Trieste: Via Giosuè Carducci 11. Casa Junz Calabrese (ex Mordo)

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Trieste: Via Giosuè Carducci 11. Casa Junz Calabrese (ex Mordo)
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Giosuè Carducci 11. Casa Junz Calabrese (ex Mordo)
Casa Liberty del 1902-1904 dell’architetto Giovanni Maria Mosco (1861-1924)

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Foto Paolo Carbonaio
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Casa Liberty del 1902-1904 dell’architetto Giovanni Maria Mosco (1861-1924)

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Trieste: Via Giosuè Carducci 11. Casa Junz Calabrese (ex Mordo)
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Giosuè Carducci 11. Casa Junz Calabrese (ex Mordo)
Casa Liberty del 1902-1904 dell’architetto Giovanni Maria Mosco (1861-1924)

Trieste: Via Cesare Battisti 16 e Via Gaetano Donizzetti 1.

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Trieste: Via Cesare Battisti 16 e Via Gaetano Donizzetti 1.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Cesare Battisti 16 e Via Gaetano Donizzetti 1.
Casa Liberty del 1902. Ultimamente sono state risistemate e dipinte le facciate.

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Trieste: Via Cesare Battisti 16 e Via Gaetano Donizzetti 1.
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Trieste: Via Cesare Battisti 16 e Via Gaetano Donizzetti 1.
Casa Liberty del 1902. Ultimamente sono state risistemate e dipinte le facciate.

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Trieste: Via Cesare Battisti 16 e Via Gaetano Donizzetti 1.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Cesare Battisti 16 e Via Gaetano Donizzetti 1.
Casa Liberty del 1902. Ultimamente sono state risistemate e dipinte le facciate.

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Trieste: Via Cesare Battisti 16 e Via Gaetano Donizzetti 1.
Foto Paolo Carbonaio
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Casa Liberty del 1902. Ultimamente sono state risistemate e dipinte le facciate.

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Trieste: Via Cesare Battisti 16 e Via Gaetano Donizzetti 1.
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Casa Liberty del 1902. Ultimamente sono state risistemate e dipinte le facciate.

Trieste: Via Domenico Rossetti 27.

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Trieste: Via Domenico Rossetti 27.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Domenico Rossetti 27.
Edificio realizzato su progetto dell’architetto Carlo Bonetti nel 1906 per ospitare numerosi appartamenti abitati dalle illustri famiglie cittadine di inizio secolo, si presenta originale in termini decorativi e di concezione plastica della struttura di chiara ascendenza Liberty, con motivi rintracciabili nella produzione della scuola viennese di Otto Wagner. Le facciate sono movimentate da parti in aggetto, nicchie, e da soluzioni plastiche quali balconi sagomati con ringhiere, serrande avvolgibili e saracinesche a rotolo. La volumetria dell’edificio è alleggerita dalle aperture balconate poste agli angoli. Di particolare rilievo è la decorazione delle facciate svolta attraverso elementi plastici e mosaici colorati con giochi di volute ed intrecci di nastri, fiori e rami. Di interesse inoltre la scala elicoidale interna; è ancora presente al piano attico una stufa in ceramica, ultima testimonianza dell’originale sistema di riscaldamento.

Trieste: Via Domenico Rossetti 27.

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Trieste: Via Domenico Rossetti 27.
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Trieste: Via Domenico Rossetti 27.
Edificio realizzato su progetto dell’architetto Carlo Bonetti nel 1906 per ospitare numerosi appartamenti abitati dalle illustri famiglie cittadine di inizio secolo, si presenta originale in termini decorativi e di concezione plastica della struttura di chiara ascendenza Liberty, con motivi rintracciabili nella produzione della scuola viennese di Otto Wagner. Le facciate sono movimentate da parti in aggetto, nicchie, e da soluzioni plastiche quali balconi sagomati con ringhiere, serrande avvolgibili e saracinesche a rotolo. La volumetria dell’edificio è alleggerita dalle aperture balconate poste agli angoli. Di particolare rilievo è la decorazione delle facciate svolta attraverso elementi plastici e mosaici colorati con giochi di volute ed intrecci di nastri, fiori e rami. Di interesse inoltre la scala elicoidale interna; è ancora presente al piano attico una stufa in ceramica, ultima testimonianza dell’originale sistema di riscaldamento.

