomba a mano e incitava gli arditi al grido di “Avanti Bolzano, Evviva l’Italia” veniva mortalmente ferito. Magnifico esempio di dedizione al dovere, di altissimo valore e di amor patrio. Punta Nord Mali Scindeli, fronte greco, 14 marzo 1941. Con Delibera Presidenziale n. 407 d.d. 6.7.1946 venne soppressa la denominazione di «piazzale N. Giani» che fu sostituita con quella di «piazzale Valmaura». Valmaura è toponimo attestato fin dal XIV secolo (cfr. a. 1395: canfanestris sive Valmauri); l’etimo è incerto. Secondo Ravasini (1929), «potrebbe derivare da maura, per sciabica, quel volatile che trovasi nelle valli, e detto comunemente maura, per il piumaggio suo di color nero.. Più prudenti gli studiosi moderni; Doria (1960) ipotizza una derivazione di Valmaura da Valmajora, con caduta della j-. Al n. civ. 7 di piazzale Valmaura si trova la chiesa parrocchiale della Beata Vergine Addolorata, costruita tra il 1947 ed il 1948 (consacr. 9.3.1948); la parrocchia venne eretta canonicamente il 17.4.1955 (ric. civilm. 15.12.1955). Ai nn. civ. 8-9 si trova il Centro I.R.I. per la Formazione e l’Addestramento Professionale (C.I.F.A.P.), in edificio costruito negli anni 1961-1963 su progetto dell’arch. U. Nordio. Da ricordare ai nn. 5-6 gli ingressi dello stadio comunale (P. Grezar» (altro ingresso al n. civ. 2 di via dei Macelli).

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza della Valle

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VALLE (piazza della)

Piazza della Valle: San Vito-Città Vecchia. Tra le vie Madonna del Mare e della Valle. C.A.P. 34124.

Denominazione ottocentesca; la piazzetta venne così descritta da Generini nel 1884: «giace al capo superiore di via Madonna del mare, e venne così chiamata perché ad essa scendono come ad una valle i due tratti della via omonima. Andò formandosi come vedesi di presente, intorno il 1830 con la costruzione dell’edificio N. 1716 civ. 2, già proprietà di Giovanni Denicol, la cui facciata leggermente rientrante fu imitata dagli altri due stabili che la conterminano, conferendo in tal modo a questa piazzetta la forma arieggiante l’ovale. La fontana a pompa in fianco alla stessa, venne costruita nel 1853 » . L’elemento più caratteristico della piazzetta è la sua pianta ovale, dovuta alle facciate angolari dei palazzi che la prospettano, singolari per la forma concava. Al n. civ. 2 si trova un palazzo, modello per gli altri due vicini, eretto nel 1835 su progetto dell’arch. G. Degasperi; l’edificio al n. civ. 3 venne costruito dall’arch. F. Bruyn su progetto del 1834, la casa al n. civ. 1 risale invece al 1853 (prog. arch. Giov. Berlam).

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza dell’Unità

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UNITÀ D’ITALIA (piazza dell’)

Piazza dell’Unità: San Vito-Città Vecchia. Davanti al Municipio di Trieste, prospiciente il mare. C.A.P. 34121. L’ottocentesca piazza Grande venne ribattezzata «piazza dell’Unità» con delibera Giunta Municipale d.d. 11.11.1918 n. IX-4715-18, a ricordo della compiuta unità d’Italia con l’annessione di Trieste e di Trento. Con delibera Giun. Mun. n. 103 d.d. 21.4.1955 la denominazione venne modificata in quella di «piazza dell’Unità d’Italia». Tra le trasformazioni edilizie avvenute nell’ultimo secolo sono da segnalare la costruzione del palazzo della Luogotenenza (attuale palazzo del Governo), eretto tra il 1899 ed il 1904 su progetto dell’arch. E. Artmann e la ristrutturazione totale (con conservazione dei muri perimetrali) di casa Stratti, che ospita al pianterreno il Caffè degli Specchi, eseguita negli anni Sessanta (1968-1969). Al 1933 risalgono i nuovi pili portabandiera posti in fronte al mare (scul. A. Selva), mentre al 1970 risale la ricostruzione (in sito diverso dall’originario) della settecentesca fontana dei Continenti, demolita nel 1938. Da segnalare ancora la scomparsa del giardino che occupava metà della piazza (tra via dell’Orologio e il mare) fino al 1920, la ristrutturazione e l’arredamento delle sale di rappresentanza e della foresteria del Palazzo del Governo (arch. U. Nordio e A. Cervi, 1962-1963), la scomparsa (1920) di due interessanti fanali bronzei di forma muliebre (soprannominati Tinza e Marianza) già posti all’ingresso del Municipio (fusi nel 1876). Da segnalare, infine, il restauro di palazzo Pitteri (1987, prog. arch. Celli e Tognon) e della fontana dei Continenti (1989, arch. G. Pavan, scul. N. Spagnoli).

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Foro Ulpiano

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ULPIANO (foro)

Foro Ulpiano: Città Nuova-Barriera Nuova. Tra via Fabio Severo e via del Coroneo. C.A.P. 34133.
Con delibera Giunta Municipale d.d. 28.3.1919 questa piazza venne battezzata «foro Ulpiano»; tuttavia, già precedentemente lo spiazzo dietro la Caserma grande ebbe il nome di «piazza del Fieno» o «dei Foraggi» (non ufficiale), mentre invece tra il 1915 ed il 1918, quando già il nuovo Palazzo di Giustizia era in corso di costruzione, il piazzale venne battezzato «piazza Principe Eugenio», a ricordo del condottiero al servizio degli Asburgo Eugenio di Savoia (1663-1736). Domizio Ulpiano, giureconsulto romano assassinato nel 228, originario di Tiro, fu autore di importanti scritti giuridici poi utilizzati nella compilazione giustinianea, quali gli 81 libri ad edictum praetoris, i 51 libri ad Sabinum, i due libri responsorum, i dieci libri disputationum e altre opere. Al n. civ. 1 di foro Ulpiano si trova il Palazzo di Giustizia, i cui lavori di costruzione, su progetto dell’arch. E. Nordio, iniziarono nel 1913 e furono sospesi nel 1915 per lo scoppio del conflitto. I lavori, sempre diretti da E. Nordio, ripresero nel 1921 ma furono ancora sospesi nel 1923 per difficoltà economiche. Tra il 1927 ed il 1935, per cura dell’arch. U. Nordio, l’opera fu portata a termine. La facciata, ornata dell’iscrizione «SEDES IUSTITIAE URBIS LIBERTATE DECUS AN. MCMXXXIV XII A FASC. REST. /», è sovrastata dalle statue dei giureconsulti romani Ulpiano, Papiniano e Triboniano (scul. F. Asco) e Salvio Giuliano, Gaio e Paolo (scul. M. Mascherini). All’interno dell’edificio, la ricostruzione e l’arredamento dell’aula della Corte d’Assise vennero effettuati nel 1960 per cura dell’arch. U. Nordio.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza Trauner

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TRAUNER (piazza)

Piazza Trauner: San Vito-Città Vecchia. Al termine di via Trauner. C.A.P. 34121. Denominazione settecentesca per questa piazzetta, detta anche «corte Trauner», il cui nome ricorda una antica famiglia triestina, estinta nel 1718 con Taddeo de Trauner (1676-1718). Così Tribel (1884) descrisse la piazzetta: «Questa località, una vera corte rinchiusa fra otto case, alcune di antichissima data, presenta tuttodì il tipo caratteristico dei campielli di Venezia; e bisogna vederla nei dì festivi, quando quelle maschie popolane, a gruppi e pose diverse, sono intente al giuoco della tombola là sulla via, per farsi un’idea forte, precisa del carattere e del costume domenicale del nostro popolo». Attualmente gli edifici che prospettano la piazzetta, compresa la nota casa della bifora quattrocentesca, sono in gran parte fatiscenti. Una vera da pozzo che si trovava in questa zona è attualmente conservata presso l’Orto Lapidario. Da ricordare che la corte Trauner era il cuore dell’antico ghetto degli ebrei (XVII secolo).

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazzetta Tor Cucherna

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TOR CUCHERNA (piazzetta)

Piazzetta Tor Cucherna: San Vito-Città Vecchia. Tra via del Crocifisso e via Battaglia. C.A.P. 34121.
L’aspetto dell’originaria via di Tor Cucherna (dal 1902, prima «via Cucherna» e prima ancora «via Covaz» mutò alquanto con le demolizioni effettuate negli anni Trenta, quando vennero abbattuti numerosi edifici che la fiancheggiavano; tuttavia, nonostante l’ampiezza della strada fosse aumentata, l’odonimo «via di Tor Cucherna» rimase conservato nello stradario comunale. Dal 20.12.1988 anziché ripristinare l’originario toponimo «Covaz» anche in considerazione dei risultati non trascurabili di indagini storiche recenti, che hanno minato il fondamento dell’odonimo moderno «via di Tor Cucherna » sollevando fondati dubbi sull’autentica denominazione della non lontana torre, il Comune di Trieste ha ritenuto opportuna la semplice correzione da «via di Tor Cucherna» in «piazzetta Tor Cucherna»; questo dopo che la zona ha subito notevoli interventi di ristrutturazione edilizia con l’attuazione del piano di edilizia economica e popolare.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo San Tommaso

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TOMMASO San (largo)

Largo San Tommaso: Altipiano Est (Villa Opicina). Tra le vie S. Isidoro e S. Pellegrino. C.A.P. 34016.

Denominazione apposta con Delibera del Consiglio Comunale n. 238 d.d. 24.6.1960 a ricordo di San Tommaso, patrono della città di Pola. A San Tommaso (uno dei dodici Apostoli, martirizzato forse in India o a Odessa dove era andato a predicare) fu dedicata a Pola fin dal Medioevo una chiesa sorta a destra della basilica eretta nel VI sec. (precedente l’attuale Duomo). Largo San Tommaso fu creato con l’urbanizzazione di questa zona di Villa Opicina a seguito della costruzione di molti caseggiati dell’Opera Assistenza Profughi Giuliani e Dalmati.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza Nicolò Tommaseo

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TOMMASEO Nicolò (piazza)

Piazza Nicolò Tommaseo: San Vito-Città Vecchia/Città Nuova-Barriera Nuova. Tra riva III novembre e via del Canal Piccolo. C.A.P. 34121.

