La Cappella dell’Arcivescovado

Cappella Arcivescovile

 
A Trieste esiste un gioiello architettonico che pochi conoscono. Si tratta della Cappella Arcivescovile dell’architetto di origini slovene Ivan Vurnik formatosi a Vienna (dove ha conosciuto la moglie Helene Kottler, validissima pittrice) negli anni della Secession austriaca e che rientrato a Trieste riceve l’incarico dall’Arcivescovo (Enzo Lorenzetti)
 
 
l’album facebook dedicato: https://www.facebook.com/media/set/?set=oa.1114719698551619&type=1 
 

Visibile anche qua ( foto di Enzo Lorenzetti e Elisabetta Marcovich )

Trieste: Viale XX Settembre 32. Casa Agnani.

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Trieste: Viale XX Settembre 32. Casa Agnani.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Viale XX Settembre 32. Casa Agnani.
Casa Liberty del 1901 – tra viale XX Settembre e via Domenico Rossetti – Progetto dell’architetto Eugenio Geiringer. La casa nei primi anni del 1900 ospitava il famoso Caffè Secesion.

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Casa Liberty del 1901 – tra viale XX Settembre e via Domenico Rossetti – Progetto dell’architetto Eugenio Geiringer. La casa nei primi anni del 1900 ospitava il famoso Caffè Secesion.

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Casa Liberty del 1901 – tra viale XX Settembre e via Domenico Rossetti – Progetto dell’architetto Eugenio Geiringer. La casa nei primi anni del 1900 ospitava il famoso Caffè Secesion.

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Casa Liberty del 1901 – tra viale XX Settembre e via Domenico Rossetti – Progetto dell’architetto Eugenio Geiringer. La casa nei primi anni del 1900 ospitava il famoso Caffè Secesion.

Trieste: Viale XX Settembre 68. Casa Marin.

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Trieste: Viale XX Settembre 68. Casa Marin.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Viale XX Settembre 68. Casa Marin.
L’immobile, noto con la denominazione di Casa Marin (scultore noto per i suoi monumenti funebri), è stato costruito nel 1905 su progetto degli architetti Ruggero e Arduino Berlam. Si trova verso la fine di Viale XX Settembre, già Via dell’Acquedotto, poiché in quella zona passava un tratto dell’acquedotto romano.
L’edificio è realizzato in stile eclettico. In particolare, nel decreto di vincolo della Soprintendenza il fabbricato viene definito: “pregevole per l’eleganza e lo slancio della facciata principale, ricca di fregi e modanature e la finestratura eclettica”. Il vincolo è limitato alla facciata principale.
L’edificio presenta una pianta poligonale irregolare e un unico affaccio, prospettante Viale XX Settembre. E’ costituito da pianoterra e cinque piani superiori.
La superficie della facciata è trattata a finto bugnato liscio ad intonaco color rosa salmone.
La zoccolatura è in bugnato rustico in rilievo. Le finestre del pianoterra hanno l’architrave sostenuto da mensoline e sono sormontate da lunetta cieca e ghiera con motivi geometrici.
Il portale d’ingresso ripete lo schema delle finestre, ma la lunetta è traforata e le mensole che sostengono l’architrave sono sostituite da teste di donna.
Le finestre del piano nobile sono caratterizzate da balaustre sorrette da colonnine e da archi incassati a tutto sesto. Al centro si apre un balcone con balaustra a colonnine.
Anche le finestre del terzo piano sono ad arco incassato, mentre quelle del piano superiore sono rettangolari, ma collegate fra loro da cornici e sormontate da fregi decorativi.
L’edificio termina all’ultimo piano con un loggiato di esili colonne e con un largo fregio sotto la linda del tetto.
Due mascheroni raffiguranti volti femminili sostengono l’architrave del portale d’ingresso. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Viale XX Settembre 68. Casa Marin.