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Trieste: Via Domenico Rossetti 27.
Foto Paolo Carbonaio
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Edificio realizzato su progetto dell’architetto Carlo Bonetti nel 1906 per ospitare numerosi appartamenti abitati dalle illustri famiglie cittadine di inizio secolo, si presenta originale in termini decorativi e di concezione plastica della struttura di chiara ascendenza Liberty, con motivi rintracciabili nella produzione della scuola viennese di Otto Wagner. Le facciate sono movimentate da parti in aggetto, nicchie, e da soluzioni plastiche quali balconi sagomati con ringhiere, serrande avvolgibili e saracinesche a rotolo. La volumetria dell’edificio è alleggerita dalle aperture balconate poste agli angoli. Di particolare rilievo è la decorazione delle facciate svolta attraverso elementi plastici e mosaici colorati con giochi di volute ed intrecci di nastri, fiori e rami. Di interesse inoltre la scala elicoidale interna; è ancora presente al piano attico una stufa in ceramica, ultima testimonianza dell’originale sistema di riscaldamento.

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Trieste: Via Domenico Rossetti 27.
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Edificio realizzato su progetto dell’architetto Carlo Bonetti nel 1906 per ospitare numerosi appartamenti abitati dalle illustri famiglie cittadine di inizio secolo, si presenta originale in termini decorativi e di concezione plastica della struttura di chiara ascendenza Liberty, con motivi rintracciabili nella produzione della scuola viennese di Otto Wagner. Le facciate sono movimentate da parti in aggetto, nicchie, e da soluzioni plastiche quali balconi sagomati con ringhiere, serrande avvolgibili e saracinesche a rotolo. La volumetria dell’edificio è alleggerita dalle aperture balconate poste agli angoli. Di particolare rilievo è la decorazione delle facciate svolta attraverso elementi plastici e mosaici colorati con giochi di volute ed intrecci di nastri, fiori e rami. Di interesse inoltre la scala elicoidale interna; è ancora presente al piano attico una stufa in ceramica, ultima testimonianza dell’originale sistema di riscaldamento.

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Trieste: Via Domenico Rossetti 27.
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Trieste: Via Domenico Rossetti 27.
Edificio realizzato su progetto dell’architetto Carlo Bonetti nel 1906 per ospitare numerosi appartamenti abitati dalle illustri famiglie cittadine di inizio secolo, si presenta originale in termini decorativi e di concezione plastica della struttura di chiara ascendenza Liberty, con motivi rintracciabili nella produzione della scuola viennese di Otto Wagner. Le facciate sono movimentate da parti in aggetto, nicchie, e da soluzioni plastiche quali balconi sagomati con ringhiere, serrande avvolgibili e saracinesche a rotolo. La volumetria dell’edificio è alleggerita dalle aperture balconate poste agli angoli. Di particolare rilievo è la decorazione delle facciate svolta attraverso elementi plastici e mosaici colorati con giochi di volute ed intrecci di nastri, fiori e rami. Di interesse inoltre la scala elicoidale interna; è ancora presente al piano attico una stufa in ceramica, ultima testimonianza dell’originale sistema di riscaldamento.

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Trieste: Via Domenico Rossetti 27.
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Trieste: Via Domenico Rossetti 27.
Edificio realizzato su progetto dell’architetto Carlo Bonetti nel 1906 per ospitare numerosi appartamenti abitati dalle illustri famiglie cittadine di inizio secolo, si presenta originale in termini decorativi e di concezione plastica della struttura di chiara ascendenza Liberty, con motivi rintracciabili nella produzione della scuola viennese di Otto Wagner. Le facciate sono movimentate da parti in aggetto, nicchie, e da soluzioni plastiche quali balconi sagomati con ringhiere, serrande avvolgibili e saracinesche a rotolo. La volumetria dell’edificio è alleggerita dalle aperture balconate poste agli angoli. Di particolare rilievo è la decorazione delle facciate svolta attraverso elementi plastici e mosaici colorati con giochi di volute ed intrecci di nastri, fiori e rami. Di interesse inoltre la scala elicoidale interna; è ancora presente al piano attico una stufa in ceramica, ultima testimonianza dell’originale sistema di riscaldamento.