Già piazza dei Negozianti, venne ribattezzata «piazza N. Tommaseo» con delibera Del. Mun. d.d. 17.10.1902. Nicolò (recte Niccolò) Tommaseo nacque a Sebenico in Dalmazia nel 1802; studiò a Padova e, dopo essere ritornato in un primo momento nella città natale, visse a Rovereto e poi a Milano. Letterato e filologo impegnato pure nella letteratura politica, Tommaseo mantenne sempre stretti i legami con la terra d’origine e con l’ambiente letterario e politico non solo dalmata ma anche istriano e triestino. Partecipò alle discussioni sulla poetica e sulla lingua, fu amico ed estimatore di Manzoni (da ricordare l’opera Colloqui col Manzoni, 1855) e, stabilitosi infine a Firenze, collaborò con l’Antologia di Vieusseux legandosi all’ambiente letterario che faceva riferimento a Capponi. Dal 1833 al 1839, causa problemi politici, visse in Francia finché nel 1839 gli fu concesso il soggiorno a Venezia. A questo periodo risalgono alcune sue importanti opere di impegno civile e letterario, quali il romanzo Fede e bellezza (1840), le Confessioni (1836, poi inserite nel volume di Poesie del 1872) e l’opera Dell’Italia, inizialmente pubblicata con i titoli fittizi di Opuscoli inediti di fra Girolamo Savonarola (1835) e Canti toscani, corsi, greci, illirici (1841). Durante i moti rivoluzionari del 1848-1849 ebbe parte non secondaria nella vita politica di Venezia (sulle cui vicende scrisse anche un’opera dal titolo Venezia negli anni 1848-1849) e, sconfitta la repubblica, visse in esilio a Corfù, ove lavorò agli scritti politici Rome et le monde (1851, contro il potere temporale dei Papi) e Supplizio d’un italiano a Corfù (1855, contro la pena di morte). Stabilitosi poi a Torino, vi rimase fino al 1859 anno del trasferimento definitivo a Firenze. Tra le sue opere di carattere letterario e filologico vanno ricordati il commento alla Divina Commedia, il Dizionario della lingua italiana, pubblicato a partire dal 1858 e il Dizionario dei sinonimi (entrambi con la collaborazione di B. Bellini). Quanto alle sue relazioni con Trieste, intense come si è accennato, merita particolare attenzione il volume Intorno a cose dalmatiche e triestine. Scritti di Niccolò Tommaseo (Lloyd Austriaco, Trieste 1847), contenente precise osservazioni critiche di ammirazione per numerose iniziative culturali nella città (La Favilla, Società Triestina di Belle Arti, libri pubblicati ecc.) e con acclusa l’esortazione A ‘ triestini. Invito di N. Tommaseo, in favore della Dalmazia oppressa dalla crisi economica: «alla città che, abitata da genti di stirpe diversa, promette essere tra più nazioni anello prezioso di fiducia e d’intelligenza; alla città che soccorse alle miserie dell’Irlanda lontana, e colse parecchie opportunità di seguire gli esempi generosi d’altre città italiane, anzi talvolta di superarli o precorrerli; alla città ove soggiornano in fratellevole ospitalità uomini noti all’Italia, e a me cari; con fiducia mi volgo, chiedendo un alleviamento alle necessità che aggravano in questa calamitosa annata il povero popolo di Sebenico mia patria». Niccolò Tommaseo morì a Firenze nel 1874. Al n. civ. 4 di piazza N. Tommaseo si trova l’antico caffè Tommaseo (restauratonel 1986); sulla facciata dell’edificio è apposta una lapide con l’iscrizione: «DA QUESTO CAFFÈ TOMMASEO / NEL 1848 / CENTRO DEL MOVIMENTO NAZIONALE / SI DIFFUSE / LA FIAMMA DEGLI ENTUSIASMI / PER LA LIBERTÀ ITALIANA / ».
L’ampio caseggiato ottocentesco compreso tra piazza Tommaseo, via dell’Arsenale, piazza Verdi (case Voinovich) è stato restaurato nel 1981 su progetto degli arch. Celii e Tognon. Infine prospetta la piazza la facciata postica del palazzo della Borsa Vecchia.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza delle Squero Vecchio

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Piazza delle Squero Vecchio (Google Maps)

 

SQUERO VECCHIO (piazza dello)

Piazza delle Squero Vecchio: San Vito-Città Vecchia. Tra via dell’Orologio e via dello Squero Vecchio. C.A.P. 34121.

Denominazione sette-ottocentesca, che ricorda l’antico squero qui esistente fino al 1789. Si trattava dell’antico squero di San Nicolò, appartenente alla confraternita omonima, attivo fin dal XVI secolo e destinato essenzialmente alla riparazione di piccole imbarcazioni. Lo squero di San Nicolò, come accennato, cessò definitivamente l’attività nel 1789, quando O. Panfilli costruì uno squero nuovo all’altezza dell’attuale corso Cavour.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo Sottomonte

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Largo Sottomonte (Google Maps)

 

SOTTOMONTE (largo)

Largo Sottomonte: Altipiano Est (Villa Opicina). Alla confluenza delle vie delle Robinie, delle Noci, Sottomonte e dei Moreri. C.A.P. 34135.
Denominazione apposta con Delibera del Consiglio Comunale n. 60 d.d. 6.4.1956 e motivata come toponimo, di origine quattrocentesca (cfr. «Sotamont», Cavalli), atto a indicare la posizione del largo, a ridosso del costone carsico. Largo Sottomonte si trova nella zona chiamata «Pischianz» (slov. Pisèianc). Quanto all’attestazione del toponimo Sottomonte, si veda Cumin (1929): «Da Roiano, di fianco al torrente che scende dalle pendici arenacee, sale la via dei dodici moreri per bosco e coltivati, passando presso i casali di Sottomonte, alla strada vecchia di Opicina che raggiunge presso la fermata di Banne dell’elettrovia».

 

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza San Silvestro

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Piazza San Silvestro (Google Maps)

 

SILVESTRO San (piazza)

Piazza San Silvestro: San Vito-Città Vecchia. A lato della chiesa di S. Maria Maggiore. C.A.P. 34121.

Denominazione settecentesca, che ricorda la chiesa di San Silvestro la cui facciata postica prospetta questa piazzetta. La chiesa, restaurata nel Trecento, destinata nel 1613 alla confraternita del Rosario e poi ai Gesuiti, acquistata nel 1785 dalla comunità evangelica di confessione elvetica (al cui culto è attualmente officiata), venne sottoposta a radicale restauro nel 1927 sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati; il restauro portò all’eliminazione delle strutture posticcie e al recupero dell’aspetto originario dell’edificio. Scavi archeologici condotti nel 1927 e in tempi successivi hanno accertato che l’edificio sacro ha origine da un sacello romanico, ma non sono risultati elementi a conferma di una ipotizzata sede di culto paleocristiana. Da ricordare, a questo proposito, che la tradizione del martirio di Eufemia e Tecla (che avrebbero avuto qui l’abitazione domestica) è stata oggetto di severe e negative considerazioni critiche in questo secolo.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazzetta Riccardo

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Piazzetta Riccardo (Google Maps)

 

RICCARDO (piazzetta)

Piazzetta Riccardo: San Vito-Città Vecchia. Da via S. Silvestro. C.A.P. 34121.

Denominazione settecentesca, che ricorda il vicino arco romano detto  «di Riccardo». L’origine del nome «arco di Riccardo» venne variamente interpretata dagli storici locali fin dal XVII secolo; P. Petronio scrisse della «Porta del Rè Carlo», alludendo a Carlo Magno (così anche Ireneo della Croce, a. 1698). Kollmann (1807) e Cratey (1808) accennarono ad una presunta prigionia a Trieste di Riccardo Cuor di Leone (che sarebbe stato rinchiuso in una cavità all’interno dell’arco!); altri suggerirono un’origine da «Ricario» e tutte queste interpretazioni vennero riprese in varie epoche da diversi studiosi. Attualmente si ritiene, invece, che il nome Riccardo sia in realtà una corruzione dal sostantivo latino cardo, indicante una delle strade principali della città romana al cui inizio si trovava quest’arco, porta nelle mura cittadine.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo Riborgo

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Largo Riborgo (Google Maps)

 

RIBORGO (largo)

Largo Riborgo: San Vito-Città Vecchia. Lungo corso Italia, all’inizio di via del Teatro romano. C.A.P. 34121.

L’attuale largo Riborgo venne ricavato negli anni Trenta con la demolizione di numerosi edifici già esistenti attorno all’antica piazzetta San Giacomo. Già con delibera Giunta Municipale d.d. 28.3.1919 n. IX-31/5-19 venne soppressa la denominazione «piazzetta S. Giacomo», di modo che la piazzetta stessa divenne parte della via Riborgo (attuale via del Teatro Romano). Con Delibera del Podestà n. 2023 d.d. 24.11.1934 venne stabilito di battezzare il nuovo largo, risultante dall’atterramento di alcuni edifici, «piazza Malta». Infine, con Delibera Presidenziale n. 407 d.d. 6.7.1946 la denominazione «piazza Malta» venne mutata in quella di «largo Riborgo». Riborgo è toponimo attestato almeno dal 1297 («in contrata Riburgi»), che in epoca medioevale indicava anche una torre vicina e l’intero quartiere cittadino che si trovava nei pressi. Il toponimo è ampiamente documentato per tutto il Medioevo e l’età moderna in varie forme (Riborch, Riborgh, ecc.) e ha per base la voce lat.-germ. BURGUS. Più discussa è invece l’ origine della particella RI-; secondo Tribel (1884) la denominazione originaria era Triborgo (perché avrebbe indicato tre borghi incorporati nella città) che avrebbe perduto successivamente la T, riducendosi a Riborgo. Secondo Ravasini (1929), che riprende Coletti (1840), il nome sarebbe derivato da un «rio del borgo», con riferimento al rio che scorreva nel fossato lungo le mura cittadine. Rutteri (1981) accoglie l’interpretazione di Tribel. In largo Riborgo, oltre alle facciate laterali del palazzo sede del Banco di Napoli e dell’edificio delle Assicurazioni Generali attraverso il quale è aperta galleria Protti, si trova la casa-torre o meglio grattacielo Cernitz-Opiglia, eretto su progetto dell’arch. U. Nordio (in collaborazione con l’ing. Orazio Sturli) nel 1936; al centro del largo si nota invece una scultura di M. Mascherini (1961) qui posta nel 1968 raffigurante un «guerriero morente».