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Trieste: Viale XX Settembre 68. Casa Marin.
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Trieste: Viale XX Settembre 68. Casa Marin.
L’immobile, noto con la denominazione di Casa Marin (scultore noto per i suoi monumenti funebri), è stato costruito nel 1905 su progetto degli architetti Ruggero e Arduino Berlam. Si trova verso la fine di Viale XX Settembre, già Via dell’Acquedotto, poiché in quella zona passava un tratto dell’acquedotto romano.
L’edificio è realizzato in stile eclettico. In particolare, nel decreto di vincolo della Soprintendenza il fabbricato viene definito: “pregevole per l’eleganza e lo slancio della facciata principale, ricca di fregi e modanature e la finestratura eclettica”. Il vincolo è limitato alla facciata principale.
L’edificio presenta una pianta poligonale irregolare e un unico affaccio, prospettante Viale XX Settembre. E’ costituito da pianoterra e cinque piani superiori.
La superficie della facciata è trattata a finto bugnato liscio ad intonaco color rosa salmone.
La zoccolatura è in bugnato rustico in rilievo. Le finestre del pianoterra hanno l’architrave sostenuto da mensoline e sono sormontate da lunetta cieca e ghiera con motivi geometrici.
Il portale d’ingresso ripete lo schema delle finestre, ma la lunetta è traforata e le mensole che sostengono l’architrave sono sostituite da teste di donna.
Le finestre del piano nobile sono caratterizzate da balaustre sorrette da colonnine e da archi incassati a tutto sesto. Al centro si apre un balcone con balaustra a colonnine.
Anche le finestre del terzo piano sono ad arco incassato, mentre quelle del piano superiore sono rettangolari, ma collegate fra loro da cornici e sormontate da fregi decorativi.
L’edificio termina all’ultimo piano con un loggiato di esili colonne e con un largo fregio sotto la linda del tetto.
Due mascheroni raffiguranti volti femminili sostengono l’architrave del portale d’ingresso. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

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Trieste: Viale XX Settembre 68. Casa Marin.
L’immobile, noto con la denominazione di Casa Marin (scultore noto per i suoi monumenti funebri), è stato costruito nel 1905 su progetto degli architetti Ruggero e Arduino Berlam. Si trova verso la fine di Viale XX Settembre, già Via dell’Acquedotto, poiché in quella zona passava un tratto dell’acquedotto romano.
L’edificio è realizzato in stile eclettico. In particolare, nel decreto di vincolo della Soprintendenza il fabbricato viene definito: “pregevole per l’eleganza e lo slancio della facciata principale, ricca di fregi e modanature e la finestratura eclettica”. Il vincolo è limitato alla facciata principale.
L’edificio presenta una pianta poligonale irregolare e un unico affaccio, prospettante Viale XX Settembre. E’ costituito da pianoterra e cinque piani superiori.
La superficie della facciata è trattata a finto bugnato liscio ad intonaco color rosa salmone.
La zoccolatura è in bugnato rustico in rilievo. Le finestre del pianoterra hanno l’architrave sostenuto da mensoline e sono sormontate da lunetta cieca e ghiera con motivi geometrici.
Il portale d’ingresso ripete lo schema delle finestre, ma la lunetta è traforata e le mensole che sostengono l’architrave sono sostituite da teste di donna.
Le finestre del piano nobile sono caratterizzate da balaustre sorrette da colonnine e da archi incassati a tutto sesto. Al centro si apre un balcone con balaustra a colonnine.
Anche le finestre del terzo piano sono ad arco incassato, mentre quelle del piano superiore sono rettangolari, ma collegate fra loro da cornici e sormontate da fregi decorativi.
L’edificio termina all’ultimo piano con un loggiato di esili colonne e con un largo fregio sotto la linda del tetto.
Due mascheroni raffiguranti volti femminili sostengono l’architrave del portale d’ingresso. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

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Trieste: Viale XX Settembre 68. Casa Marin.
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Trieste: Viale XX Settembre 68. Casa Marin.
L’immobile, noto con la denominazione di Casa Marin (scultore noto per i suoi monumenti funebri), è stato costruito nel 1905 su progetto degli architetti Ruggero e Arduino Berlam. Si trova verso la fine di Viale XX Settembre, già Via dell’Acquedotto, poiché in quella zona passava un tratto dell’acquedotto romano.
L’edificio è realizzato in stile eclettico. In particolare, nel decreto di vincolo della Soprintendenza il fabbricato viene definito: “pregevole per l’eleganza e lo slancio della facciata principale, ricca di fregi e modanature e la finestratura eclettica”. Il vincolo è limitato alla facciata principale.
L’edificio presenta una pianta poligonale irregolare e un unico affaccio, prospettante Viale XX Settembre. E’ costituito da pianoterra e cinque piani superiori.
La superficie della facciata è trattata a finto bugnato liscio ad intonaco color rosa salmone.
La zoccolatura è in bugnato rustico in rilievo. Le finestre del pianoterra hanno l’architrave sostenuto da mensoline e sono sormontate da lunetta cieca e ghiera con motivi geometrici.
Il portale d’ingresso ripete lo schema delle finestre, ma la lunetta è traforata e le mensole che sostengono l’architrave sono sostituite da teste di donna.
Le finestre del piano nobile sono caratterizzate da balaustre sorrette da colonnine e da archi incassati a tutto sesto. Al centro si apre un balcone con balaustra a colonnine.
Anche le finestre del terzo piano sono ad arco incassato, mentre quelle del piano superiore sono rettangolari, ma collegate fra loro da cornici e sormontate da fregi decorativi.
L’edificio termina all’ultimo piano con un loggiato di esili colonne e con un largo fregio sotto la linda del tetto.
Due mascheroni raffiguranti volti femminili sostengono l’architrave del portale d’ingresso. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via San Giorgio 5. Casa Basevi.