Trieste: Via San Giacomo in Monte 2. Casa Piazza e Righetti.

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Trieste: Via San Giacomo in Monte 2. Casa Piazza e Righetti.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via San Giacomo in Monte 2. Casa Piazza e Righetti.
Casa Liberty del 1911 progetto dell’architetto Romeo De Paoli.

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Trieste: Via San Giacomo in Monte 2. Casa Piazza e Righetti.
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Trieste: Via San Giacomo in Monte 2. Casa Piazza e Righetti.
Casa Liberty del 1911 progetto dell’architetto Romeo De Paoli.

Trieste: Piazza dell’Ospitale n. 4

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Trieste: Piazza dell'Ospitale n. 4
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Piazza dell’Ospitale n. 4
Casa Liberty (1904-1905) realizzata dall’ingegner Gino Dompieri. E’ stata la sede del Caffè Orientale, poi Caffè Italia dal 1919. Vi hanno abitato il pittore Piero Lucano e lo scrittore Manlio Cecovini.

Trieste: Piazza dell’Ospitale n. 4

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Trieste: Piazza dell'Ospitale n. 4
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Trieste: Piazza dell’Ospitale n. 4
Casa Liberty (1904-1905) realizzata dall’ingegner Gino Dompieri. E’ stata la sede del Caffè Orientale, poi Caffè Italia dal 1919. Vi hanno abitato il pittore Piero Lucano e lo scrittore Manlio Cecovini.

Trieste: Via Fabio Filzi 14. Ex Hotel Balkan.

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Trieste: Via Fabio Filzi 14. Ex Hotel Balkan.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Fabio Filzi 14. Ex Hotel Balkan.
L’edificio, denominato in origine Narodni Dom e Hotel Balkan, fu costruito nel 1904 per la comunità slovena. Autore del progetto era l’architetto Max Fabiani, formatosi a Vienna tra il 1894 e il 1898 presso l’atelier di Otto Wagner, centro di cultura mitteleuropea e fucina delle nuove idee secessioniste. L’ingresso dell’edificio fu commissionato dall’architetto all’artista viennese Koloman Moser e danneggiato in maniera irrimediabile nell’incendio del 1920.
Primo vero centro polifunzionale costruito in Europa, l’immobile conteneva un piccolo teatro con galleria, una banca, una palestra, due caffè, due ristoranti, un albergo ed un considerevole numero di appartamenti, il tutto distribuito in maniera articolata intorno ad un cavedio centrale. Nel decreto di vincolo si evidenzia in maniera particolare l’unicità dell’edificio nell’ambito triestino: “L’Hotel Balkan rappresenta l’opera spaziale più importante fra quelle realizzate nella realtà omogenea triestina. L’architetto ha modo di applicare le nuove teorie funzionaliste formulate precedentemente da Otto Wagner nel suo trattato del 1895.”
Nel luglio del 1920 l’edificio, in quanto centro culturale della comunità slovena venne devastato da un incendio appiccato dagli squadristi fascisti. Successivamente restaurato su progetto di Camillo Jona venne destinato ad albergo, con il nome di Hotel Regina. Nel 1976 fu acquistato dalla Regione che lo destinò a Casa dello Studente.
In seguito, fu interessato da una ristrutturazione iniziata nel 1988 ad opera dell’ingegnere Dario Clescovich.
Nel 1996 l’edificio fu acquistato dall’Università di Trieste per trasferirvi la Scuola Superiore per Traduttori ed Interpreti. Del progetto per l’adeguamento alle nuove funzioni nonché alle normative edilizie vigenti venne incaricato l’architetto Zelco che, nell’impossibilità di effettuare un restauro filologico, conservò dell’edificio solamente le facciate. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via Fabio Filzi 14. Ex Hotel Balkan.