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazzale Ottorino Respighi

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Piazzale Ottorino Respighi (Google Maps)

 

RESPIGHI Ottorino (piazzale)

Piazzale Ottorino Respighi: Valmaura-Borgo San Sergio. Tra le vie G. Farinelli e G. Paisiello. C.A.P. 34148. Dall’11.4.1961 (delibera Giunta Municipale n. 74) la denominazione di questa strada ricorda il compositore O. Respighi. Nato a Bologna nel 1879, Respighi studiò al Liceo Musicale della città natale ed ebbe poi per maestri Rimsky-Korsakof a Pietroburgo e Max Bruch a Berlino. Dal 1913 fu docente di composizione al Conservatorio di Santa Cecilia in Roma, dal 1923 al 1925 fu direttore dello stesso conservatorio. Accademico d’Italia dal 1932, fu titolare della cattedra di perfezionamento nella composizione all’Accademia di Santa Cecilia di Roma. Scrisse composizioni per il teatro, per orchestra (tra cui il noto poema sinfonico Le fontane di Roma, 1916), brani di musica strumentale da camera, di musica vocale e composizioni per pianoforte e organo. Morì a Roma nel 1936. In piazzale O. Respighi sorgono esclusivamente edifici dell’I.A.C.P.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazzale della Resistenza

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Piazzale della Resistenza (Google Maps)

 

RESISTENZA (piazzale della)

Piazzale della Resistenza: San Vito-Città Vecchia. Sottostante piazzale A. Rosmini, tra le vie A. Colautti e G. Schiaparelli. C.A.P. 34143.

Con delibera Giunta Municipale n. 103 d.d. 21.4.1955 venne stabilito di dare il nome di «piazzale della Resistenza» a questo largo di nuova costruzione. La denominazione ricorda il movimento della Resistenza italiana antifascista e antinazista, organizzatosi soprattutto dopo 1 ‘8 settembre 1943, che portò a una opposizione attiva, armata, diretta e indiretta e la cui opera determ inò la costituzione del Comitato di Liberazione Nazionale e del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia attraverso l’accordo tra i partiti liberale, democratico-cristiano, socialista, comunista e d’azione. Il movimento fu attivo anche nella Venezia Giulia e molti di coloro che con esso collaborarono direttamente o indirettamente e che sacrificarono la loro vita per gli ideali della Libertà e della Patria sono ricordati nelle denominazioni di strade cittadine. In piazzale della Resistenza si trova un complesso di edifici a torre dell’I.A.C.P., eretto in due lotti (1966-1968 e 1981) su progetto dell’arch. Pio Montesi.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza della Repubblica

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REPUBBLICA (piazza della)

Piazza della Repubblica: Città Nuova-Barriera Nuova. Lungo via G. Mazzini, tra le vie D. Alighieri e S. Caterina. C.A.P. 34122.

Già piazza Nuova, con delibera Giunta Municipale d.d. 28.3.1919 n. IX-3115-19 questa piazza tornò a costituire nell’odonomastica ufficiale parte integrante della strada ribattezzata «via G. Mazzini». Con delibera Giunta Municipale n. 103 d.d. 21.4.195 5 si stabilì di denominare il «largo formato dalla via Mazzini fra la via Dante e la via S. Caterina: Piazza della Repubblica». La denominazione, apposta dopo il ricongiungimento di Trieste all’Italia (1954), ricorda lo Stato italiano, la cui forma di governo repubblicana venne scelta dal corpo elettorale chiamato a votare nel referendum del 2 giugno 1946; i risultati provvisori, che indicavano il maggior numero di voti per la Repubblica rispetto alla Monarchia, furono annunciati il 10 giugno e quelli definitivi il 18 giugno 1946. Al n. civ. 1 di piazza della Repubblica si trova il palazzo della Riunione Adriatica di Sicurtà, notevole edificio costruito tra il 1911 ed il 1914 (inaug. 1914) su progetto degli arch. Ruggero e Arduino Berlam. I Berlam ottennero la commissione di progettare questo palazzo dopo che in un concorso bandito nel 1909 (al quale parteciparono anche gli architetti Ludwig Baumann di Vienna, Luigi Broggi di Milano, Lodovico Braidotti, Enrico Nordio, Giacomo Zamattio e Giorgio Zaninovich di Trieste) risultarono vincitori, oltre ai Berlam, Ignac Alpar di Budapest e Giacomo Zamattio. Essendosi rifiutato Alpar di partecipare a un secondo concorso ed essendo mancato un accordo con Zamattio, l’importante incarico venne affidato ai Berlam. L’edificio, che sorse sull’area già occupata da edifici sette-ottocenteschi (case Bardeau, Treves, Sartorio e Prandi), è decorato di notevoli opere scultoree di Giovanni Mayer (che eseguì le figure Fuoco e Aria, Pensiero e Azione, Acqua e Terra per gli archi della facciata) e di Gianni Marin (che eseguì la Previdenza e la Protezione per il balcone del primo piano). L’inaugurazione dell’edificio è ricordata da una lapide posta all’ingresso del palazzo: «NEL LXXV ANNO DI SUA FONDAZIONE / LA COMPAGNIA TREISTINA / RIUNIONE ADRIATICA DI SICURTÀ / QUESTA SEDE DEGLI UFFICI CENTRALI / DELIBERATA NELL’ANNO MCMVIII COL VOTO UNANIME / DEL DIRETTORE GENERALE COMM. ADOLFO DE FRYGYESSI / DEI DIRETTORI DOTT. EUGENIO BRUNNER / BAR. GIUSEPPE DE PARISI BAR. CIMONE DE RALLI / ENRICO SALEM DOTT. SCIPIONE CAV. DE SANDRINELLI / COSTRUITA CON DISEGNO / DEGLI ARCHITETTI RUGGERO E ARDUINO BERLAM / FELICEMENTE INAUGURA / MCMXIII /».
Al n. civ. 2 si trova invece il palazzo oggi sede della Banca Commerciale Italiana, eretto nel 1909 su progetto dell’arch. Enrico Nordio per la filiale dell’I.R. Privilegiato Stabilimento Austriaco di Credito per il Commercio e l’Industria, ove prima sorgeva il settecentesco palazzo Gadolla.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza Edmondo Puecher

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Piazza Edmondo Puecher (Google Maps)

 

PUECHER Edmondo (piazza)

Piazza Edmondo Puecher: San Giacomo. Tra le vie G. Caprin, dei Giuliani, del Rivo e della Guardia. C.A.P. 34137. Piazza così battezzata con Delibera del Consiglio Comunale n. 476 d.d. 22.6.1971, a ricordo del patriota E. Puecher.
Edmondo Puecher nacque in Trentino nel 1873; giunto in giovane età a Trieste e compiuti gli studi in questa città, si laureò in giurisprudenza, dedicandosi all’avvocatura e impegnandosi politicamente nel socialismo democratico. Lavorò alla direzione della Cassa Ammalati, fu Consigliere comunale e partecipò all’attività del Circolo di Studi sociali. Collaborò tra il 1914 ed il 1918 al giornale La Lega delle Nazioni e nel novembre 1918 fu vicepresidente del Comitato di Salute pubblica. Nel 1943 divenne il primo presidente del Comitato di Liberazione Nazionale della Venezia Giulia e nel dicembre di quello stesso anno venne arrestato e internato a Dachau. Dopo il secondo conflitto mondiale divenne Presidente delle Cooperative Operaie e Presidente del Consiglio di Zona durante l’amministrazione del G.M.A. Morì a Trieste il 30 novembre 1954. Al centro di piazza Puecher si nota una cupola in cemento armato che è la presa d’aria della sottostante galleria antiaerea di viale G. D’Annunzio; sotto piazza Puecher, inoltre, si trova un piccolo rifugio antiaereo, che però non ha comunicazione con l’accennata presa d’aria.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo del Promontorio

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Largo del Promontorio (Google Maps)

 

PROMONTORIO (largo del)

Largo del Promontorio: San Vito-Città Vecchia. Al termine di salita al Promontorio. C.A.P. 34123.

Denominazione ottocentesca, suggerita dal fatto che questo largo si trova alla sommità di un promontorio (parte del colle di S. Vito) della costa triestina. In largo del Promontorio si trova la neoclassica villa Economo (arch. V. Presani, c. 1840), costruita per il commerciante inglese G. Hepburn, divenuta nel 1920 proprietà del barone Leo Economo, con il nome del quale è oggi comunemente nota; ospitò anche l’esploratore R.F. Burton durante il suo soggiorno triestino. All’interno venne posta nel 1898 una lapide con iscrizione dettata da d. P. Tomasin: / SETTEMBRE MDCCCL / NELL’ANNO VII DI SUA EREZIONE / OSPITAVA PLAUDENTE IN QUESTA CASA / FRANCESCO CAVALIERE DE GOSSLETH / I SERENISSIMI ARCIDUCHI / FRANCESCO CARLO – SOFIA / E I LORO FIGLI / CARLO LODOVICO – LODOVICO VITTORE / GENITORI FRATELLI / DELLA M.I.R.Ap . / FRANCESCO GIUSEPPE I / IMPERATORE D’AUSTRIA / ».

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazzale Eugenio Popovich D’Angeli

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Piazzale Eugenio Popovich D'Angeli (Google Maps)

 

POPOVICH D’ANGELI Eugenio (piazzale)

Piazzale Eugenio Popovich D’Angeli: Chiadino-Rozzol. Tra le vie C. de Marchesetti, E. Gasser e S. Barzilai. C.A.P. 34142.
Piazzale così battezzato con Delibera del Consiglio Comunale n. 369 d.d. 9.7.1962. Eugenio Popovich nacque a Trieste nel 1843; così appare dalla delibera del Consiglio Comunale del 1962, ma secondo altre fonti nacque nel gennaio 1842 e qualcuno lo ritiene «di origine dalmata ma vissuto a Trieste fin dalla primissima infanzia» (Foschiatti Coen). Popovich, che aggiunse in seguito al proprio il cognome della famiglia D’Angeli con la quale era imparentato, studiò al Ginnasio comunale di Trieste e tra il 1854 ed il 1858 fu compagno di studi del futuro Re Nicola del Montenegro. Lasciò Trieste nel 1860 – e rimase lontano da questa città per oltre sessant’anni – per stabilirsi a Torino, ove entrò a far parte del Comitato segreto trentino-istriano. Nel 1862 fu volontario in Aspromonte, nel 1866 combattè con i garibaldini nel Trentino, nel 1868 combattè in Montenegro contro i turchi. Studiò giurisprudenza alle università di Bologna e di Pisa ma si dedicò con particolare impegno al giornalismo, dirigendo per quasi venticinque anni il Diritto, giornale patriottico risorgimentale. Per la sua profonda conoscenza della situazione balcanica Popovich rese importanti servizi al giovane Regno d’Italia, grazie anche ai suoi rapporti di amicizia con Re Nicola di Montenegro; l’avvocato Popovich, infatti, ebbe parte rilevante nel favorire i rapporti tra la corte italiana e quella del Montenegro in occasione del fidanzamento e del matrimonio di Vittorio Emanuele III con Elena di Montenegro, essendo nominato anche Console generale del Montenegro. Quando quella regione venne annessa alla Serbia (1918) e quella famiglia reale fu costretta all’esilio, Popovich D’Angeli venne nominato Plenipotenziario del Montenegro alla Conferenza della pace di Versailles, dove, nonostante la sua ottima condotta – lodata anche da Clemenceau – non fu in grado di ottenere le richieste concessioni. Nominato Commendatore e Cavaliere di Gran Croce, Popovich D’Angeli visse quasi sempre a Roma; nel 1920 fece il suo primo ritorno a Trieste e Attilio Hortis con i patrioti giuliani offrirono un banchetto in suo onore a Opicina. Nel 1926, in occasione di altro suo soggiorno a Trieste, il Comune gli offrì una medaglia appositamente coniata. Nel 1928 si stabilì definitivamente a Trieste e in questa città morì quasi novantenne il 3 aprile 1931.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza del Ponterosso

