TRIESTE – Serata alla birreria Dreher, anni ’70

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Serata alla birreria Dreher. Anni ’70

Foto: Ferruccio Crovatto
Post di Livio Crovatto

Ferruccio Crovatto nasce a Trieste il 14 marzo 1920, da genitori provenienti dalla Dalmazia. Dopo il diploma in ragioneria presso l’istituto tecnico “G. R. Carli” si iscrive alla Facoltà di Economia e Commercio, ma ben presto deve interrompere gli studi in quanto chiamato sotto le armi in occasione della Campagna di Grecia. Quivi rimase fino all’armistizio dell’8 settembre 1943, dopo il quale alterne vicissitudini lo portarono prima in un campo di prigionia tedesco, in Germana, poi in uno inglese in India. Ritornato in Italia alla fine del conflitto, vinse un concorso per entrare in banca, al Credito Italiano. In seguito a ciò andò a lavorare per un paio d’anni a Reggio Emilia, città in cui trovò degli amici che gli trasmisero la passione per la fotografia. Rientrò poi a Trieste, ove fu impiegato nella storica filiale di Piazza della Borsa per più di trent’anni, fino al pensionamento avvenuto nel 1984. Venne a mancare pochi anni dopo, il 20 giugno 1989, in seguito ai traumi riportati in un incidente stradale, avvenuto in Istria tre mesi prima, nel corso di quella che sarebbe stata la sua ultima gita fotografica.

Le prime foto. Fra quelle conservate, risalgono al 1951/52 – non sempre annotava luoghi e date delle riprese – e già nel 1958 era membro della FIAP, ossia la federazione internazionale degli artisti fotografici, mentre gia da alcuni anni si era associato al Circolo Fotografico Triestino, di cui sarebbe diventato negli anni a venire uno dei membri più rappresentativi. Nel contempo cominciò a pubblicare foto su giornali e riviste specializzate, affermandosi anche in vari concorsi, in Italia e all’estero.

Al periodo tra la metà degli anni ’50 e quella dei ’70 risalgono le sue serie fotografiche più note e caratterizzanti: i bimbi ciechi dell’istituto Rittmeyer, i musicisti jazz al castello di San Giusto, gli artisti circensi, i vetrai di Murano, le merlettaie e i pescatori di Burano e molte altre ancora.

I soggetti più ricorrenti nelle sue opere sono da una parte gli anziani, dall’altra i bambini spesso interrelati e colti con semplicità nei momenti di riflessione e di svago. E poi i lavoratori, specie artigiani e pescatori, impegnati nelle loro occupazioni, visti con occhio partecipe ma alieno da ogni sentimentalismo di maniera.

Gli ambienti suoi privilegiati sono sempre stati quelli rurali e agresti del Carso e dell’Istria, nonché il paesaggio della laguna di Grado-Marano e quella di Venezia (Burano e Pellestrina in primis), della quale, in particolare, seppe cogliere con maestria le magiche suggestioni.

I sentimenti che predominano sono quelli degli affetti e dei rapporti familiari, le malinconie e le gioie delle piccole cose e delle situazioni comuni, mollo spesso l’umorismo e il surrealismo insito in certe scene della vita quotidiana.

(Testo di Livio Crovatto)

Foto della vecchia Trieste molto conosciute

Anni fa il quotidiano locale il Piccolo regalò ai suoi lettori delle riproduzioni di fotografie della vecchia Trieste. Sono molto diffuse e riportate, le abbiamo raccolte in un Album che si può  anche vedere su facebook nel gruppo Trieste di ieri e di oggi https://www.facebook.com/media/set/?set=oa.1048583658498557&type=3

Sono riportate le didascalie presenti nell’immagine, a volte generiche e in qualche caso imprecise

 

