Trieste : Lanterna, Sacchetta e Riva Grumula

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Lanterna, Sacchetta e Riva Grumula

Stabilimenti balneari “Lanterna” “Ausonia-Savoia” ” alla Diga”

La nuova linea di costa, nata dall’interramento venne destinata ad uso pubblico, con l’apporto di sassi e ghiaia venne realizzata una riva, nasceva il popolare bagno “ALLA LANTERNA” la data di inaugurazione ufficiale risale al 1903, popolarmente sarà chiamato “Pedocin” o “Ciodin”. Inizialmente la spiaggia era divisa da un semplice steccato, che fu poi sostituito da un muro di mattoni. Il muro fu abbattuto una sola volta nel 1959, per essere subito ricostruito qualche metro più in là: se all’inizio infatti la spiaggia era divisa precisamente a metà, dal 1959 in poi venne concesso più spazio alle donne, per la presenza dei bambini e perché erano loro le maggiori frequentatrici della Lanterna. L’ingresso a pagamento fu introdotto nel 1938: i prezzi sono variati negli anni ma sono sempre stati molto bassi, quel tanto che basta per mantenere una doppia spiaggia. (Margherita Tauceri)

Uno stabilimento per bagni di mare destinato alla scuola di nuoto per i militari della Marina austriaca era attivo a Trieste fin dal 1830. Demolito il primo Bagno militare, esistente all’interno della Sacchetta, ai piedi della lanterna, venne costruito nel 1909 un secondo BAGNO MILITARE dalla parte esterna del Molo teresiano, su palafitte, interamente di legno, riservato ai dipendenti delle forze armate, con il rettangolo che delimita la zona di nuoto, l’alto trampolino e le tende da sole. Il nuovo stabilimento sorse su palafitte con una lunga ed alta sovrastruttura tutta in legno a doppio tetto. Una lunga passerella, pure di legno, congiungeva lo stabilimento alla riva.
Era lungo metri 40, largo 43,5, elevato di 3 metri sopra la media bassa marea, aveva 120 cabine, alcune cabine per bagni singoli, spogliatoi, una grande vasca per nuotatori provetti di m 15 per 30,2.
Il secondo bagno militare era di color “pece”, infatti al fine di difendere il più possibile le strutture lignee dall’aggressione del mare, veniva usata una soluzione di carbonileum, che conferiva al manufatto una tinta bruna, quasi funerea, che imprigionava i cocenti raggi del sole e cuoceva i piedi dei bagnanti.
Il secondo Bagno militare aprì nell’estate del 1909 e rimase attivo sino al 1920, quando il Genio Militare di Trieste lo mise in vendita. Dopo la prima guerra mondiale quindi fu destinato esclusivamente ai civili e assunse il nome di “BAGNO SAVOIA”.
Accanto a questo fu inaugurato il 1° giugno 1934 un moderno bagno con tecniche e materiali di avanguardia, con strutture di calcestruzzo che per qualche tempo fece la concorrenza al vecchio stabilimento di legno. Ma poi questo bagno, denominato “AUSONIA”, finì col fondersi con il primo e formare da ultimo un tutto omogeneo allorché anche il Savoia fu ricostruito in cemento armato (1939).
I due stabilimenti quindi si fusero in un unico corpo con la costruzione di un pontile di raccordo, assumendo quindi la conformazione attuale. Ancora oggi la zona destra dell’Ausonia è pavimentata in legno e viene denominata “Savoia” dai suoi frequentatori.
Nei decenni successivi furono apportate diverse modifiche all’edificio, senza tuttavia alterarne l’identità strutturale e storica. Particolarmente rilevante fu l’opera di restauro ed ampliamento del 1954, resasi necessaria a causa dei danni provocati da una violentissima mareggiata. (Dino Cafagna)

Quando la diga era un deposito di carbone, chi vi lavorava veniva trasportato con le barche delle ditte. Poi, dimessa l’attività del carbone, la diga divenne la spiaggia pubblica e popolare dei triestini.
Nel 1913 Bootshaus der “Eintracht” oggi “BAGNO ALLA DIGA”, era la sede operativa della società sportiva Turnverein Eintracht . Le cabine pensili vennero poi distrutte da una mareggiata, nel 1911.
Non c’era un servizio pubblico per trasportare le persone, dal molo San Carlo ( poi molo Audace) alla diga, oggi bagno Antica Diga, venivano utilizzati gli che avevano una barca oppure veniva chiesto un passaggio ai pescatori.
Oggi ci sono due navette che portano da qui a là. (Margherita Tauceri)