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Trieste: Via Fabio Filzi 14. Ex Hotel Balkan.
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Trieste: Via Fabio Filzi 14. Ex Hotel Balkan.
L’edificio, denominato in origine Narodni Dom e Hotel Balkan, fu costruito nel 1904 per la comunità slovena. Autore del progetto era l’architetto Max Fabiani, formatosi a Vienna tra il 1894 e il 1898 presso l’atelier di Otto Wagner, centro di cultura mitteleuropea e fucina delle nuove idee secessioniste. L’ingresso dell’edificio fu commissionato dall’architetto all’artista viennese Koloman Moser e danneggiato in maniera irrimediabile nell’incendio del 1920.
Primo vero centro polifunzionale costruito in Europa, l’immobile conteneva un piccolo teatro con galleria, una banca, una palestra, due caffè, due ristoranti, un albergo ed un considerevole numero di appartamenti, il tutto distribuito in maniera articolata intorno ad un cavedio centrale. Nel decreto di vincolo si evidenzia in maniera particolare l’unicità dell’edificio nell’ambito triestino: “L’Hotel Balkan rappresenta l’opera spaziale più importante fra quelle realizzate nella realtà omogenea triestina. L’architetto ha modo di applicare le nuove teorie funzionaliste formulate precedentemente da Otto Wagner nel suo trattato del 1895.”
Nel luglio del 1920 l’edificio, in quanto centro culturale della comunità slovena venne devastato da un incendio appiccato dagli squadristi fascisti. Successivamente restaurato su progetto di Camillo Jona venne destinato ad albergo, con il nome di Hotel Regina. Nel 1976 fu acquistato dalla Regione che lo destinò a Casa dello Studente.
In seguito, fu interessato da una ristrutturazione iniziata nel 1988 ad opera dell’ingegnere Dario Clescovich.
Nel 1996 l’edificio fu acquistato dall’Università di Trieste per trasferirvi la Scuola Superiore per Traduttori ed Interpreti. Del progetto per l’adeguamento alle nuove funzioni nonché alle normative edilizie vigenti venne incaricato l’architetto Zelco che, nell’impossibilità di effettuare un restauro filologico, conservò dell’edificio solamente le facciate. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

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Trieste: Via Fabio Filzi 14. Ex Hotel Balkan.
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Trieste: Via Fabio Filzi 14. Ex Hotel Balkan.
L’edificio, denominato in origine Narodni Dom e Hotel Balkan, fu costruito nel 1904 per la comunità slovena. Autore del progetto era l’architetto Max Fabiani, formatosi a Vienna tra il 1894 e il 1898 presso l’atelier di Otto Wagner, centro di cultura mitteleuropea e fucina delle nuove idee secessioniste. L’ingresso dell’edificio fu commissionato dall’architetto all’artista viennese Koloman Moser e danneggiato in maniera irrimediabile nell’incendio del 1920.
Primo vero centro polifunzionale costruito in Europa, l’immobile conteneva un piccolo teatro con galleria, una banca, una palestra, due caffè, due ristoranti, un albergo ed un considerevole numero di appartamenti, il tutto distribuito in maniera articolata intorno ad un cavedio centrale. Nel decreto di vincolo si evidenzia in maniera particolare l’unicità dell’edificio nell’ambito triestino: “L’Hotel Balkan rappresenta l’opera spaziale più importante fra quelle realizzate nella realtà omogenea triestina. L’architetto ha modo di applicare le nuove teorie funzionaliste formulate precedentemente da Otto Wagner nel suo trattato del 1895.”
Nel luglio del 1920 l’edificio, in quanto centro culturale della comunità slovena venne devastato da un incendio appiccato dagli squadristi fascisti. Successivamente restaurato su progetto di Camillo Jona venne destinato ad albergo, con il nome di Hotel Regina. Nel 1976 fu acquistato dalla Regione che lo destinò a Casa dello Studente.
In seguito, fu interessato da una ristrutturazione iniziata nel 1988 ad opera dell’ingegnere Dario Clescovich.
Nel 1996 l’edificio fu acquistato dall’Università di Trieste per trasferirvi la Scuola Superiore per Traduttori ed Interpreti. Del progetto per l’adeguamento alle nuove funzioni nonché alle normative edilizie vigenti venne incaricato l’architetto Zelco che, nell’impossibilità di effettuare un restauro filologico, conservò dell’edificio solamente le facciate. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via Fabio Filzi 14. Ex Hotel Balkan.