Trieste : Caffè Ferrari (sotto i Portici di Chiozza), 1940

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Caffè Ferrari (sotto i Portici di Chiozza), 1940.
Gli eredi di Ferrari furono Antonio Carmelich, proprietario anche del caffè Stella Polare e del caffè alla Stazione, ed Emilia ved. Carmelich, fino al 1915, mentre nel 1921 il caffè risultava gestito dalla ditta Travan & Cozzi. Dopo la ricostruzione del nuovo palazzo rimase in vita fino al secondo dopoguerra quando al suo posto la Banca Nazionale del Lavoro aprì la sua agenzia numero 2 all'angolo di via Carducci.
Foto: Collezione Dino Cafagna

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Trieste: Via Cesare Battisti 18. Caffè San Marco.

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Trieste: Via Cesare Battisti 18. Caffè San Marco.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Cesare Battisti 18. Caffè San Marco.
– Palazzo realizzato il 1903 dall’Architetto Giorgio Polli, su commissione delle Assicurazioni Generali, tra Via Cesare Battisti, Via Gaetano Donizetti e Via Guido Zanetti. Via Cesare Battisti precedentemente si chiamava Corsia Stadion, dal nome del Conte Stadion che nel 1846 fu promotore dell’imbonimento del torrente detto dello Scoglio.
– Lo storico caffè San Marco, al cui posto precedentemente c’era la Latteria Trifolium, è stato inaugurato il 3 gennaio 1914 da Marco Lovrinovich. il locale, in stile floreale Liberty, è decorato da stucchi dorati, specchi, diversi dipinti raffiguranti figure di maschere, opera di artisti come Giuseppe Barison, Glauco Cambon, Ugo Flumiani e Guido Marussig, Vito Timmel. Il locale viene ricordato come ritrovo degli irredentisti italiani e di letterati quali Italo Svevo, Gianni Stuparich, Virgilio Giotti, Giorgio Voghera. Umberto Saba e attualmente da Claudio Magris. Nel maggio 1915 un gruppo di soldati dell’esercito austroungarico penetrò nel locale, lo devastò e incendiò e ne decretò la chiusura. Dalla fine della Prima Guerra Mondiale fino al termine della Seconda, il Caffè giacque in uno stato di abbandono. E’ stato integralmente restaurato nel 1989.

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Trieste: Via Cesare Battisti 18. Caffè San Marco.
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– Palazzo realizzato il 1903 dall’Architetto Giorgio Polli, su commissione delle Assicurazioni Generali, tra Via Cesare Battisti, Via Gaetano Donizetti e Via Guido Zanetti. Via Cesare Battisti precedentemente si chiamava Corsia Stadion, dal nome del Conte Stadion che nel 1846 fu promotore dell’imbonimento del torrente detto dello Scoglio.
– Lo storico caffè San Marco, al cui posto precedentemente c’era la Latteria Trifolium, è stato inaugurato il 3 gennaio 1914 da Marco Lovrinovich. il locale, in stile floreale Liberty, è decorato da stucchi dorati, specchi, diversi dipinti raffiguranti figure di maschere, opera di artisti come Giuseppe Barison, Glauco Cambon, Ugo Flumiani e Guido Marussig, Vito Timmel. Il locale viene ricordato come ritrovo degli irredentisti italiani e di letterati quali Italo Svevo, Gianni Stuparich, Virgilio Giotti, Giorgio Voghera. Umberto Saba e attualmente da Claudio Magris. Nel maggio 1915 un gruppo di soldati dell’esercito austroungarico penetrò nel locale, lo devastò e incendiò e ne decretò la chiusura. Dalla fine della Prima Guerra Mondiale fino al termine della Seconda, il Caffè giacque in uno stato di abbandono. E’ stato integralmente restaurato nel 1989.