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Trieste: Via San Giorgio 5. Casa Basevi.
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Trieste: Via San Giorgio 5. Casa Basevi.
Edificio primo Liberty realizzato nel 1892 su progetto dell’ingegnere Eugenio Geiringer. Tra Via San Giorgio e Via Diaz, in Borgo Giuseppino.

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Edificio primo Liberty realizzato nel 1892 su progetto dell’ingegnere Eugenio Geiringer. Tra Via San Giorgio e Via Diaz, in Borgo Giuseppino.

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Edificio primo Liberty realizzato nel 1892 su progetto dell’ingegnere Eugenio Geiringer. Tra Via San Giorgio e Via Diaz, in Borgo Giuseppino.

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Edificio primo Liberty realizzato nel 1892 su progetto dell’ingegnere Eugenio Geiringer. Tra Via San Giorgio e Via Diaz, in Borgo Giuseppino.

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Edificio primo Liberty realizzato nel 1892 su progetto dell’ingegnere Eugenio Geiringer. Tra Via San Giorgio e Via Diaz, in Borgo Giuseppino.

Trieste: Via Commerciale 23. Casa Zaninovich.

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Trieste: Via Commerciale 23. Casa Zaninovich. 
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L’edificio Liberty viene completato entro il 1907, su progetto dell’architetto Giorgio Zaninovich (1876 – 1946), allievo di Otto Wagner tra il 1899 ed il 1902 ed importante interprete della corrente secessionista viennese. La struttura viene inserita nella rappresentativa via triestina di gusto Liberty, studiando una struttura tripartita verticalmente, ornata al centro da ricchi motivi floreali, sviluppando “l’indirizzo “decorativo” secessionista” adottato nella produzione architettonica contemporanea triestina (Walcher, 1967, p. 40). Interessato da diversi interventi di ristrutturazione alla fine del Novecento, l’edificio ha mantenuto l’aspetto originario. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

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L’edificio Liberty viene completato entro il 1907, su progetto dell’architetto Giorgio Zaninovich (1876 – 1946), allievo di Otto Wagner tra il 1899 ed il 1902 ed importante interprete della corrente secessionista viennese. La struttura viene inserita nella rappresentativa via triestina di gusto Liberty, studiando una struttura tripartita verticalmente, ornata al centro da ricchi motivi floreali, sviluppando “l’indirizzo “decorativo” secessionista” adottato nella produzione architettonica contemporanea triestina (Walcher, 1967, p. 40). Interessato da diversi interventi di ristrutturazione alla fine del Novecento, l’edificio ha mantenuto l’aspetto originario. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

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L’edificio Liberty viene completato entro il 1907, su progetto dell’architetto Giorgio Zaninovich (1876 – 1946), allievo di Otto Wagner tra il 1899 ed il 1902 ed importante interprete della corrente secessionista viennese. La struttura viene inserita nella rappresentativa via triestina di gusto Liberty, studiando una struttura tripartita verticalmente, ornata al centro da ricchi motivi floreali, sviluppando “l’indirizzo “decorativo” secessionista” adottato nella produzione architettonica contemporanea triestina (Walcher, 1967, p. 40). Interessato da diversi interventi di ristrutturazione alla fine del Novecento, l’edificio ha mantenuto l’aspetto originario. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

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L’edificio Liberty viene completato entro il 1907, su progetto dell’architetto Giorgio Zaninovich (1876 – 1946), allievo di Otto Wagner tra il 1899 ed il 1902 ed importante interprete della corrente secessionista viennese. La struttura viene inserita nella rappresentativa via triestina di gusto Liberty, studiando una struttura tripartita verticalmente, ornata al centro da ricchi motivi floreali, sviluppando “l’indirizzo “decorativo” secessionista” adottato nella produzione architettonica contemporanea triestina (Walcher, 1967, p. 40). Interessato da diversi interventi di ristrutturazione alla fine del Novecento, l’edificio ha mantenuto l’aspetto originario. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via Dante Alighieri 8. Casa Terni (Smolars)