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Trieste: Via Fabio Filzi 14. Ex Hotel Balkan.
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Trieste: Via Fabio Filzi 14. Ex Hotel Balkan.
L’edificio, denominato in origine Narodni Dom e Hotel Balkan, fu costruito nel 1904 per la comunità slovena. Autore del progetto era l’architetto Max Fabiani, formatosi a Vienna tra il 1894 e il 1898 presso l’atelier di Otto Wagner, centro di cultura mitteleuropea e fucina delle nuove idee secessioniste. L’ingresso dell’edificio fu commissionato dall’architetto all’artista viennese Koloman Moser e danneggiato in maniera irrimediabile nell’incendio del 1920.
Primo vero centro polifunzionale costruito in Europa, l’immobile conteneva un piccolo teatro con galleria, una banca, una palestra, due caffè, due ristoranti, un albergo ed un considerevole numero di appartamenti, il tutto distribuito in maniera articolata intorno ad un cavedio centrale. Nel decreto di vincolo si evidenzia in maniera particolare l’unicità dell’edificio nell’ambito triestino: “L’Hotel Balkan rappresenta l’opera spaziale più importante fra quelle realizzate nella realtà omogenea triestina. L’architetto ha modo di applicare le nuove teorie funzionaliste formulate precedentemente da Otto Wagner nel suo trattato del 1895.”
Nel luglio del 1920 l’edificio, in quanto centro culturale della comunità slovena venne devastato da un incendio appiccato dagli squadristi fascisti. Successivamente restaurato su progetto di Camillo Jona venne destinato ad albergo, con il nome di Hotel Regina. Nel 1976 fu acquistato dalla Regione che lo destinò a Casa dello Studente.
In seguito, fu interessato da una ristrutturazione iniziata nel 1988 ad opera dell’ingegnere Dario Clescovich.
Nel 1996 l’edificio fu acquistato dall’Università di Trieste per trasferirvi la Scuola Superiore per Traduttori ed Interpreti. Del progetto per l’adeguamento alle nuove funzioni nonché alle normative edilizie vigenti venne incaricato l’architetto Zelco che, nell’impossibilità di effettuare un restauro filologico, conservò dell’edificio solamente le facciate. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via Sant’Anastasio 20.

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Trieste: Via Sant'Anastasio 20.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Sant’Anastasio 20.
L’edificio in stile Liberty è stato realizzato nel 1905 su progetto firmato da Giulio Stalker. Vi abitò Julius Kugi (1858-1944) “Cantore delle Alpi Giulie cittadino della mitteleuropa” come lo ricorda una targa posta dal Comune di Trieste nel cinquantesimo anniversario della sua nascita.

Trieste: Via Sant’Anastasio 20.

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Trieste: Via Sant'Anastasio 20.
Foto Paolo Carbonaio
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L’edificio in stile Liberty è stato realizzato nel 1905 su progetto firmato da Giulio Stalker. Vi abitò Julius Kugi (1858-1944) “Cantore delle Alpi Giulie cittadino della mitteleuropa” come lo ricorda una targa posta dal Comune di Trieste nel cinquantesimo anniversario della sua nascita.

Trieste: Via Sant’Anastasio 20.

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L'immagine può contenere: spazio all'aperto
Trieste: Via Sant'Anastasio 20.
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Trieste: Via Sant’Anastasio 20.
L’edificio in stile Liberty è stato realizzato nel 1905 su progetto firmato da Giulio Stalker. Vi abitò Julius Kugi (1858-1944) “Cantore delle Alpi Giulie cittadino della mitteleuropa” come lo ricorda una targa posta dal Comune di Trieste nel cinquantesimo anniversario della sua nascita.