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Trieste: Via Cesare Battisti 18. Caffè San Marco.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Cesare Battisti 18. Caffè San Marco.
– Palazzo realizzato il 1903 dall’Architetto Giorgio Polli, su commissione delle Assicurazioni Generali, tra Via Cesare Battisti, Via Gaetano Donizetti e Via Guido Zanetti. Via Cesare Battisti precedentemente si chiamava Corsia Stadion, dal nome del Conte Stadion che nel 1846 fu promotore dell’imbonimento del torrente detto dello Scoglio.
– Lo storico caffè San Marco, al cui posto precedentemente c’era la Latteria Trifolium, è stato inaugurato il 3 gennaio 1914 da Marco Lovrinovich. il locale, in stile floreale Liberty, è decorato da stucchi dorati, specchi, diversi dipinti raffiguranti figure di maschere, opera di artisti come Giuseppe Barison, Glauco Cambon, Ugo Flumiani e Guido Marussig, Vito Timmel. Il locale viene ricordato come ritrovo degli irredentisti italiani e di letterati quali Italo Svevo, Gianni Stuparich, Virgilio Giotti, Giorgio Voghera. Umberto Saba e attualmente da Claudio Magris. Nel maggio 1915 un gruppo di soldati dell’esercito austroungarico penetrò nel locale, lo devastò e incendiò e ne decretò la chiusura. Dalla fine della Prima Guerra Mondiale fino al termine della Seconda, il Caffè giacque in uno stato di abbandono. E’ stato integralmente restaurato nel 1989.

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Trieste: Via Cesare Battisti 18. Caffè San Marco.
– Palazzo realizzato il 1903 dall’Architetto Giorgio Polli, su commissione delle Assicurazioni Generali, tra Via Cesare Battisti, Via Gaetano Donizetti e Via Guido Zanetti. Via Cesare Battisti precedentemente si chiamava Corsia Stadion, dal nome del Conte Stadion che nel 1846 fu promotore dell’imbonimento del torrente detto dello Scoglio.
– Lo storico caffè San Marco, al cui posto precedentemente c’era la Latteria Trifolium, è stato inaugurato il 3 gennaio 1914 da Marco Lovrinovich. il locale, in stile floreale Liberty, è decorato da stucchi dorati, specchi, diversi dipinti raffiguranti figure di maschere, opera di artisti come Giuseppe Barison, Glauco Cambon, Ugo Flumiani e Guido Marussig, Vito Timmel. Il locale viene ricordato come ritrovo degli irredentisti italiani e di letterati quali Italo Svevo, Gianni Stuparich, Virgilio Giotti, Giorgio Voghera. Umberto Saba e attualmente da Claudio Magris. Nel maggio 1915 un gruppo di soldati dell’esercito austroungarico penetrò nel locale, lo devastò e incendiò e ne decretò la chiusura. Dalla fine della Prima Guerra Mondiale fino al termine della Seconda, il Caffè giacque in uno stato di abbandono. E’ stato integralmente restaurato nel 1989.

Trieste: Piazza Sant’Antonio Nuovo 6. Caffè Stella Polare.