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Trieste: Via Dante Alighieri 8. Casa Terni (Smolars)
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Trieste: Via Dante Alighieri 8. Casa Terni (Smolars)
Nel 1906 l’architetto Romeo Depaoli firmò il progetto per questo edificio in stile liberty. L’immobile fu costruito all’incrocio tra le vie Dante Alighorto, Giuseppe Mazzini e San Nicolò, per il cavalier Augusto Terni. Successivamente venne denominato “casa Smolars”, poiché al pianoterra all’angolo tra via Mazzini e via Dante ospitava la cartoleria Smolars. Questo lotto dell’edificio era di proprietà di Costanza Carniel Smolars. In questa casa, nella prima metà del Novecento vi svolgeva la propria attività l’incisore Alessandro Villa. Nel 1970 è stata attuata una ristrutturazione interna su progetto degli architetti Giampaolo Batoli e Claudio Visintini. I gruppi scultorei posti sulla facciata principale in corrispondenza del finestrone circolare del secondo piano e sul tetto sono opera dello scultore Romeo Rathman. Il palazzo si presenta tutt’ora nelle condizioni originali, avendo subito poche modifiche, e comunque non rilevanti dal punto di vista architettonico. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

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Nel 1906 l’architetto Romeo Depaoli firmò il progetto per questo edificio in stile liberty. L’immobile fu costruito all’incrocio tra le vie Dante Alighorto, Giuseppe Mazzini e San Nicolò, per il cavalier Augusto Terni. Successivamente venne denominato “casa Smolars”, poiché al pianoterra all’angolo tra via Mazzini e via Dante ospitava la cartoleria Smolars. Questo lotto dell’edificio era di proprietà di Costanza Carniel Smolars. In questa casa, nella prima metà del Novecento vi svolgeva la propria attività l’incisore Alessandro Villa. Nel 1970 è stata attuata una ristrutturazione interna su progetto degli architetti Giampaolo Batoli e Claudio Visintini. I gruppi scultorei posti sulla facciata principale in corrispondenza del finestrone circolare del secondo piano e sul tetto sono opera dello scultore Romeo Rathman. Il palazzo si presenta tutt’ora nelle condizioni originali, avendo subito poche modifiche, e comunque non rilevanti dal punto di vista architettonico. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

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Trieste: Via Dante Alighieri 8. Casa Terni (Smolars)
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Trieste: Via Dante Alighieri 8. Casa Terni (Smolars)
Nel 1906 l’architetto Romeo Depaoli firmò il progetto per questo edificio in stile liberty. L’immobile fu costruito all’incrocio tra le vie Dante Alighorto, Giuseppe Mazzini e San Nicolò, per il cavalier Augusto Terni. Successivamente venne denominato “casa Smolars”, poiché al pianoterra all’angolo tra via Mazzini e via Dante ospitava la cartoleria Smolars. Questo lotto dell’edificio era di proprietà di Costanza Carniel Smolars. In questa casa, nella prima metà del Novecento vi svolgeva la propria attività l’incisore Alessandro Villa. Nel 1970 è stata attuata una ristrutturazione interna su progetto degli architetti Giampaolo Batoli e Claudio Visintini. I gruppi scultorei posti sulla facciata principale in corrispondenza del finestrone circolare del secondo piano e sul tetto sono opera dello scultore Romeo Rathman. Il palazzo si presenta tutt’ora nelle condizioni originali, avendo subito poche modifiche, e comunque non rilevanti dal punto di vista architettonico. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

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Trieste: Via Dante Alighieri 8. Casa Terni (Smolars)
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Trieste: Via Dante Alighieri 8. Casa Terni (Smolars)
Nel 1906 l’architetto Romeo Depaoli firmò il progetto per questo edificio in stile liberty. L’immobile fu costruito all’incrocio tra le vie Dante Alighorto, Giuseppe Mazzini e San Nicolò, per il cavalier Augusto Terni. Successivamente venne denominato “casa Smolars”, poiché al pianoterra all’angolo tra via Mazzini e via Dante ospitava la cartoleria Smolars. Questo lotto dell’edificio era di proprietà di Costanza Carniel Smolars. In questa casa, nella prima metà del Novecento vi svolgeva la propria attività l’incisore Alessandro Villa. Nel 1970 è stata attuata una ristrutturazione interna su progetto degli architetti Giampaolo Batoli e Claudio Visintini. I gruppi scultorei posti sulla facciata principale in corrispondenza del finestrone circolare del secondo piano e sul tetto sono opera dello scultore Romeo Rathman. Il palazzo si presenta tutt’ora nelle condizioni originali, avendo subito poche modifiche, e comunque non rilevanti dal punto di vista architettonico. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