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Piazza del Ponterosso (Google Maps)

 

PONTEROSSO (piazza del)

Piazza del Ponterosso: Città Nuova-Barriera Nuova. Lungo via Roma, a metà del Canal Grande. C.A.P. 34121.
Denominazione settecentesca, suggerita – come noto – dalla vicinanza del ponte (originariamente ligneo) che nel XVIII secolo venne gettato oltre il Canal Grande e che venne dipinto, appunto, di colore rosso. Questo primo ponte, risalente al 1754, venne sostituito nel 1832 da altro in ferro (disegnato, sembra, dall’arch. F. Bruyn), durato fino al 1925. L’attuale ponte, progettato nel 1924 dall’impresa Mazorana, venne inaugurato nel settembre 1925; in quell’occasione venne apposta l’iscrizione, oggi scomparsa: «RICOSTRUITO E AMPLIATO / DAL COMUNE DI TRIESTE / ESSENDO SINDACO / IL DOTT. GIORGIO PITACCO / SETTEMBRE 1925 – A. III / ».
Ai lati della piazza, che ospita nel mezzo la fontana «del puttino» detta anche del «Giovanin de Ponterosso» (scul. G. Mazzoleni, 1753), si trovano palazzo Genel, sede della Banca Nazionale del lavoro (1878, arch. A. Bacicchi, n. civ. 1) e la cosiddetta «casa rossa», edificio tardosettecentesco che ospita, tra l’altro, gli uffici dell’Università Popolare di Trieste, Ente Morale fondato nel 1899 (n. civ. 6).

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo Odorico Politi

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POLITI Odorico (largo)

Largo Odorico Politi: Roiano-Gretta-Barcola. Da via dei Baseggio a via Bonomea. C.A.P. 34136.

Denominazione apposta con Delibera del Consiglio Comunale n. 60 d.d. 6.4.1956.

Odorico Politi, pittore, nacque a Udine nel 1785; operò prevalentemente nell’ambiente veneziano ma lavorò anche per Trieste, eseguendo la pala Gloria di S. Antonio per la nuova chiesa di S. Antonio Taumaturgo. Altro suo quadro si trova presso il Civico Museo Revoltella. Morì a Venezia nel 1846. In via O. Politi sorgono esclusivamente edifici dell’Istituto Autonomo Case Popolari.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo Riccardo Pitteri

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PITTERI Riccardo (largo)

Largo Riccardo Pitteri: San Vito-Città Vecchia. Tra piazza dell’Unità d’Italia e via S. Sebastiano. C.A.P. 34121.
L’attuale largo è risultato dalla demolizione di parte degli edifici che fino agli anni Trenta circondavano l’antica piazzetta Pozzo del Mare. Con Delibera del Podestà n. 1306 d.d. 18.12.1937 il nome di «piazzetta Pozzo del Mare» venne modificato in quello di «largo Riccardo Pitteri». Fino a quella data, da alcuni anni, il nome di Pitteri era dato all’attuale via Cavana. Riccardo Pitteri nacque a Trieste il 29 maggio 1853 da Ferdinando, poi Podestà di Trieste; il bisnonno, Giovan Battista Pitteri, avvocato, era stato attivo nel movimento patriottico friulano del 1848. Laureatosi in giurisprudenza a Padova e ottenuto il riconoscimento della laurea a Graz, Riccardo Pitteri preferì dedicarsi alla letteratura e alla poesia, non mancandogli disponibilità economiche in quanto la famiglia possedeva numerosi beni immobili a Trieste e in Friuli. Nel 1870 pubblicò il primo libro di versi e negli anni successivi si impegnò intensamente nell’attività poetica, dando alle stampe una quantità notevole di volumi tra i quali si ricordano quelli intitolati Versi (1884), Tibulliana (1887), Campagna (1889), Primavera (1891), Nel golfo di Trieste (1892), Patria terra (1903); nella sua opera poetica predominano i motivi idillici e patriottici, legati al suo amore per l’ambiente agreste e alla sua passione politica patriottica e irredentistica. Fu autore del poemetto Il placito del Risano (1899) e della traduzione dell’Histria (1902), poema latino di A. Rapicio. Della sua produzione poetica in dialetto triestino si ricordano Messaggio de Goldoni a Trieste (1908) e Parla Minerva dea (1910), opere giudicate oggi con una certa severità dalla critica, ma che certamente corrisposero allo spirito triestino di primo Novecento e che contribuirono non poco a dargli notevole fama non soltanto entro i confini municipali. Pitteri si dedicò inoltre alla prosa, con altri lavori tra i quali ebbero significativo successo Un’ora al Sole, Lorenzo de’ Medici, Una pagina della storia d’Aquileia. Dal 1900 al 1914 fu Presidente della Lega Nazionale e allo scoppio del primo conflitto mondiale si trasferì a Roma, ove morì il 24 ottobre 1915. Nel 1926, ricorrendo il quindicesimo anniversario della fondazione, al ricreatorio della Lega Nazionale di San Giacomo venne dato il nome di R. Pitteri e all’interno venne posta una lapide con iscrizione dettata da S. Benco: « RICCARDO PITTERI / NATO A TRIESTE NEL 1853 / MORTO A ROMA NEL 1915 / POETA E CITTADINO MAGNANIMO / LASCIO ALL’ITALIA / L’ALTO VOLO DEI CANTI / E INTANTO / CON INFATICATA COSTANZA / DI DEVOZIONE E DI SACRIFICIO / LE ERGEVA / SU TUTTE LE TERRE IRREDENTE / CONTRO LO STRANIERO / PRESIDI E FORTEZZE ITALICHE / LE MOLTIPLICATE SCUOLE GLI ASILI / DELLA LEGA NAZIONALE / CHE EBBE IN LUI IL CAPO / CHE PER QUINDICI ANNI PIENI DI STORIA / FINO ALLA GUERRA LIBERATRICE / FINO ALLA SUA MORTE / ».

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza Piccola

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Piazza Piccola (Google Maps)

 

PICCOLA (piazza)

Piazza Piccola: San Vito-Città Vecchia. Dietro il palazzo municipale, tra largo Granatieri e via della Muda Vecchia. C.A.P. 34121.

Denominazione settecentesca per questa piazza, così chiamata per distinguerla dalla piazza Grande (oggi dell’Unità d’Italia). Il toponimo trova attestazione almeno dal 1735; cfr. i diari di A. Scussa alla data del 20.8.1735: «li fighi Zucherini hoggi si vendeuano in Piaza piccola tre al Soldo..
L’antica piazzetta ha subito notevoli mutamenti nel nostro secolo, causa le demolizioni effettuate negli anni Trenta. Rimane superstite, oltre a casa Civrani-Eisner-Polacco con ingresso in via della Procureria (1804), palazzo Costanzi (n. civ.3), importante costruzione progettata dall’arch. P. Nobile (1815-1817), in parte ristrutturata dall’arch. V. Valle nel 1841 e oggi degna sede di esposizioni. È scomparsa invece casa Bidischini, che già si trovava tra piazza Piccola e l’androna San Lorenzo, in corrispondenza dell’attuale largo Granatieri. All’opposto era casa Machlig, che formava angolo con la scomparsa androna del Pozzo, demolita per la costruzione del palazzo del Genio Civile (Ministero dei Lavori Pubblici), con ingresso in via del Teatro romano.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo Piave

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PIAVE (largo)

Largo Piave: Città Nuova-Barriera Nuova. Lungo via del Coroneo, all’altezza di via P. da Palestrina. C.A.P. 34133. Denominazione apposta con Delibera del Podestà n. 1158 d.d. 16.7.1932.
Il Piave è fiume (lungo 220 km.) che nasce dal monte Peralba e che scorre per la maggior parte attraverso il Veneto. Sfocia nel golfo di Venezia a nord-est di Lido di Iesolo ed è navigabile per 32 km. Durante il primo conflitto mondiale, dopo la sconfitta di Caporetto, costituì la linea di difesa delle truppe italiane (riva sinistra) e alla prima battaglia del Piave (9.11.1917) seguì la seconda battaglia (15-23 giugno 1918), conclusa con la ritirata delle truppe austriache. Largo Piave venne creato sull’area già occupata da parte dei fabbricati appartenenti alla Caserma Grande.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo Petazzi

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PETAZZI (largo)

Largo Petazzi: Roiano-Gretta-Barcola. Da via L. Stock a via Montorsino. C.A.P. 34135.Denominazione apposta con Delibera del Consiglio Comunale n. 477 d.d. 22.6.1971; già tratto di via Montorsino.
L’intitolazione ricorda l’antica famiglia triestina Petazzi, il cui ramo principale si estinse nel XVIII secolo, membri della quale avevano il titolo di baroni di San Servolo, di Schwarzenegg e di Castronovo. La tomba della famiglia si trova ancora nella chiesa di S. Maria Maggiore, davanti all’altare dedicato a S. Francesco Saverio, fatto costruire nel XVII secolo dal conte Nicolò Petazzi (Capitano cesareo di Trieste e di Gorizia, m. 1659) e dalla contessa Beatrice Petazzi nata baronessa de Dornberg; alla base dell’altare venne scolpita infatti l’iscrizione: «NICOLAUS / S.R.I. COMES PETTAZ / CAESAREUS / TERGEST. ET GORITIAE / CAPITANEUS / HAC / D. XAVERIO / DICATA ARA SIBI / DEARRHAVIT AETERNITATEM / ET QUAMVIS / SEMEL OCCIDENS / PULLATO SUB MARMOREI CONQUIESCAT MORTALIS / IN HOC TAMEN SUAE / ILLUSTRISSIMO PIETATIS TROPHAEO / SEMPER ORIENS RESPIRAT / IMMORTALIS /» .