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Trieste: Piazza Sant'Antonio Nuovo 6. Caffè Stella Polare.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Piazza Sant’Antonio Nuovo 6. Caffè Stella Polare.
Il palazzo sorge su Piazza Sant’Antonio Nuovo, già Piazza Umberto I, interrata nel 1934, su cui si affaccia la più recente chiesa di Sant’Antonio, consacrata nel 1842. L’area su cui viene eretto l’edificio è registrata in origine a nome di Aleksandar Vukasovic, dal 1765 è proprietà della Confraternita Greco-Illirica, in seguito della comunità serbo-ortodossa, separatasi da quella greca, a sua volta trasferita nella chiesa di San Nicola. L’edificio viene costruito sul sito occupato dall’originario palazzo ottocentesco disegnato da Antonio Buttazzoni e demolito nel 1902. Entro il 1904 viene eretta la nuova struttura su progetto dell’ingegnere Carlo Cambiagio, che modifica l’impianto dell’edificio preesistente con la creazione di un piano aggiuntivo. Il palazzo ospita dal 1867 il Caffè Stella Polare, inizialmente gestito da Antonio Carmelich e dal 1910 da Riccardo Leipziger e Mario Striscia. Durante i lavori di costruzione del nuovo stabile il Caffè viene provvisoriamente sistemato in un padiglione di legno e gesso, realizzato in stile Secession; le fonti dell’epoca ricordano la presenza di importanti esposizioni temporanee nelle sale superiori del Caffè, tra cui si segnala la grande mostra postuma di Umberto Veruda. Il Caffè Stella Polare, la cui nuova sede è inaugurata il 7 febbraio del 1904, un tempo era dotato di un bancone in legno di ciliegio, di sala biliardo e sala riunioni e lettura (conserva ancora grandi specchiere importate via mare agli inizi del 900) e viene frequentato da intellettuali triestini e stranieri, soprattutto tedeschi. Il 23 maggio 1915 il Caffè viene devastato da vandali anti italiani causando la perdita di una parte dell’arredamento originario. (da: biblioteche.comune.trieste.it),
Durante l’occupazione angloamericana era una famosa sala da ballo, complice, come altri locali, di numerosi matrimoni tra ragazze del luogo e soldati alleati. Attualmente all’interno del locale sono presenti gli specchi e le decorazioni in stucco originali ed è allestita permanentemente una mostra pittorica o fotografica che ospita un artista diverso ogni due settimane.

Trieste: Piazza Sant’Antonio Nuovo 6. Caffè Stella Polare.

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Trieste: Piazza Sant'Antonio Nuovo 6. Caffè Stella Polare.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Piazza Sant’Antonio Nuovo 6. Caffè Stella Polare.
Il palazzo sorge su Piazza Sant’Antonio Nuovo, già Piazza Umberto I, interrata nel 1934, su cui si affaccia la più recente chiesa di Sant’Antonio, consacrata nel 1842. L’area su cui viene eretto l’edificio è registrata in origine a nome di Aleksandar Vukasovic, dal 1765 è proprietà della Confraternita Greco-Illirica, in seguito della comunità serbo-ortodossa, separatasi da quella greca, a sua volta trasferita nella chiesa di San Nicola. L’edificio viene costruito sul sito occupato dall’originario palazzo ottocentesco disegnato da Antonio Buttazzoni e demolito nel 1902. Entro il 1904 viene eretta la nuova struttura su progetto dell’ingegnere Carlo Cambiagio, che modifica l’impianto dell’edificio preesistente con la creazione di un piano aggiuntivo. Il palazzo ospita dal 1867 il Caffè Stella Polare, inizialmente gestito da Antonio Carmelich e dal 1910 da Riccardo Leipziger e Mario Striscia. Durante i lavori di costruzione del nuovo stabile il Caffè viene provvisoriamente sistemato in un padiglione di legno e gesso, realizzato in stile Secession; le fonti dell’epoca ricordano la presenza di importanti esposizioni temporanee nelle sale superiori del Caffè, tra cui si segnala la grande mostra postuma di Umberto Veruda. Il Caffè Stella Polare, la cui nuova sede è inaugurata il 7 febbraio del 1904, un tempo era dotato di un bancone in legno di ciliegio, di sala biliardo e sala riunioni e lettura (conserva ancora grandi specchiere importate via mare agli inizi del 900) e viene frequentato da intellettuali triestini e stranieri, soprattutto tedeschi. Il 23 maggio 1915 il Caffè viene devastato da vandali anti italiani causando la perdita di una parte dell’arredamento originario. (da: biblioteche.comune.trieste.it),
Durante l’occupazione angloamericana era una famosa sala da ballo, complice, come altri locali, di numerosi matrimoni tra ragazze del luogo e soldati alleati. Attualmente all’interno del locale sono presenti gli specchi e le decorazioni in stucco originali ed è allestita permanentemente una mostra pittorica o fotografica che ospita un artista diverso ogni due settimane.