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Trieste: Via Dante Alighieri 8. Casa Terni (Smolars)
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Nel 1906 l’architetto Romeo Depaoli firmò il progetto per questo edificio in stile liberty. L’immobile fu costruito all’incrocio tra le vie Dante Alighorto, Giuseppe Mazzini e San Nicolò, per il cavalier Augusto Terni. Successivamente venne denominato “casa Smolars”, poiché al pianoterra all’angolo tra via Mazzini e via Dante ospitava la cartoleria Smolars. Questo lotto dell’edificio era di proprietà di Costanza Carniel Smolars. In questa casa, nella prima metà del Novecento vi svolgeva la propria attività l’incisore Alessandro Villa. Nel 1970 è stata attuata una ristrutturazione interna su progetto degli architetti Giampaolo Batoli e Claudio Visintini. I gruppi scultorei posti sulla facciata principale in corrispondenza del finestrone circolare del secondo piano e sul tetto sono opera dello scultore Romeo Rathman. Il palazzo si presenta tutt’ora nelle condizioni originali, avendo subito poche modifiche, e comunque non rilevanti dal punto di vista architettonico. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

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Trieste: Via Commerciale 25. Casa Valdoni o Casa del Fauno.

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Trieste: Via Commerciale 25. Casa Valdoni o Casa del Fauno.
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L’edificio è stato l’abitazione di famiglia del famoso chirurgo triestino Pietro Valdoni. In stile Liberty, fu costruito tra il 1907 e il 1908 su progetto dell’architetto Giorgio Zaninovich, allievo di Otto Wagner e interprete della corrente secessionista viennese.

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L’edificio è stato l’abitazione di famiglia del famoso chirurgo triestino Pietro Valdoni. In stile Liberty, fu costruito tra il 1907 e il 1908 su progetto dell’architetto Giorgio Zaninovich, allievo di Otto Wagner e interprete della corrente secessionista viennese.

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L’edificio è stato l’abitazione di famiglia del famoso chirurgo triestino Pietro Valdoni. In stile Liberty, fu costruito tra il 1907 e il 1908 su progetto dell’architetto Giorgio Zaninovich, allievo di Otto Wagner e interprete della corrente secessionista viennese.

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L’edificio è stato l’abitazione di famiglia del famoso chirurgo triestino Pietro Valdoni. In stile Liberty, fu costruito tra il 1907 e il 1908 su progetto dell’architetto Giorgio Zaninovich, allievo di Otto Wagner e interprete della corrente secessionista viennese.

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L’edificio è stato l’abitazione di famiglia del famoso chirurgo triestino Pietro Valdoni. In stile Liberty, fu costruito tra il 1907 e il 1908 su progetto dell’architetto Giorgio Zaninovich, allievo di Otto Wagner e interprete della corrente secessionista viennese.

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L’edificio è stato l’abitazione di famiglia del famoso chirurgo triestino Pietro Valdoni. In stile Liberty, fu costruito tra il 1907 e il 1908 su progetto dell’architetto Giorgio Zaninovich, allievo di Otto Wagner e interprete della corrente secessionista viennese.

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Trieste: Via Commerciale 25. Casa Valdoni o Casa del Fauno.
Foto Paolo Carbonaio
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L’edificio è stato l’abitazione di famiglia del famoso chirurgo triestino Pietro Valdoni. In stile Liberty, fu costruito tra il 1907 e il 1908 su progetto dell’architetto Giorgio Zaninovich, allievo di Otto Wagner e interprete della corrente secessionista viennese.

Trieste: Corso Italia 22. Casa Polacco.

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Casa all’angolo tra Corso Italia e Via Matteo Renato Imbriani progettata in stile Liberty dall’Architetto Romeo De Paoli (1908-1909) per conto della signora Gisella Polacco. Le sculture femminili sono opera dello scultore Romeo Rathmann.
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Casa all’angolo tra Corso Italia e Via Matteo Renato Imbriani progettata in stile Liberty dall’Architetto Romeo De Paoli (1908-1909) per conto della signora Gisella Polacco. Le sculture femminili sono opera dello scultore Romeo Rathmann.
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Casa all’angolo tra Corso Italia e Via Matteo Renato Imbriani progettata in stile Liberty dall’Architetto Romeo De Paoli (1908-1909) per conto della signora Gisella Polacco. Le sculture femminili sono opera dello scultore Romeo Rathmann.
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Trieste: Piazza della Borsa 7. Casa Bartoli.