Nel castello di San Giusto altra lapide ricorda un Benvenuto Petazzi: «BENVENUTUS PETATIUS / L. BARO IN SANCT SERW.LO / SCHWARZENEGG ET CASTRO / NOVO FERD. II IMP. CONSILIARI CUBIC ET PRAEFECTUS / TERGESTI ANO MDCXXX / ».

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo del Pestalozzi

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Largo del Pestalozzi (Google Maps)

 

PESTALOZZI (largo del)

Largo del Pestalozzi: San Giacomo. Tra le vie dell’Istria e del Molino a Vento. C.A.P. 34137. Denominazione apposta nel 1908.
Johann Heinrich Pestalozzi, educatore e pedagogo svizzero, nacque a Zurigo nel 1746 e morì a Brugg (cantone di Berna) nel 1827. Lasciati gli studi teologici e giuridici e fallito il tentativo di creare un’azienda agricola per la rieducazione morale dei ceti sociali più bassi (1775), si dedicò completamente agli studi di pedagogia e nel 1781 pubblicò il romanzo pedagogico Lienhard und Gertrude. Nel 1798, dopo la nascita della Repubblica Elvetica, fondò un orfanotrofio e nel 1800 fondò un istituto per la formazione di insegnanti elementari. Tra le sue altre opere: Come Geltrude istruisce i suoi figli (1801), Natura e fini del metodo (1802), Madre e bambino (1827).

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza del Perugino

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Piazza del Perugino (Google Maps)

 

PERUGINO (piazza del)

Piazza del Perugino: Barriera Vecchia. Lungo via delle Settefontane, tra le vie C. Gregorutti e Conti. C.A.P. 34138. Denominazione apposta nel 1912.
Pietro di Cristoforo Vannucci detto il Perugino nacque a Città della Pieve (Perugia) tra il 1445 ed il 1450 e morì a Fontignano (Perugia) nel 1523. Celebre pittore formatosi nell’ambiente umbro e toscano di P. della Francesca e del verrocchio, eseguì in età giovanile i pannelli con le Storie di S. Bernardino (Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia) e nel 1478 si trasferì a Roma, ove lavorò anche nella cappella Sistina eseguendovi alcuni affreschi. Nella ritrattistica vanno ricordati l’Autoritratto (Collegio del Cambio, Perugia) e il Ritratto di Francesco delle Opere (Galleria degli Uffizi, Firenze). Da rammentare infine gli affreschi eseguiti (1498-1500) per la sede del Collegio del Cambio a Perugia. In piazza del Perugino sorgono importanti caseggiati dell’I.A.C.P., tra cui quello al n. civ. 6 (1922) e quello al n. civ.7 (1922); in precedenza vi era soltanto il mercato pubblico.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo Papa Giovanni XXIII

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Largo Papa Giovanni XXIII (Google Maps)

 

PAPA GIOVANNI XXIII (largo)

Largo Papa Giovanni XXIII: San Vito-Città Vecchia. Tra via Duca d’Aosta e via dell’Università, C.A.P. 34123.
Già tratto di via Duca d’Aosta, questo largo venne così battezzato con Delibera del Consiglio Comunale n. 181 d.d. 15.3.1966, in deroga alla legge n. 1188 d.d. 23.5.1927. Giovanni XXIII, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli, nacque a Sotto il Monte nel 1881; cappellano militare durante il primo conflitto mondiale, divenne Arcivescovo nel 1925 e fu incaricato di alcune missioni diplomatiche, essendo visitatore apostolico in Bulgaria (1925), vicario apostolico in Turchia ed in Grecia (1935), nunzio apostolico a Parigi (1944). Nel 1953 divenne cardinale e patriarca di Venezia e nel 1958 venne eletto Papa. Durante il suo pontificato venne indetto il Concilio ecumenico Vaticano II ed emise le encicliche Mater et Magistra e Pacem in Terris. Morì a Roma nel 1963. Angelo Giuseppe Roncalli, cardinale e non ancora Papa, fu a Trieste nel 1955 in occasione del XXXIII congresso della Gioventù Universitaria Cattolica, svoltosi al Politeama Rossetti. Al n. civ. 1 di largo Papa Giovanni XXIII si trova il Civico Museo Sartorio, che ha sede nella neoclassica villa che la baronessa Anna Segrè Sartorio legò in morte al Comune di Trieste (1944). Il Museo venne aperto nel 1950. Al n. civ. 7 si trova palazzo Vivante (o Corti), eretto tra il 1842 ed il 1844 su progetto dell’arch. D. Corti, ristrutturato alla fine dell’Ottocento dall’arch. Koenig di Vienna e restaurato nel 1905 su progetto degli arch. A. Ziffer e R. Dick.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo Odorico Panfili

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Largo Odorico Panfili (Google Maps)

 

PANFILI Odorico (largo)

Largo Odorico Panfili: Città Nuova-Barriera Nuova. Lungo via Trento, dietro il palazzo delle Poste. C.A.P. 34132.
Già piazza dei Carradori, mutò denominazione nel 1883. Con nota d.d. 12.9.1883 la Delegazione Municipale comunicò alla Comunità evangelica di confessione augustana – la cui chiesa si trova al centro del largo – l’intenzione di intitolare il sito «largo» o «piazzetta degli Augustani»; i rappresentanti della Comunità, con lettera d.d. 12.10.1883, suggerirono la denominazione di «piazzetta della chiesa evangelica» oppure, subordinatamente, di «piazzetta Martino», in onore di Martin Lutero. Con delibera Del. Mun. n. 35425 d.d. 22.10.1883 venne stabilito di intitolare il sito piazzetta della chiesa evangelica. Con Delibera del Podestà n. 501 d.d. 4.7.1942 il nome venne nuovamente mutato; tuttavia la denominazione «largo Odorico Panfili» che compare tanto nello stradario ufficiale del Comune di Trieste quanto nella segnaletica stradale è imprecisa nel riportare il nome di colui che si volle ricordare. Teodorico Panfilli nacque a Budapest il 2 settembre 1911; laureatosi in medicina, lasciò Trieste, città nella quale la sua famiglia viveva da oltre un secolo e mezzo avendo per molto tempo diretto un cantiere navale, nel 1936 per arruolarsi nell’Esercito, ottenendo di essere assegnato come sottotenente medico al 70 ” Battaglione Coloniale in Abissinia. Cadde a Sellassiè (Africa Orientale) il 17 luglio 1938 e alla sua memoria venne conferita la medaglia d’oro al valor militare, con la motivazione: «Teodorico Panfilli, di Trieste, Tenente Medico del LXX” Battaglione Colonia. Ufficiale medico di una colonna impegnata contro soverchianti forze nemiche, volontariamente assumeva il comando di una squadra e teneva bravamente testa alla irruenza dell’avversario. Costretto a ripiegare in una posizione sistemata a difesa e saputo che un suo collega era stato gravemente ferito, si slanciava fuori della posizione, volontariamente per la ricerca del collega. Ferito una prima volta ad un fianco non desisteva dallo scopo e, trovato l’ufficiale già cadavere, provvedeva ad occultarlo per evitare lo strazio della salma. Durante tale suo pietoso ufficio trovava gloriosa morte. Esempio fulgido di eroismo e di elevatissimo senso del dovere. Selassiè, 17 luglio 1938». Al centro del largo, di fronte all’edificio già sede del Ginnasio comunale (1882-1883, prog. ing. F. Boara, esecuz. arch. P. Palese), si trova la chiesa della Comunità evangelico-augustana, notevole edificio in stile neogotico, eretta nel 1870-1871 dagli arch. F. Scalmanini e G. Berlam su progetto dell’arch. C. Zimmerman di Elbing; venne consacrata nel 1874. Restaurato negli anni 1983-1985, l’edificio sacro è attualmente sede anche di concerti musicali.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza dell’Ospitale

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Piazza dell'Ospitale (Google Maps)

OSPITALE (piazza dell’)

Piazza dell’Ospitale: Barriera Vecchia/Città Nuova-Barriera Nuova. Davanti all’Ospedale Maggiore. C.A.P. 34129.
Denominazione ottocentesca; è interessante osservare che nell’odonomastica ufficiale di Trieste si è ancora conservata la forma letteraria/antiquata Ospitale in luogo del termine Ospedale, oggi più diffuso e più facilmente accettabile nella popolazione. Il toponimo venne suggerito dalla presenza dell’Ospedale Civico, poi detto «Maggiore», costruito sui fondi Cassis-Hofman negli anni 1837-1840 su progetto dell’arch. A. Juris (con interventi dell’arch. D. Corti), elaborato sul modello edilizio dell’Allgemeines Krankenhaus di Vienna. Intitolato nel primo dopoguerra «Ospedale Regina Elena», dal 1923 gli Ospedali Riuniti (Maggiore e della Maddalena) vennero costituiti in Ente Morale. Con la costruzione del moderno centro ospedaliero di Cattinara, molte delle funzioni già assegnate al «Maggiore» sono state trasferite al nuovo ospedale.
La chiesa di San Giuseppe dell’Ospedale Maggiore venne eretta a parrocchia nel 1892 e oggi comprende l’Ospedale di S. Maria Maddalena, l’Ospedale Infantile (unito nel 1941), l’Ospedale Santorio Santorio (unito nel 1941) e l’Ospedale di Cattinara.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo Osoppo

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Largo Osoppo (Google Maps)

 

OSOPPO (largo)