Pasticceria “Pirona”: Largo della Barriera Vecchia 12

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Pasticceria "Pirona": Largo della Barriera Vecchia 12, locale storico.


La storia di questa pasticceria risale al 1900, quando fu fondata da Alberto Pirona, arredata in stile Liberty. Era frequentata da letterati e scrittori, tra cui lo stesso Joyce che per due anni, dal 1910 al 1912, visse quasi di fronte, nella stessa via al numero 32 (oggi via Oriani 2, sopra la Farmacia Picciòla). Dalla fine degli anni ’80 non appartiene più alla famiglia Pirona, ma la nuova gestione ha mantenuto intatta la tradizione, tra cui il tipico dolce “presnitz”, un morbido tortiglione di pasta sfoglia ripieno di frutta secca che Joyce amava particolarmente. Dino Cafagna

Il Caffè Nuova Stella Polare, in piazza Nuova (ora della Repubblica)

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Il Caffè Nuova Stella Polare, in piazza Nuova (ora della Repubblica)
(Google Maps)
“Via Nuova” – “Via Mazzini”
La prima denominazione fu “Contrada Lunga” in quanto aveva una lunghezza maggiore di ogni altra strada dei dintorni, poi “Contrada Nuova” e “Via Nuova“, perché a quel tempo finiva in “piazza Nuova” (piazza della Repubblica), in quanto sia il tratto di via che conduceva in piazza Goldoni che le via laterali erano occupati da orti e campagne. Per breve tempo, durante il primo conflitto mondiale, ebbe il nome dell’imperatrice Maria Teresa, dal 28.3.1919 Via Giuseppe Mazzini.
“Piazza della Repubblica”
Questa piazza ebbe un numero notevole di nomi:
– Piazza San Nicolò – dal nome della chiesetta di San Nicolò dei Marinai menzionata già nel 1338;
– 1780 piazza Gadolla o Gadola, in riferimento al palazzo settecentesco che esisteva al posto dell’attuale palazzo della Banca Commerciale Italiana;
– dal 1870 Piazza Nuova o Nova perché era attraversata e rappresentava uno slargo della Via Nuova (via Mazzini)
Piazza XXX Ottobre e piazza Mazzini, questi nomi si trovano soprattutto sulle cartoline, nei testi consultati non ho trovato alcun riferimento;
– dal 1954 Piazza della Repubblica, dopo il ricongiungimento di Trieste all’Italia.Nella piazza si trovava il mercato di frutta, che avrebbe dovuto essere trasferito in Ponterosso già nel 1859, in realtà rimase fino al 1871, continuarono invece la loro attività i venditori di cambricchi (tele tessute a Cambrai in Fiandra). Per diversi anni si tenne la fiera di San Nicolò, che poi fu trasferita in via san Caterina.
Sulla piazza si apriva una libreria intestata al friulano Chiopris, che i triestini pronunciavano Ciopris.

Palazzo Duma
Dove oggi sorge la sede della Banca Commerciale Italiana si trovava il palazzo Duma Il settecentesco edificio, dopo la morte in povertà del Gadolla, cambiò tante volte i proprietari: nel 1808 Gerolamo Bonaparte, ex re di Westfalia, nel 1818 la sorella Elisa Baciocchi Bonaparte, nel 1826 il commerciante Carlo Cristiano Schwahhofer. Rimaneggiato nel 1828 dall’architetto Antonio Buttazzoni, che modificò l’ingresso con quattro colonne doriche a sostegno di un balcone al primo piano. Nel 1847 venne acquistato dal greco Demetrio Duma ed infine fu demolito nel 1904, quando era sede della Società Operaia Triestina.