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Trieste: Piazza della Borsa 7. Casa Bartoli.
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Casa del 1905-1906, chiamata anche popolarmente la “casa verde”, realizzata in stile Liberty (Art Nouveau) dall’Architetto Max Fabiani.
In origine i primi tre livelli del palazzo furono destinati a negozi e attività commerciali, tra cui il deposito di manifatture Antonio Bartoli & Figlio, in seguito assorbito da Centro Casa Croff , e al terzo piano il “Restaurant Golberger”, caffè-ristorante frequentato da ebrei di stretta osservanza, chiuso negli anni trenta. Si dice che i fregi floreali degli ultimi due piani siano stati imposti a Max Fabiani dalla Commissione d’Ornato per abbellire di più il palazzo ed essere così approvato, perché era considerato troppo all’avanguardia. Il Fabiani, originariamente, aveva progettato solamente il graticcio che decora i piani di sotto.

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Trieste: Piazza della Borsa 7. Casa Bartoli.
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Casa del 1905-1906, chiamata anche popolarmente la “casa verde”, realizzata in stile Liberty (Art Nouveau) dall’Architetto Max Fabiani.
In origine i primi tre livelli del palazzo furono destinati a negozi e attività commerciali, tra cui il deposito di manifatture Antonio Bartoli & Figlio, in seguito assorbito da Centro Casa Croff , e al terzo piano il “Restaurant Golberger”, caffè-ristorante frequentato da ebrei di stretta osservanza, chiuso negli anni trenta. Si dice che i fregi floreali degli ultimi due piani siano stati imposti a Max Fabiani dalla Commissione d’Ornato per abbellire di più il palazzo ed essere così approvato, perché era considerato troppo all’avanguardia. Il Fabiani, originariamente, aveva progettato solamente il graticcio che decora i piani di sotto.

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Trieste: Piazza della Borsa 7. Casa Bartoli.
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Casa del 1905-1906, chiamata anche popolarmente la “casa verde”, realizzata in stile Liberty (Art Nouveau) dall’Architetto Max Fabiani.
In origine i primi tre livelli del palazzo furono destinati a negozi e attività commerciali, tra cui il deposito di manifatture Antonio Bartoli & Figlio, in seguito assorbito da Centro Casa Croff , e al terzo piano il “Restaurant Golberger”, caffè-ristorante frequentato da ebrei di stretta osservanza, chiuso negli anni trenta. Si dice che i fregi floreali degli ultimi due piani siano stati imposti a Max Fabiani dalla Commissione d’Ornato per abbellire di più il palazzo ed essere così approvato, perché era considerato troppo all’avanguardia. Il Fabiani, originariamente, aveva progettato solamente il graticcio che decora i piani di sotto.

Trieste: Viale XX Settembre 35. Palazzo Viviani-Giberti.