Largo Osoppo: Roiano-Gretta-Barcola. Alla confluenza delle vie S. Santi, Aquileia, Gemona, Gradisca e Venzone. C.A.P. 34136.
Questo largo, già tratto di via Bonomea, ebbe nuova intitolazione con Delibera del Consiglio Comunale n. 597 d.d. 16.4.1974. Osoppo, comune in provincia di Udine (ab. 2526), è insediamento antico il cui nome, di origine preromana, appare ricordato fin dall’Alto Medioevo. Dal XIII secolo fu feudo di una nobile famiglia che l’ottenne dal patriarca Gregorio di Montelengo e nel 1328 divenne feudo dei Savorgnan. Passata sotto il dominio di Venezia nel 1419, la cittadina di Osoppo divenne austriaca dopo la caduta della Repubblica di San Marco e, con l’intervallo delle occupazioni napoleoniche, rimase tale fino al primo conflitto mondiale. Al centro di un moto insurrezionale patriottico nel 1848, Osoppo fu alla fine del secondo conflitto mondiale uno dei punti di riferimento per la costituzione di formazioni partigiane, che dalla cittadina presero anche il nome. Il terremoto del 1976 investì anche questa località, causando ingenti danni soprattutto al patrimonio storico artistico. Monumenti principali: la chiesetta di S. Giacomo (XV sec.), restaurata dopo il 1976 e la chiesa di S. Rocco, pure restaurata. La parrocchiale di S. Maria in Nives, nota fin dal XIII secolo e riconsacrata nel 1745, non è stata più ricostruita dopo il sisma.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza Guglielmo Oberdan

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Piazza Guglielmo Oberdan (Google Maps)

 

OBERDAN Guglielmo (piazza)

Piazza Guglielmo Oberdan: Città Nuova-Barriera Nuova. Lungo via G. Carducci, all’inizio di via Giustiniano. C.A.P. nn. 1, 2, 3, 8: 34122; rimanenti numeri: 34133.
Con delibera Giunta Municipale d.d. 11.11.1918 n. IX-47/5-18 la vecchia piazza della Caserma venne intitolata a G. Oberdan; l’attuale piazza venne ricavata con la demolizione della Caserma grande (1925-1927). Guglielmo Oberdan (Oberdank) nacque a Trieste, in una casa all’angolo via Carpison-via S. Francesco oggi scomparsa, il 1″ febbraio 1858; studiò a Trieste e frequentò il Politecnico di Vienna (1877-1878); arruolato nel 1878, disertò l’Esercito austriaco riparando in Italia, ove partecipò intensamente all’attività dei circoli irredentisti. Repubblicano e democratico, Oberdan ritornò a Trieste nel 1882 in occasione della visita dell’imperatore Francesco Giuseppe, prevista nell’ambito delle manifestazioni celebrative del quinto centenario della dedizione di Trieste all’Austria, con l’intenzione di attentare alla vita del sovrano onde richiamare l’attenzione pubblica sul problema dell’irredentismo giuliano. Arrestato a Ronchi ancor prima di arrivare a destinazione, venne processato e condannato all’impiccagione. La sentenza venne eseguita nel cortile della Caserma grande il 20 dicembre 1882. Nel cimitero militare di Trieste, presso il confine con il cimitero israelitico, si nota l’epitaffio: «L’AUSTRIA / INDARNO QUI NASCONDEVA / LA SALMA DI / GUGLIELMO OBERDAN / TENACE AMORE FRATERNO / NE RINTRACCIAVA / DOPO IL XL ANNO LE OSSA / PER DEPORLE NEL SEPOLCRO / DEGLI EROI TRIESTINI / MCMXXII /».
Al n. civ. 1 di piazza G. Oberdan si trova casa Guetta (1837, arch. N. Pertsch), sede di un albergo dagli anni Trenta, danneggiata durante il secondo conflitto mondiale e ristrutturata nel secondo dopoguerra; reca il n. civ. 3 palazzo Vianello (1903-1904, arch. R. Berlam), con motivi scultorei dell’artista G. Marin (al quale si deve pure il possente leone alla sommità); segue al n. civ. 4 l’edificio costruito per la R.A.S. su progetto (1935-1936) dell’arch. U. Nordio (sulla facciata prospiciente via G. Carducci campeggia un leone di S. Marco scolpito da U. Carà): all’interno vi è un affresco di Achille Funi e un pavimento a mosaico di Felicita Lustig Frai. All’angolo con via Giustiniano (n. civ. 5) è il palazzo già sede della TELVE e dell’E.I.A.R., eretto nel 1930 su progetto dello stesso U. Nordio (attualmente è sede triestina della S.I.P.). L’edificio sede del Consiglio regionale della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia (istituita 1964, Statuto speciale approvato con legge costituzionale d.d. 31.1.1963 n. 1) venne costruito nel 1939 per l’Ufficio del Lavoro su progetto di R. Battigelli e U. Nordio, e ristrutturato nel 1966 su progetto degli arch. U. Nordio e A. Cervi. Chiude l’esedra il palazzo dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni, eretto nel 1929 su progetto dell’arch. G. Giovannozzi.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo Giambattista Niccolini

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Largo Giambattista Niccolini (Google Maps)

 

NICCOLINI Giambattista (largo)

Largo Giambattista Niccolini: Barriera Vecchia. Al termine di via M. d ‘Azeglio, tra le vie Vittorio Alfieri e Giovanni Pascoli. C.A.P. 34129.
Denominazione apposta con delibera Giunta Municipale d.d. 28.3.1919 n. IX – 31/5-19. Giambattista (Giovanni Battista) Niccolini nacque a Bagni di San Giuliano (Pisa) nel 1782; poeta tragico, partecipò attivamente al movimento patriottico italiano. Già imprigionato nel 1799 all’epoca delle repressioni seguite agli avvenimenti francesi, fu repubblicano liberale e anticlericale, esprimendo i propri ideali anche nelle sue opere più significative, quali Nabucco, Giovanni da Procida e Arnaldo da Brescia. Morì a Firenze nel 1861 Al n. civ. 3-4 di largo G. Niccolini si trova la caserma del Corpo provinciale dei vigili del fuoco, già «appostamento» principale del «Corpo dei civili contro gl’incendi», ampliato nel 1902 con l’acquisto del fondo già n. tav. 613.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazzale Monte Re

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MONTE RE (piazzale)

Piazzale Monte Re: Altipiano Est (Villa Opicina). Lungo via Nazionale, davanti alla Scuola Elementare Statale. C.A.P. 34016.

Questo piazzale, ricavato nei primi anni del secolo con il prosciugamento di uno stagno, venne battezzato con Delibera del Podestà d.d. 8.11.1929 numero 63151- V-31152-29 «piazzale principe Umberto»; con Delibera del Podestà numero 498 d.d. 10.6.1944 la denominazione venne mutata in «piazzale Monte Re», dal nome del massiccio, oggi in territorio jugoslavo (altezza m. 1209), così chiamato già dai tempi di Paolo Diacono (Mons Regis). Sembra certo che fu così designato perché vi salì Alboino re dei Longobardi; sembra pure che questo stesso monte si chiamasse anteriormente Ocra, voce prelatina con significato di «aguzzo», «appuntito». L’altro nome del monte, Nanos (usata originariamente soltanto presso gli sloveni) è di incerta origine. In piazzale Monte Re si trova una edicola, contenente un’immagine della Madonna, costruita negli anni Trenta utilizzando blocchi marmorei già costituenti il monumento commemorativo della dedizione di Trieste all’Austria (piazza della Stazione, oggi della Libertà); reca invece il numero civico 2 la scuola elementare di Opicina, con annessa scuola di lingua slovena intitolata a F. Bevk, costruita su progetto dell’architetto G. Gartner (1909, lavori terminati nel 1912) e ristrutturata nel 1934 con la sopraelevazione di un piano.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo Ugo Mioni

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Largo Ugo Mioni (Google Maps)

 

MIONI Ugo (largo)

Largo Barriera Vecchia. Largo compreso tra le vie E.P. Salem, della Tesa e viale G. D’Annunzio. C.A.P. 34137.
Delibera del Consiglio Comunale numero 389 d.d. 9.7.1962 si stabilì di denominare «largo don Ugo Mioni» il «tratto terminale della via Conti». Tale intitolazione venne tuttavia modificata in «largo Ugo Mioni» Delibera del Consiglio Comunale numero 364 d.d. 21.6.1963, dopo l’intervento della Società di Minerva la quale, a richiesta di un parere, comunicò (nota d.d. 15.10.1962) di ritenere «più propria una intitolazione Largo Ugo Mioni, senza il don in quanto il suo valore educativo sta soprattutto nell’opera narrativa di educazione della gioventù. Alla stessa guisa di Antonio Stoppani, pure sacerdote, che viene ricordato per la sua opera col solo nome e cognome. Sembra, pertanto, a questa Società che proprio per dare il giusto valore dovuto all’opera di Mioni, sarà giusto ricordarlo nelle tabelle stradali col solo nome e cognome e con l’indicazione Sacerdote e scrittore». Ugo Mioni nacque a Trieste il 16 agosto 1870; studiò teologia al Seminario di Gorizia e si laureò in filosofia e sacra teologia nell’Università Gregoriana di Roma. Ordinato sacerdote, fu a Trieste cooperatore parrocchiale di Sant’Antonio Vecchio (B.V. del Soccorso) e nel primo dopoguerra si trasferì ad Alba. Nel 1932 entrò come terziario regolare nel convento di San Domenico di Fiesole con il nome di Padre Giacinto. Rivelò fin da giovane le sue doti di scrittore, fu attivo collaboratore dei giornali cattolici giuliani e dal 1895 cominciò una intensa attività di scrittore pedagogo; fu autore di quasi cinquecento opere narrative per ragazzi, libri di avventura, divulgatore di storia civile ed ecclesiastica, autore di libri di dottrina teologica. Morì nel monastero di Montepulciano il 9 febbraio 1935.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo Martiri della Risiera

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Largo Martiri della Risiera (Google Maps)

 

MARTIRI DELLA RISIERA (largo)

Largo Martiri della Risiera: Valmaura-Borgo San Sergio. Tra le vie dei Macelli, Rio Primario e il ratto della Pileria. C.A.P. 34148.

Intitolazione disposta Delibera del Consiglio Comunale numero 494 d.d. 17.10.1975. Ricorda genericamente quanti trovarono la morte, durante gli ultimi anni del secondo conflitto mondiale, nella vicina risiera di San Sabba.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

Un sentito ringraziamento va al Prof. Antonio Trampus, per aver acconsentito all'utilizzo dei suoi testi.