Palazzo Creditanstalt
Dopo una complessa vicenda che comprende l’individuazione del sito e un fitto carteggio, iniziato verso la fine del 1907, fra lo Stabilimento austriaco di credito per il commercio e l’industria di Trieste e il Magistrato Civico, relativo ai permessi ed i costi dell’area sulla quale costruire la nuova sede, inizia la costruzione del palazzo su disegno di Enrico Nordio. In agosto del 1908 viene rilasciata l’abitabilità, vengono installati gli ascensori elettrici e nel 1909 il monumentale palazzo del Creditanstalt è concluso. Dopo il primo conflitto mondiale divenne sede della Banca Commerciale Triestina, e nel 1932 della Banca Commerciale Italiana che assorbì la Banca Commerciale Triestina.


Palazzo della Riunione Adriatica di Sicurtà (R.A.S.)             Già nel 1909 la grande compagnia assicurativa vide la necessità di una nuova sede in ragione delle accresciute esigenze. Tale edificio avrebbe dovuto ospitare gli uffici della compagnia, delle abitazioni civili e delle zone destinate a negozi.

Individuata l’area vennero acquistate e demolite le case: Bardeau, Prandi, Sartorio e Treves. Venne bandito un concorso al quale furono invitati illustri architetti, i lavori vennero selezionati da una prestigiosa giuria che scelse i progetti di Arduino e Ruggero Berlam, degli architetti Ignác Alpar di Budapest e Giacomo Zamattio, non riuscendo a concludere gli accordi con questi ultimi, l’incarico venne affidato ai Berlam.
L’imponente edificio venne costruito dal 1911 al 1914, in stile eclettico, nella struttura predomina il gusto rinascimentale. La facciata in pietra d’Istria è decorata con importanti sculture, le figure che contornano l’arco dell’ingresso sono scolpite da Giovanni Mayer, sulle colonne binate ai lati del balcone sono poste le sculture di Gianni Marin.
Dopo la galleria d’ingresso protetta, da una preziosa cancellata, si passa al sontuoso atrio, dove ha sede la fontana opera del Marin, con il gruppo scultoreo realizzato con marmi policromi raffigurante Mercurio assieme a tre leoni.
L’inaugurazione del palazzo è ricordata in una lapide all’ingresso.
In data 3 dicembre 1913 nel palazzo è stato aperto con l’ingresso in via Sant’Antonio la sala cinematografica “Ideal”.

(Margherita Tauceri)

Testi consultati:
Antonio Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna;
Silvio Rutteri, Trieste storia ed arte tra vie e piazze;
F. Zubini, Borgo Teresiano;
Trieste 1872-1917, Guida all’Architettura a cura di Federica Rovello.

P.S.: All’angolo con via Dante Alighieri è situato uno dei più importanti esempi di Liberty triestino: il palazzo Terni-Smolars, ultimato nel 1907 ad opera di Romeo Depaoli.

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Caffè degli Specchi in Piazza Grande

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Caffè degli Specchi in Piazza Grande

Quando il Caffè degli Specchi nelle belle giornate schierava i tavolini sulla piazza e veniva eretto il gazebo, sul quale si alternavano :bande militari, di società e la banda della Ginnastica Triestina.
Foto e didascalia da “Trieste Imperiale
Notate i lampioni decorati a festa. (M. Tauceri)

Caffè Tommaseo, 1914


Caffè Tommaseo, 1914.