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Trieste: Viale XX Settembre 35. Palazzo Viviani-Giberti.
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Trieste: Viale XX Settembre 35. Palazzo Viviani-Giberti.
Palazzo Liberty posto tra Viale XX Settembre, Via Giuseppe Lorenzo Gatteri e Via Giuido Brunner. Il sito, su cui si trova l’edificio in esame, in origine risulta occupato dai terreni estesi al di là del ponte chiamato Chiozza, nel corso dell’Ottocento da case per abitazioni poi demolite. Il palazzo viene realizzato entro il 1907, in base ai progetti del 30 novembre 1906 e 23 luglio 1907 firmati da Giuseppe Sommaruga (1867-1917), architetto milanese, allievo anti accademico e anti classico di Camillo Boito, responsabile a Trieste della diffusione dello stile floreale e liberty di ascendenza lombarda, tra cui si segnala l’esempio di Palazzo Castiglioni, analogo al caso triestino. Entrambi i disegni portano il timbro degli ingegneri Viviani e Giberti, titolari dell’omonima impresa di costruzioni e proprietari del fabbricato; agli ingegneri triestini è attribuita l’ideazione dei prospetti laterali. Il progetto iniziale prevede la realizzazione di un impianto occupante il pianoterra e il primo piano, costituito da un nuovo teatro, dal “Café Concerto” e dal “Restaurant”, mentre ai piani superiori unità abitative. Tale struttura non viene però realizzata completamente; si completa l’allestimento del nuovo Teatro Filodrammatico, inaugurato la notte di Natale del 1907, quando il giornalista de “Il Piccolo” registra l’urgenza di “mettere le vetrate all’atrio del bigoncio, perché altrimenti un’ondata di freddo entra nella sala”. Allo stato delle testimonianze dell’epoca, infatti, i lavori sono conclusi solo alla fine del 1908, data in cui “alla galleria libera e inedita, aggettante con curva e contro curva sulla platea e suddivisa al lati da basse tramezze formanti due serie di scomparti, si accedeva attraverso un’agile scala a tenaglia di cui l’ultima larga rampa apriva un più fluido collegamento tra il buffet e il restante organismo teatrale” (Guacci, 1967, p. 8). Le fonti contemporanee ricordano la bellezza delle pitture sulla copertura del vano scale di Giovanni Zangrando e le decorazioni a calcestruzzo di Carlo Pirovano. L’apertura della sala teatrale “filodrammatica”, affidata alla Compagnia comica di Sichel-Galli-Guasti, viene patrocinata in origine da Rodolfo Ulmann, per essere ceduta dopo appena un anno a Windsbach e Covaz Brun, con il nome di “Eden”. Allo stesso periodo risale l’apertura del “Caffè Eden”, conosciuto in seguito anche con il nome di “Caffè-chantant”, sotto la direzione di Ernesto Windspach. Nel 1938 il teatro, ospitante opere in prosa e spettacoli di caffè-concerto, viene ribattezzato “Supercinema Principe”, per tornare ad assume l’originario nome solo alla fine degli anni Cinquanta del Novecento. L’attuale denominazione di “Cinema Ambasciatori” risale agli anni Novanta, quando il palazzo è stato interessato da un progetto di restauro generale. (da: biblioteche.comune.trieste.it).
Le figure femminili sono opera degli scultori Romeo Rathmann e Romeo de Paoli. Come è usanza triestina battezzare in forma umoristica statue e case le due statue femminili sono state chiamate “Gigogin” e “Barbara”, con i nomi di due famose “vedettes” dell’allora vicina casa di tolleranza conosciuta come la “Villa Orientale”.

Trieste: Viale XX Settembre 35. Palazzo Viviani-Giberti.

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Palazzo Liberty posto tra Viale XX Settembre, Via Giuseppe Lorenzo Gatteri e Via Giuido Brunner. Il sito, su cui si trova l’edificio in esame, in origine risulta occupato dai terreni estesi al di là del ponte chiamato Chiozza, nel corso dell’Ottocento da case per abitazioni poi demolite. Il palazzo viene realizzato entro il 1907, in base ai progetti del 30 novembre 1906 e 23 luglio 1907 firmati da Giuseppe Sommaruga (1867-1917), architetto milanese, allievo anti accademico e anti classico di Camillo Boito, responsabile a Trieste della diffusione dello stile floreale e liberty di ascendenza lombarda, tra cui si segnala l’esempio di Palazzo Castiglioni, analogo al caso triestino. Entrambi i disegni portano il timbro degli ingegneri Viviani e Giberti, titolari dell’omonima impresa di costruzioni e proprietari del fabbricato; agli ingegneri triestini è attribuita l’ideazione dei prospetti laterali. Il progetto iniziale prevede la realizzazione di un impianto occupante il pianoterra e il primo piano, costituito da un nuovo teatro, dal “Café Concerto” e dal “Restaurant”, mentre ai piani superiori unità abitative. Tale struttura non viene però realizzata completamente; si completa l’allestimento del nuovo Teatro Filodrammatico, inaugurato la notte di Natale del 1907, quando il giornalista de “Il Piccolo” registra l’urgenza di “mettere le vetrate all’atrio del bigoncio, perché altrimenti un’ondata di freddo entra nella sala”. Allo stato delle testimonianze dell’epoca, infatti, i lavori sono conclusi solo alla fine del 1908, data in cui “alla galleria libera e inedita, aggettante con curva e contro curva sulla platea e suddivisa al lati da basse tramezze formanti due serie di scomparti, si accedeva attraverso un’agile scala a tenaglia di cui l’ultima larga rampa apriva un più fluido collegamento tra il buffet e il restante organismo teatrale” (Guacci, 1967, p. 8). Le fonti contemporanee ricordano la bellezza delle pitture sulla copertura del vano scale di Giovanni Zangrando e le decorazioni a calcestruzzo di Carlo Pirovano. L’apertura della sala teatrale “filodrammatica”, affidata alla Compagnia comica di Sichel-Galli-Guasti, viene patrocinata in origine da Rodolfo Ulmann, per essere ceduta dopo appena un anno a Windsbach e Covaz Brun, con il nome di “Eden”. Allo stesso periodo risale l’apertura del “Caffè Eden”, conosciuto in seguito anche con il nome di “Caffè-chantant”, sotto la direzione di Ernesto Windspach. Nel 1938 il teatro, ospitante opere in prosa e spettacoli di caffè-concerto, viene ribattezzato “Supercinema Principe”, per tornare ad assume l’originario nome solo alla fine degli anni Cinquanta del Novecento. L’attuale denominazione di “Cinema Ambasciatori” risale agli anni Novanta, quando il palazzo è stato interessato da un progetto di restauro generale. (da: biblioteche.comune.trieste.it).
Le figure femminili sono opera degli scultori Romeo Rathmann e Romeo de Paoli. Come è usanza triestina battezzare in forma umoristica statue e case le due statue femminili sono state chiamate “Gigogin” e “Barbara”, con i nomi di due famose “vedettes” dell’allora vicina casa di tolleranza conosciuta come la “Villa Orientale”.