Trieste – Piazzale Madonna di Gretta

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Piazzale Madonna di Gretta (Google Maps)

 

MADONNA DI GRETTA (piazzale)

Piazzale Madonna di Gretta: Roiano-Gretta-Barcola. Al termine di salita alla Madonna di Gretta. C.A.P. 34136.
Questo piazzale, il cui nome non compare nello stradario ufficiale del Comune di Trieste, venne così battezzato con Del. Pres. numero 356 d.d. 14.6.1946. Il toponimo fa riferimento alla vicina chiesa dei Padri Carmelitani Scalzi (ingr. via dei Carmelitani, 10), dedicata a Maria Decor Carmeli, aperta al culto nel 1937; secondo altri studiosi il nome deriva dalla presenza, lì vicino, di una immagine sacra della Madonna.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Campo San Luigi

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Campo San Luigi (Google Maps)

 

LUIGI San (campo)

Campo San Luigi: Barriera Vecchia/Chiadino-Rozzol. Al termine di via del Farneto. C.A.P. 34142.
Denominazione apposta nel 1912, suggerita dal nome di una cappella già esistente nelle vicinanze, costruita nel 1770 dal commerciante Antonio Rossetti e soppressa nel 1784; era dedicata a San Luigi Gonzaga. La nuova chiesa di San Luigi, invece, benedetta nel 1949 ed eretta a sede parrocchiale nel 1954, si trova all’angolo tra le vie C. Archi e B. Biasoletto.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazzetta Santa Lucia

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Piazzetta Santa Lucia (Google Maps)

 

LUCIA Santa (piazzetta)

Piazzetta Santa Lucia: San Vito-Città Vecchia. Tra via Santi Martiri e via dei Crociferi. C.A.P. 34124.

Denominazione già esistente nell’Ottocento, suggerita dalla presenza di una chiesetta dedicata a quella Santa, già scomparsa alla fine del XVIII secolo.
In piazzetta Santa Lucia, di fronte alla chiesa della B.V. del Soccorso, si trova il nuovo ingresso della Curia Vescovile, aperto in questo dopoguerra contemporaneamente ad altri lavori di ristrutturazione del palazzo (prog. architetto V. Frandoli); all’interno venne posta una lapide commemorativa con l’iscrizione dettata da Mons. G. Del Ton: «VETERIBUS AEDIBUS PENITUS REFECTIS / NOVA CONTIGNATIONE EXSTRUCTA / APTO ORDINE DISPOSITA CONCLAVIUM SERIE / UT ADEUNTIBUS COMMODIOR INGRESSUS PATERET / UTQUE OFFICIALIBUS EXPEDITIOR / MUNERUM PERFUNCTIO CONTINGERET / IN HANG NOBILIOREM AMPLIOREMQUE FORMAM / EPISCOPALIS CURIA / REDACTA / ANNO MCMLVI /».
In uno dei cortili interni è stata ripristinata, per cura di Mons. L. Parentin, una lapide barocca già posta sulla facciata della chiesetta di San Francesco da Paola, lì vicino costruita nel 1733 e abbattuta dopo il 1784; reca l’iscrizione: «D.O.M. / SACELLUM ET CONFRATERNITAS 1 AD DIVI FRANCISCI DE PAULA /
HONOREM ERECTAE / AC CAROLI VI PII IMPERATORIS / CAESAREIS INSIGNIBUS / DECORATAE DIE XXIX APR. LIS / MDCCXXXIII /».

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza della Libertà

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Piazza della Libertà (Google Maps)

LIBERTÀ (piazza della): Città Nuova-Barriera Nuova. Dinanzi alla stazione ferroviaria centrale, all’inizio di viale Miramare. C.A.P. numero 1: 34135; dal numero 2 al numero 7: 34132; dal numero 8 a fine: 34135.
Già piazza della Stazione, divenne «piazza della Libertà» con Delibera della Giunta Municipale d.d. 28.3.1919 numero IX-31/5-19.
È una della principali piazze della città, importante perché offre la prima impressione di Trieste al viaggiatore che vi giunge per la strada Costiera o per ferrovia. Al numero civico 1 si trova casa Catolla, pregevole edificio costruito nel 1898 (prog. 5.4.1897) dall’ing. Giusto Catolla, con ingresso su corso Cavour; al numero civico 2 è l’imponente palazzo Panfilli, la cui costruzione, terminata nel 1881, venne effettuata dagli ingegneri Giov. Berlam, Giov. Righetti e Giov. Scalmanini su progetto (d.d. 26.8.1878) degli architetti viennesi Anton Gross e Wilhelm Jelinek; reca il numero civico 3 casa Brunner, costruita nel 1873 su progetto (17.5.1871) dell’ing. Giuseppe Naglos; al numero civico 4 si trova invece palazzo Miller, costruito nel 1878 dall’impr. Giov. Batt. Dreina su progetto dell’architetto G. Bruni per la ditta Miller & Comp. (prog. 28.8.1876); al numero civico 5 è palazzo Kalister (proprietà Parisi dal 1911), in stile neogreco, costruito nel 1881 su progetto (2.9.1879) dell’architetto Giov. Scalmanini, con la collaborazione dell’architetto Luigi Zabeo per la parte decorativa. Reca invece il numero civico 6 un’altra casa Catolla (poi, dal 1894, proprietà Parisi), eretta nel 1883 su progetto (15.8.1882) dell’architetto Francesco Catolla. Notevole è al numero civico 7 palazzo Economo, in stile neogreco, costruito nel 1887 su progetto (16.12.1884) dell’architetto Giov. Scalmanini con la collaborazione per la parte decorativa dell’architetto L. Zabeo; oggi accoglie la Galleria di Arte Antica e la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici, Archeologici, Artistici e Storici del Friuli-Venezia Giulia (B.A.A.A.A.S.). Segue, al numero civico 8, la stazione ferroviaria centrale, inaugurata il 19 giugno 1878 (prog. architetto Flattich), che sostituì il primitivo edificio risalente al 1856 ubicato altrove. Più moderno è invece l’edificio destinato a Stazione comunale delle autolinee (1935, architetto U. Nordio), mentre al 1951 risale la costruzione riservata a Mensa comunale (numero civico 12) (inaugur. 19.12.1951, prog. dell’Ufficio Tecnico Comunale). Nel giardino di fronte alla stazione venne inaugurato il 25 marzo 1889 il monumento commemorativo del quinto centenario della dedizione di Trieste all’Austria (1382-1882); di buona fattura, era costituito da un basamento sul quale poggiava un gruppo marmoreo raffigurante ruderi romani e sovrastato da un obelisco, mentre Trieste era allegoricamente rappresentata da una bronzea figura femminile che sorgeva da quelle rovine. L’intero monumento era poi cinto da una bassa cancellata in bronzo recante, ai quattro angoli, quattro interessanti fanali pure di bronzo. Il progetto del monumento fu steso dallo scultore dalmata Ivan Rendic, la statua venne fusa a Vienna dallo scultore Poeninger. Sul basamento era incisa l’epigrafe dettata da don Pietro Tomasin: «PRAEVIDENS MAIORUM CONSILIUM TERGESTINAM PRAECLARAM URBEM / PRID. KAL. OCTOBRIS MCCCLXXXII LEOPOLDO III PIO AUSTRIAE DUCI / SPONTE OBTULIT / ET NEPOTES EMPORII INCOLAE / SEDENTE FRANCISCO JOSEPHO / AUG. IMPERATORE ET REGE APOSTOLICO / HOC FIDELITATIS AVITAE MONUMENTUM / AERE CONLATO / EREXERE A.D. MDCCCLXXXIX / QUOD BONUM FAUSTUMQUE SIT / » .
Un disco marmoreo decorato di tredici stemmi ricordava le antiche tredici casate triestine. Il monumento venne demolito nel 1936: la statua bronzea venne fusa (con eccezione della testa che finì nella collezione de Henriquez), l’obelisco fu abbandonato nei depositi comunali, le pietre del basamento furono adoperate per la costruzione dell’edicola contenente l’immagine sacra della Madonna in piazzale Monte Re a Opicina, la cancellata venne destinata a decorazione del Museo del Risorgimento di villa Basevi, i quattro fanali vennero posti alle imboccature del nuovo ponte «rosso» sul Canal Grande (oggi ne rimangono superstiti solo due), il disco con gli stemmi delle tredici casate è stato posto nel castello di San Giusto. Nell’altro giardinetto, quello già prospiciente il Silos e oggi in gran parte scomparso con la costruzione della Stazione comunale delle autolinee, venne collocato nel 1912 il monumento commemorativo dell’imperatrice Elisabetta, moglie di Francesco Giuseppe I (scultore Ferdinando Seifert), smontato dopo il primo conflitto mondiale e oggi in attesa di nuova destinazione.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazzale dei Legnami

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Piazzale dei Legnami (Google Maps)

 

LEGNAMI (piazzale dei)

Piazzale dei Legnami: Servola-Chiarbola. Tra via I. Svevo e via degli Alti Forni. C.A.P. 34145.
Risale al 6.4.1956 (Delibera del Consiglio Comunale numero 60) questa intitolazione, «dall’uso del piazzale come porto di legnami» (così dalla motivazione). Lo scalo legnami era situato originariamente nella zona di Campo Marzio, nel sito oggi occupato dalla stazione ferroviaria di Sant’Andrea; per la costruzione di questa stazione, fin dal 1902, si rese necessario il trasferimento dello scalo legnami ai piedi del colle di Servola, su di un vasto terreno (190.000 mq.) ottenuto con l’interramento di un tratto di mare.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo Ugo Irneri

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Largo Ugo Irneri (Google Maps)

IRNERI Ugo (largo)

Largo Ugo Irneri: San Vito-Città Vecchia. Alla confluenza tra viale R. Gessi e passeggio S. Andrea. C.A.P. 34123.

Già tratto di passeggio Sant’Andrea, ebbe questa denominazione dal 28.12.1987, suggerita dalla presenza del nuovo palazzo del Lloyd Adriatico di Assicurazioni, istituto fondato da Irneri. Ugo Irneri (Hirn) nacque a Trieste il 26.1.1896; laureatosi dottore commercialista, si impegnò nel ramo assicurativo e nel 1936, assieme ad alcuni colleghi, fondò la «Società Anonima Cooperativa Sabauda di Assicurazioni» cui si aggiunse nel 1938 la «Mutua Sabauda Malattie», entrambe fuse nel 1939 nella «Mutua Sabauda di Assicurazioni» che nel 1946 divenne «Lloyd Adriatico di Assicurazioni e Riassicurazioni» con sede in Venezia.
Dal 1956, ormai società per azioni, il Lloyd Adriatico ebbe nuovamente sede a Trieste, in via del Lazzaretto Vecchio. Ugo Irneri, che come presidente della società diede un contributo non indifferente all’impresa assicurativa italiana, lasciò la direzione nel 1971 assumendo la carica di presidente onorario e pubblicò un’autobiografia dal titolo Cinquant’anni di battaglie: memorie di un assicuratore. Nominato Cavaliere del Lavoro nel 1978, morì a Trieste il 2 gennaio 1979.
Al numero civico 1 di largo Irneri si trova oggi il nuovo palazzo del Lloyd Adriatico, costruito nel 1986 (grog. architetto Celii e Tognon) sui terreni già occupati dagli edifici della fabbrica macchine di Sant’Andrea.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza Attilio Hortis

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Piazza Attilio Hortis (Google Maps)

 

HORTIS Attilio (piazza)

Piazza Attilio Hortis: San Vito-Città Vecchia. Tra via dell’Annunziata e via S. Giorgio. C.A.P. dal numero 1 al numero 5: 34123; dal numero 6 a fine: 34124.

