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Palazzo del Tergesteo, inaugurato la sera del 24 agosto del 1842, venne costruito, in soli due anni e con una spesa inferiore ai due milioni di lire austriache, su progetto dell’architetto e ingegnere Francesco Bruyn. Il disegno definitivo dell’edificio rappresenta un compromesso fra due ipotesi progettuali precedenti riferibili all’architetto Antonio Buttazzoni e all’architetto milanese Andrea Pizzola.
L’edificio, innalzato sul sito della Dogana Vecchia, sorse per iniziativa di un gruppo di azionisti, la “Società del Tergesteo”, come luogo adatto al commercio e punto di ritrovo della Trieste ottocentesca.
La galleria del Tergesteo venne aperta nel 1842 per ospitare “nella parte esteriore del pianterreno […] eleganti botteghe e una grandiosa caffetteria”, e per creare nella parte interna “un luogo di riunione dei Negozianti ed altri […]”. In seguito gli spazi del pianterreno furono destinati alla “Società dei Commercianti”.
Il palazzo fu sede della Borsa triestina dal 1844 al 1928 e del Lloyd Austriaco dal 1857 al 1883. Negli stessi anni il Tergesteo venne frequentato da illustri personaggi, tra i quali Italo Svevo, che utilizzò la galleria come sfondo per il suo romanzo, la Coscienza di Zeno.
Durante la seconda guerra mondiale le sale del pianterreno divennero sede di un circolo militare tedesco. In seguito ai danni provocati dall’occupazione negli anni Cinquanta il palazzo fu interessato da interventi di restauro. Nel 1957 l’architetto Alessandro Psacaropulo intervenne sulla galleria, sostituendo la copertura originaria a spioventi con una struttura in vetro-cemento e restaurando le superfici murarie. Dagli anni Sessanta il Tergesteo vide rinnovata, restaurata e finalmente aperta al pubblico la galleria. Nel 1982 la vecchia Società venne incorporata dalla “D. Tripcovich & Ci. S.p.A.”.
Il gruppo scultoreo visibile sulla facciata prospiciente Piazza della Borsa, realizzato da Pietro Zandomeneghi, raffigura al centro la città di Trieste, con a lato un bambino simbolo della nascente industria, in piedi su una conchiglia trainata da quattro cavalli. A destra Mercurio, protettore dei mercanti. Sul prospetto posteriore che dà su Piazza Giuseppe Verdi, la scultura di Antonio Bianchi rappresentante Nettuno e Mercurio, affiancati dalle allegorie della geografia e della storia. (da: biblioteche.comune.trieste.it)
Tra le foto: il datario che riporta la data di fondazione “Società del Tergesteo”, l’orologio di Giovanni Eckert e uno dei rilievi in zinco con motivi marini, coppie di delfini, simboli della Navigazione e del Commercio marittimo e due scudi posti ai lati dei portali d’ingresso.
Il palazzo è stato ultimamente restaurato integralmente.

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L’edificio, innalzato sul sito della Dogana Vecchia, sorse per iniziativa di un gruppo di azionisti, la “Società del Tergesteo”, come luogo adatto al commercio e punto di ritrovo della Trieste ottocentesca.
La galleria del Tergesteo venne aperta nel 1842 per ospitare “nella parte esteriore del pianterreno […] eleganti botteghe e una grandiosa caffetteria”, e per creare nella parte interna “un luogo di riunione dei Negozianti ed altri […]”. In seguito gli spazi del pianterreno furono destinati alla “Società dei Commercianti”.
Il palazzo fu sede della Borsa triestina dal 1844 al 1928 e del Lloyd Austriaco dal 1857 al 1883. Negli stessi anni il Tergesteo venne frequentato da illustri personaggi, tra i quali Italo Svevo, che utilizzò la galleria come sfondo per il suo romanzo, la Coscienza di Zeno.
Durante la seconda guerra mondiale le sale del pianterreno divennero sede di un circolo militare tedesco. In seguito ai danni provocati dall’occupazione negli anni Cinquanta il palazzo fu interessato da interventi di restauro. Nel 1957 l’architetto Alessandro Psacaropulo intervenne sulla galleria, sostituendo la copertura originaria a spioventi con una struttura in vetro-cemento e restaurando le superfici murarie. Dagli anni Sessanta il Tergesteo vide rinnovata, restaurata e finalmente aperta al pubblico la galleria. Nel 1982 la vecchia Società venne incorporata dalla “D. Tripcovich & Ci. S.p.A.”.