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Palazzo Liberty posto tra Viale XX Settembre, Via Giuseppe Lorenzo Gatteri e Via Giuido Brunner. Il sito, su cui si trova l’edificio in esame, in origine risulta occupato dai terreni estesi al di là del ponte chiamato Chiozza, nel corso dell’Ottocento da case per abitazioni poi demolite. Il palazzo viene realizzato entro il 1907, in base ai progetti del 30 novembre 1906 e 23 luglio 1907 firmati da Giuseppe Sommaruga (1867-1917), architetto milanese, allievo anti accademico e anti classico di Camillo Boito, responsabile a Trieste della diffusione dello stile floreale e liberty di ascendenza lombarda, tra cui si segnala l’esempio di Palazzo Castiglioni, analogo al caso triestino. Entrambi i disegni portano il timbro degli ingegneri Viviani e Giberti, titolari dell’omonima impresa di costruzioni e proprietari del fabbricato; agli ingegneri triestini è attribuita l’ideazione dei prospetti laterali. Il progetto iniziale prevede la realizzazione di un impianto occupante il pianoterra e il primo piano, costituito da un nuovo teatro, dal “Café Concerto” e dal “Restaurant”, mentre ai piani superiori unità abitative. Tale struttura non viene però realizzata completamente; si completa l’allestimento del nuovo Teatro Filodrammatico, inaugurato la notte di Natale del 1907, quando il giornalista de “Il Piccolo” registra l’urgenza di “mettere le vetrate all’atrio del bigoncio, perché altrimenti un’ondata di freddo entra nella sala”. Allo stato delle testimonianze dell’epoca, infatti, i lavori sono conclusi solo alla fine del 1908, data in cui “alla galleria libera e inedita, aggettante con curva e contro curva sulla platea e suddivisa al lati da basse tramezze formanti due serie di scomparti, si accedeva attraverso un’agile scala a tenaglia di cui l’ultima larga rampa apriva un più fluido collegamento tra il buffet e il restante organismo teatrale” (Guacci, 1967, p. 8). Le fonti contemporanee ricordano la bellezza delle pitture sulla copertura del vano scale di Giovanni Zangrando e le decorazioni a calcestruzzo di Carlo Pirovano. L’apertura della sala teatrale “filodrammatica”, affidata alla Compagnia comica di Sichel-Galli-Guasti, viene patrocinata in origine da Rodolfo Ulmann, per essere ceduta dopo appena un anno a Windsbach e Covaz Brun, con il nome di “Eden”. Allo stesso periodo risale l’apertura del “Caffè Eden”, conosciuto in seguito anche con il nome di “Caffè-chantant”, sotto la direzione di Ernesto Windspach. Nel 1938 il teatro, ospitante opere in prosa e spettacoli di caffè-concerto, viene ribattezzato “Supercinema Principe”, per tornare ad assume l’originario nome solo alla fine degli anni Cinquanta del Novecento. L’attuale denominazione di “Cinema Ambasciatori” risale agli anni Novanta, quando il palazzo è stato interessato da un progetto di restauro generale. (da: biblioteche.comune.trieste.it).
Le figure femminili sono opera degli scultori Romeo Rathmann e Romeo de Paoli. Come è usanza triestina battezzare in forma umoristica statue e case le due statue femminili sono state chiamate “Gigogin” e “Barbara”, con i nomi di due famose “vedettes” dell’allora vicina casa di tolleranza conosciuta come la “Villa Orientale”.

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Le figure femminili sono opera degli scultori Romeo Rathmann e Romeo de Paoli. Come è usanza triestina battezzare in forma umoristica statue e case le due statue femminili sono state chiamate “Gigogin” e “Barbara”, con i nomi di due famose “vedettes” dell’allora vicina casa di tolleranza conosciuta come la “Villa Orientale”.