Già piazza Lipsia, con Delibera della Giunta Municipale d.d. 28.3.1919 numero IX-31/5-19 venne denominata «piazza degli Studi» (per la presenza dell’edificio sede dell’Istituto Nautico e del palazzo della Biblioteca Civica); con Delibera della Giunta Municipale d.d. 26.4.1926 numero 37/5-VIII-31/12/2-26, ottenuta l’autorizzazione dal Ministero della Pubblica Istruzione, la piazza venne intitolata all’umanista e patriota Attilio Hortis, nato a Trieste il 13 maggio 1850, primogenito dell’avv. Arrigo, noto esponente del partito liberale nazionale giuliano. Giovane intelligente e brillante fin dagli anni che videro la sua frequentazione del Ginnasio comunale, Attilio Hortis studiò poi contemporaneamente a Padova giurisprudenza e lettere: laureatosi in giurisprudenza nel 1871 (ripetuti poi alcuni esami nel 1872 a Graz per ottenere il riconoscimento da parte del governo austriaco) esercitò per poco tempo l’avvocatura, dedicandosi poi completamente agli studi letterari. Nel 1872, a ventidue anni, ottenne l’incarico di direttore della Biblioteca Civica di Trieste, nel 1875, a venticinque anni, divenne direttore dell’Archeografo Triestino. Alla sua attività di studioso sono dovuti fondamentali contributi apparsi in quegli anni: il volume Scritti inediti di Francesco Petrarca (Trieste 1874), lo studio Alcune lettere di Pietro Metastasio pubblicate dagli autografi (Trieste 1876) e l’importante lavoro Studi sulle opere latine del Boccaccio (Trieste 1879); opere che gli valsero consensi e riconoscimenti unanimi da parte della critica nazionale ed europea, cui seguirono l’offerta della cattedra di Filologia romanza all’Università di Graz e della Prefettura della Biblioteca nazionale di Roma, incarichi che Hortis tuttavia non accettò. Proprio in quegli stessi anni la sua attività di studioso conobbe una nuova fase; anche a seguito delle ridotte possibilità economiche – dovute alla morte del padre, del quale si accollò alcuni debiti rimasti insoluti – rinunciò alle lunghe e dispendiose ricerche sulla storia letteraria italiana, pur continuando a seguire l’attività scientifica sugli argomenti prediletti e intervenendo ancora con notevoli saggi critici. Profuse allora maggiore impegno nell’attività politica, militando nelle file del partito liberale nazionale giuliano e divenendo uno degli esponenti politici più amati dalla cittadinanza, oltre ad essere quello culturalmente più preparato; nel 1897 risultò eletto deputato al Parlamento di Vienna e in quell’assise operò per oltre un decennio con rara capacità: celebre è il discorso da lui tenuto in lingua tedesca nel 1902 a favore dell’università italiana a Trieste, nel quale – ricorda M. Gentile – «manifesta in una forma che nella sua esemplarità può essere definita classica [la] vitale consonanza tra dottrina e sentimento, tra l’autorità dello studioso di fama universale e la precisa rilevanza del mandato rappresentativo». Parallelamente all’attività politica, e più volte anche in funzione di questa, Hortis si dedicò quindi alla storia patria, interessandosi in particolare del basso Medioevo e pubblicando contributi di notevole rilievo, dedicandosi alla raccolta dei materiali per una progettata storia della cultura giuliana, purtroppo non compiuta, della quale fornì una sorta di anticipazione nei tre manoscritti La chiesa, Il commercio e La pubblica istruzione che gli valsero, già nel 1883, il premio Rossetti. Dell’attività storicoletteraria di Hortis è da rilevare, ancora, un aspetto che lo distinse per metodo scientifico e per modernità di proponimento. Nell’opera storica di Hortis, infatti, è ben distinguibile una posizione maturata dallo studioso e dovuta in non poca misura al carattere dei lavori compiuti fin dalla giovinezza: quella relativa al modo di fare storia locale, anche storia politica nel caso specifico, superando il gusto dell’erudizione tardo-ottocentesca tipica di un Kandler – per la cui opera, comunque, nutriva grande ammirazione – inquadrando la storia cittadina nel più vasto àmbito della storia nazionale ed europea. Si tratta, come accennato, di una impostazione moderna, che porta al superamento del particolarismo geografico e alla relativizzazione del concetto di storia locale; una necessità ben presente oggi alla generazione di studiosi intellettualmente più maturi, il cui operato rivela sempre maggiore attenzione per le nuove prospettive della storia locale. Al termine del primo conflitto mondiale Hortis venne nominato senatore (24 febbraio 1919) e pure a Roma continuò intensamente l’attività politica in favore della Venezia Giulia. Studioso e uomo politico di ormai riconosciuto Trieste il 23 febbraio 1926. Al numero civico 1 di piazza Hortis si trova l’Istituto Tecnico Nautico Statale «Tomaso di Savoia Duca di Genova»,  dall’antica Accademia reale e di nautica, ospitato oggi in un edificio costruito nel 1877 su progetto dell’ing. Giovanni Righetti. E posto nel mezzo del giardinetto che occupa gran parte della piazza il busto marmoreo di A. Hortis, opera dello scultore G. Mayer; reca il numero civico 4 palazzo Maurizio (o Bisserini), costruito nel 1802, ristrutturato nel 1817 dall’architetto P. Nobile, che lo alzò di un piano, sede della Biblioteca Civica dal 1820 e dal 1856 del Museo Civico di Storia Naturale (fino al 1924 Civico Museo Ferdinando Massimiliano).

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Largo Granatieri

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Largo Granatieri (Google Maps)

 

GRANATIERI (largo)

Largo Granatieri: San Vito-Città Vecchia. Attiguo a piazza Piccola, dietro il Palazzo municipale. C.A.P. 34121.
Delibera del Consiglio Comunale numero 206 d.d. 29.5.1951 questo largo, creato con le demolizioni degli anni Trenta e fino a quell’epoca privo di intitolazione, venne denominato «largo Granatieri», a ricordo del corpo di soldati specializzati dell’Esercito italiano (fanteria), chiamato «granatieri» nel 1567 perché costituito da lanciatori di granate a mano; la Brigata Granatieri fu una delle prime ad essere ricostituite dopo l’armistizio. L’ampio e moderno palazzo dell’anagrafe, sede di uffici comunali (ingresso passo Costanzi numero 1), venne eretto nel 1958 su progetto (1954) degli architetto A. Cervi e R. Boico. Al numero civico 2 di largo Granatieri, invece, si trova l’ingresso dell’ala nuova del municipio, un edificio costruito su progetto dell’ing. V. Privileggi (1937) sul sedime di alcune antiche abitazioni, già con ingresso su via Malcanton.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza Carlo Goldoni

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Piazza Carlo Goldoni (Google Maps)

 

GOLDONI Carlo (piazza)

Piazza Carlo Goldoni: Barriera Vecchia-Città Nuova-Barriera.

L’attuale piazza Goldoni ha cambiato più volte denominazione; nel Settecento si chiamava piazza San Lazzaro, dal 15 giugno 1886 divenne piazza delle Legna, denominazione frequente anche in altre città italiane. Nel 1902, la piazza prese il nome di Carlo Goldoni; nel periodo 1915-1918, dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria-Ungheria, venne ripristinato il toponimo ottocentesco; dal 1919 ritornerà ad essere piazza Goldoni.

La primitiva denominazione Piazza delle Legna si deve al mercato che venne a costituirsi spontaneamente nella distesa che si apriva dopo il Corso e che riforniva di legna la città con gli alberi della collina di Montuzza.

La palazzina Tonello (civico 1), già sede degli uffici di redazione del Piccolo (dal 1897), venne incendiata nel 1915; alla fine del conflitto fu restaurata; al numero civico 10 si trova casa Caccia, su progetto dell’architetto G. Berlam, 1875.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste – Piazza San Giovanni

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Piazza San Giovanni (Google Maps)

 

GIOVANNI San (piazza)

Piazza San Giovanni: Città Nuova-Barriera Nuova.

Denominazione ottocentesca suggerita dal nome dell’acquedotto romano, detto di San Giovanni perché percorre la omonima vallata, il cui tracciato originariamente attraversava questo sito raggiungendo, più oltre, l’attuale piazza dell’Unità d’Italia. Con Delibera del Podestà d.d. 5.3.1938 si decise di mutare il nome di piazza San Giovanni in quello di «piazza Caduti Fascisti»; questa nuova denominazione venne soppressa con Delibera Commissario Prefettizio numero 648 d.d. 4.9.1943 (conf. Del. Pres. numero 407 d.d. 6.7.1946).
L’edificio principale che prospetta la piazza è palazzo Diana al numero civico 5, costruito nel 1882 per il commerciante M. Diana (grog. ing. C. Holzner), sede dal 1948 della sezione provinciale della Democrazia Cristiana e al cui pianterreno si trova l’ottocentesca farmacia «All’Ercole Trionfante»; al numero civico 3 si trova palazzo Minerbi (architetto F. Angeli, 1880) mentre al numero civico 4 si trova casa Gentilli (ing. C. Vallon, 1882, ristrutturata nel 1890 dall’ing. E. Geiringer). Al centro della piazza, sul sito già occupato da una fontana risalente al 1866, venne eretto nel 1906 il monumento marmoreo dedicato a G. Verdi, inaugurato il 27 gennaio 1906 (scultore A. Laforet); distrutto dai filoaustriaci nel 1915 a seguito della dichiarazione di guerra dell’Italia all’impero austroungarico, venne rifatto in bronzo nel 1926 dalla fonderia Savini e Ripamonti di Milano. Reca scolpite, sul basamento in pietra calcarea, le parole: «ERETTO NEL MARMO / DALLA FEDE DEI CITTADINI / IL XXVII GENNAIO MCMVI / DISTRUTTO DA ODIO NEMICO / IL XXIII MAGGIO MCMXV / VOLLE IL COMUNE / CHE QUI RISORGESSE NEL BRONZO / IL XXIV MAGGIO MCMXXVI /».

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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