Il gruppo scultoreo visibile sulla facciata prospiciente Piazza della Borsa, realizzato da Pietro Zandomeneghi, raffigura al centro la città di Trieste, con a lato un bambino simbolo della nascente industria, in piedi su una conchiglia trainata da quattro cavalli. A destra Mercurio, protettore dei mercanti. Sul prospetto posteriore che dà su Piazza Giuseppe Verdi, la scultura di Antonio Bianchi rappresentante Nettuno e Mercurio, affiancati dalle allegorie della geografia e della storia. (da: biblioteche.comune.trieste.it)
Tra le foto: il datario che riporta la data di fondazione “Società del Tergesteo”, l’orologio di Giovanni Eckert e uno dei rilievi in zinco con motivi marini, coppie di delfini, simboli della Navigazione e del Commercio marittimo e due scudi posti ai lati dei portali d’ingresso.
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L’edificio, innalzato sul sito della Dogana Vecchia, sorse per iniziativa di un gruppo di azionisti, la “Società del Tergesteo”, come luogo adatto al commercio e punto di ritrovo della Trieste ottocentesca.
La galleria del Tergesteo venne aperta nel 1842 per ospitare “nella parte esteriore del pianterreno […] eleganti botteghe e una grandiosa caffetteria”, e per creare nella parte interna “un luogo di riunione dei Negozianti ed altri […]”. In seguito gli spazi del pianterreno furono destinati alla “Società dei Commercianti”.
Il palazzo fu sede della Borsa triestina dal 1844 al 1928 e del Lloyd Austriaco dal 1857 al 1883. Negli stessi anni il Tergesteo venne frequentato da illustri personaggi, tra i quali Italo Svevo, che utilizzò la galleria come sfondo per il suo romanzo, la Coscienza di Zeno.
Durante la seconda guerra mondiale le sale del pianterreno divennero sede di un circolo militare tedesco. In seguito ai danni provocati dall’occupazione negli anni Cinquanta il palazzo fu interessato da interventi di restauro. Nel 1957 l’architetto Alessandro Psacaropulo intervenne sulla galleria, sostituendo la copertura originaria a spioventi con una struttura in vetro-cemento e restaurando le superfici murarie. Dagli anni Sessanta il Tergesteo vide rinnovata, restaurata e finalmente aperta al pubblico la galleria. Nel 1982 la vecchia Società venne incorporata dalla “D. Tripcovich & Ci. S.p.A.”.
Il gruppo scultoreo visibile sulla facciata prospiciente Piazza della Borsa, realizzato da Pietro Zandomeneghi, raffigura al centro la città di Trieste, con a lato un bambino simbolo della nascente industria, in piedi su una conchiglia trainata da quattro cavalli. A destra Mercurio, protettore dei mercanti. Sul prospetto posteriore che dà su Piazza Giuseppe Verdi, la scultura di Antonio Bianchi rappresentante Nettuno e Mercurio, affiancati dalle allegorie della geografia e della storia. (da: biblioteche.comune.trieste.it)
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La galleria del Tergesteo venne aperta nel 1842 per ospitare “nella parte esteriore del pianterreno […] eleganti botteghe e una grandiosa caffetteria”, e per creare nella parte interna “un luogo di riunione dei Negozianti ed altri […]”. In seguito gli spazi del pianterreno furono destinati alla “Società dei Commercianti”.
Il palazzo fu sede della Borsa triestina dal 1844 al 1928 e del Lloyd Austriaco dal 1857 al 1883. Negli stessi anni il Tergesteo venne frequentato da illustri personaggi, tra i quali Italo Svevo, che utilizzò la galleria come sfondo per il suo romanzo, la Coscienza di Zeno.
Durante la seconda guerra mondiale le sale del pianterreno divennero sede di un circolo militare tedesco. In seguito ai danni provocati dall’occupazione negli anni Cinquanta il palazzo fu interessato da interventi di restauro. Nel 1957 l’architetto Alessandro Psacaropulo intervenne sulla galleria, sostituendo la copertura originaria a spioventi con una struttura in vetro-cemento e restaurando le superfici murarie. Dagli anni Sessanta il Tergesteo vide rinnovata, restaurata e finalmente aperta al pubblico la galleria. Nel 1982 la vecchia Società venne incorporata dalla “D. Tripcovich & Ci. S.p.A.”.
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Durante la seconda guerra mondiale le sale del pianterreno divennero sede di un circolo militare tedesco. In seguito ai danni provocati dall’occupazione negli anni Cinquanta il palazzo fu interessato da interventi di restauro. Nel 1957 l’architetto Alessandro Psacaropulo intervenne sulla galleria, sostituendo la copertura originaria a spioventi con una struttura in vetro-cemento e restaurando le superfici murarie. Dagli anni Sessanta il Tergesteo vide rinnovata, restaurata e finalmente aperta al pubblico la galleria. Nel 1982 la vecchia Società venne incorporata dalla “D. Tripcovich & Ci. S.p.A.”.