Caffè Tommaseo, 1914.
In fondo ancora la vecchia Pescheria.
Le Rive non sono solo dei luoghi caratteristici della città, ma dei punti nevralgici per il traffico sia veicolare che commerciale. Riva Carciotti prese il nome dall’omonimo bel palazzo neoclassico che Matteo Pertsch costruì per il commerciante greco Demetrio Carciotti i lavori iniziarono nel 1799 e furono conclusi nel 1805. Prima dell’allargamento e l’interramento del mare avvenuto nel 1906, la riva risultava molto stretta e si potevano vedere le imbarcazioni quasi a ridosso alle case.
In seguito la denominazione della riva venne mutata in “Riva III Novembre”a ricordo dello sbarco dei bersaglieri avvenuto il 3 novembre 1918
Sulla destra dopo il palazzo Carciotti, si trova il palazzo neoclassico già sede dell’ Hotel et de la Ville, progettato da Giovanni Degasperi, inaugurato il 1 giugno 1841, con il nome di Albergo principe di Metternich, nel’48 un gruppo di rivoltosi distrusse l’insegna ritenendo il nome, un simbolo dell’impero e in quell’occasione cambiò in Hotel de la Ville. In questo albergo fu installato il primo ascensore della città 1884 e fu il primo ad essere dotato di riscaldamento centralizzato. Rimase in esercizio fino al 1975. Segue la chiesa dedicata alla SS. Trinità ed a San Nicolò di rito greco-ortodosso consacrata il 18 febbraio 1787 . La facciata fu successivamente abbellita ad opera dell’architetto Matteo Pertsch nel periodo 1818-1821.
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CORSO CAVOUR già “via della Stazione” divenne nel 1919 “Corso Cavour” a ricordo del noto statista piemontese: Camillo Benso conte di Cavour (Torino 1810 – ivi 1861). Ufficiale del genio (1827-31), fece il suo ingresso in politica nel 1847, fondando il giornale Il Risorgimento. Deputato, fu più volte ministro (1850, 1851) e presidente del consiglio (1852). Nel 1860 assunse il pieno controllo diplomatico dell’impresa garibaldina. Inoltre gettò poi le premesse di un’azione volta a sanare i rapporti tra Stato e Chiesa ma morì prima di essere riuscito a portarla a compimento. Fu ospite a Trieste della famiglia Morpurgo dal 17 al 21 aprile 1836.
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RIVA DEL MANDRACCHIO – (mandrakion dal greco piccolo recinto) da Piazza Unità d’Italia a Riva Nazario Sauro, il toponimo deriva dal nome dell’antico porto di Trieste, interrato nel 1863 e corrispondente alla metà, lato mare, della piazza Unità. Dal 1865 si inizia a costruire la riva a cui viene dato il nome nel 1883.        (M. Tauceri)

Il Caffè Fabris


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L’aristocratico ed elegante “CAFFE’ FABRIS”, frequentato da intellettuali, con le tende a quadri, si presenta con un aspetto molto casalingo. Sito nella casa costruita nel 1853 dall’architetto Francesco Giordani per Giovanni Fabris in piazza della Caserma al n°4 (odierna piazza Dalmazia).
In attività dal 1857, assunse ben presto un ruolo di prestigio, anche grazie alla sua collocazione all’incrocio tra le strade che portano l’una a Miramare, l’altra all’altipiano. Nel 1888 è uno dei primi tre esercizi cittadini dotati di telefono. Dal 1967 è trasformato in ristorante pizzeria sotto la vecchia insegna.
In via Ghega, il palazzo Rittmeyer , che appare come lo vediamo oggi, ed è il risultato di un innalzamento e rimodernamento della casa di città della famiglia Rittmeyer (costruita nel 1823), voluto dal barone Carlo de Rittmeyer Il progetto fu affidato all’architetto Giuseppe Baldini, la costruzione, comprendeva un giardino pensile che si estendeva verso l’attuale Via Udine. Nel 1863 venne acquistata la vicina proprietà di Panajoti di Demetrio dando così il via ai lavori di ristrutturazione. Nel 1914 la baronessa Cecilia de Rittmeyer donò il palazzo al Comune il quale lo destinò, quarant’anni più tardi, al Conservatorio di Musica Giuseppe Tartini. Nel 1944, in seguito ad un sanguinoso attentato a danno del Deutsches Soldatenheim, che nel palazzo aveva la propria sede, fu attuata un’atroce ritorsione contro 51 ostaggi che vennero impiccati e lasciati come monito lungo le scale, i corridoi e le finestre dell’edificio.
A sinistra il palazzo fatto costruire nel 1785 dal greco Antonio Nussa prima delle modifiche.  (Margherita Tauceri.)
Foto collezione privata