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La galleria del Tergesteo venne aperta nel 1842 per ospitare “nella parte esteriore del pianterreno […] eleganti botteghe e una grandiosa caffetteria”, e per creare nella parte interna “un luogo di riunione dei Negozianti ed altri […]”. In seguito gli spazi del pianterreno furono destinati alla “Società dei Commercianti”.
Il palazzo fu sede della Borsa triestina dal 1844 al 1928 e del Lloyd Austriaco dal 1857 al 1883. Negli stessi anni il Tergesteo venne frequentato da illustri personaggi, tra i quali Italo Svevo, che utilizzò la galleria come sfondo per il suo romanzo, la Coscienza di Zeno.
Durante la seconda guerra mondiale le sale del pianterreno divennero sede di un circolo militare tedesco. In seguito ai danni provocati dall’occupazione negli anni Cinquanta il palazzo fu interessato da interventi di restauro. Nel 1957 l’architetto Alessandro Psacaropulo intervenne sulla galleria, sostituendo la copertura originaria a spioventi con una struttura in vetro-cemento e restaurando le superfici murarie. Dagli anni Sessanta il Tergesteo vide rinnovata, restaurata e finalmente aperta al pubblico la galleria. Nel 1982 la vecchia Società venne incorporata dalla “D. Tripcovich & Ci. S.p.A.”.
Il gruppo scultoreo visibile sulla facciata prospiciente Piazza della Borsa, realizzato da Pietro Zandomeneghi, raffigura al centro la città di Trieste, con a lato un bambino simbolo della nascente industria, in piedi su una conchiglia trainata da quattro cavalli. A destra Mercurio, protettore dei mercanti. Sul prospetto posteriore che dà su Piazza Giuseppe Verdi, la scultura di Antonio Bianchi rappresentante Nettuno e Mercurio, affiancati dalle allegorie della geografia e della storia. (da: biblioteche.comune.trieste.it)
Tra le foto: il datario che riporta la data di fondazione “Società del Tergesteo”, l’orologio di Giovanni Eckert e uno dei rilievi in zinco con motivi marini, coppie di delfini, simboli della Navigazione e del Commercio marittimo e due scudi posti ai lati dei portali d’ingresso.
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La galleria del Tergesteo venne aperta nel 1842 per ospitare “nella parte esteriore del pianterreno […] eleganti botteghe e una grandiosa caffetteria”, e per creare nella parte interna “un luogo di riunione dei Negozianti ed altri […]”. In seguito gli spazi del pianterreno furono destinati alla “Società dei Commercianti”.
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La galleria del Tergesteo venne aperta nel 1842 per ospitare “nella parte esteriore del pianterreno […] eleganti botteghe e una grandiosa caffetteria”, e per creare nella parte interna “un luogo di riunione dei Negozianti ed altri […]”. In seguito gli spazi del pianterreno furono destinati alla “Società dei Commercianti”.
Il palazzo fu sede della Borsa triestina dal 1844 al 1928 e del Lloyd Austriaco dal 1857 al 1883. Negli stessi anni il Tergesteo venne frequentato da illustri personaggi, tra i quali Italo Svevo, che utilizzò la galleria come sfondo per il suo romanzo, la Coscienza di Zeno.
Durante la seconda guerra mondiale le sale del pianterreno divennero sede di un circolo militare tedesco. In seguito ai danni provocati dall’occupazione negli anni Cinquanta il palazzo fu interessato da interventi di restauro. Nel 1957 l’architetto Alessandro Psacaropulo intervenne sulla galleria, sostituendo la copertura originaria a spioventi con una struttura in vetro-cemento e restaurando le superfici murarie. Dagli anni Sessanta il Tergesteo vide rinnovata, restaurata e finalmente aperta al pubblico la galleria. Nel 1982 la vecchia Società venne incorporata dalla “D. Tripcovich & Ci. S.p.A.”.
Il gruppo scultoreo visibile sulla facciata prospiciente Piazza della Borsa, realizzato da Pietro Zandomeneghi, raffigura al centro la città di Trieste, con a lato un bambino simbolo della nascente industria, in piedi su una conchiglia trainata da quattro cavalli. A destra Mercurio, protettore dei mercanti. Sul prospetto posteriore che dà su Piazza Giuseppe Verdi, la scultura di Antonio Bianchi rappresentante Nettuno e Mercurio, affiancati dalle allegorie della geografia e della storia. (da: biblioteche.comune.trieste.it)
Tra le foto: il datario che riporta la data di fondazione “Società del Tergesteo”, l’orologio di Giovanni Eckert e uno dei rilievi in zinco con motivi marini, coppie di delfini, simboli della Navigazione e del Commercio marittimo e due scudi posti ai lati dei portali d’ingresso.
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