Trieste: Via Sant’Anastasio 20.

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L'immagine può contenere: casa e spazio all'aperto
Trieste: Via Sant'Anastasio 20.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Sant’Anastasio 20.
L’edificio in stile Liberty è stato realizzato nel 1905 su progetto firmato da Giulio Stalker. Vi abitò Julius Kugi (1858-1944) “Cantore delle Alpi Giulie cittadino della mitteleuropa” come lo ricorda una targa posta dal Comune di Trieste nel cinquantesimo anniversario della sua nascita.

Trieste: Via Gaspara Stampa 8.

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Nessun testo alternativo automatico disponibile.
Trieste: Via Gaspara Stampa 8.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Gaspara Stampa 8.
La casa Liberty costruita all’angolo tra via Gaspara Stampa e via Benedetto Marcello fu edificata nel 1902 su progetto dell’ingegnere Michele Bussi. L’edificio, ad uso residenziale, è inserito nell’ambito di un contesto urbanistico che si evidenzia per conformità e contemporaneità di stile, dove spiccano diversi esempi di architettura dai connotati liberty. L’immobile si distingue per una coerente adesione ai canoni dello stile floreale sia per l’articolazione dell’impianto architettonico che per la componente più specificamente ornamentale che ne connota le facciate.
(da: /biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via Gaspara Stampa 8.

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Trieste: Via Gaspara Stampa 8.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Gaspara Stampa 8.
La casa Liberty costruita all’angolo tra via Gaspara Stampa e via Benedetto Marcello fu edificata nel 1902 su progetto dell’ingegnere Michele Bussi. L’edificio, ad uso residenziale, è inserito nell’ambito di un contesto urbanistico che si evidenzia per conformità e contemporaneità di stile, dove spiccano diversi esempi di architettura dai connotati liberty. L’immobile si distingue per una coerente adesione ai canoni dello stile floreale sia per l’articolazione dell’impianto architettonico che per la componente più specificamente ornamentale che ne connota le facciate.
(da: /biblioteche.comune.trieste.it)

Le lapidi di san Giusto: la lapide di fra Pace da Vedano

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Lapide di fra Pace da Vedano a san Giusto navata sinistra. Foto di Elisabetta Marcovich

La lapide di fra Pace da Vedano vescovo dal 1330 al 1341. Si trovava per terra nella cappella di s Caterina ora dedicata a san Carlo Borromeo, detta pure dei Borboni per le sepolture dei Carlisti, c’è per terra una lapide che ricorda che era sepolto qua, ma questa è addossata ad un muro della buia navata destra.

Non ha senso distinguere fra lapidi interne ed esterne in quanto all’origine: in chiesa venivano seppelliti Vescovi e notabili e le loro lapidi tombali erano sparse su tutta la pavimentazione, come ben descrive Pietro Kandler in un suo prezioso articolo: nei lavori del 1842 vennero tutte tolte dal pavimento e messe a decorare la base esterna della chiesa, assieme a qualche altra lapide proveniente dalla chiesa del Rosario, allora assegnata alla Comunità evangelica. I restauri degli anni trenta riportarono dentro, al loro posto, grazie al lavoro di Kandler, la maggior parte delle lapidi, tranne quelle dei Vescovi che erano nel presbiterio. Una parte rimane esposta esternamente alla chiesa, sul retro. (E. Marcovich)

Le lapidi di san Giusto: la lapide dei Bonomo

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La lapide della tomba dei Bonomo a san Giusto.
Foto Elisabetta Marcovich

Non ha senso distinguere fra lapidi interne ed esterne in quanto all’origine: in chiesa venivano seppelliti Vescovi e notabili e le loro lapidi tombali erano sparse su tutta la pavimentazione, come ben descrive Pietro Kandler in un suo prezioso articolo: nei lavori del 1842 vennero tutte tolte dal pavimento e messe a decorare la base esterna della chiesa, assieme a qualche altra lapide proveniente dalla chiesa del Rosario, allora assegnata alla Comunità evangelica. I restauri degli anni trenta riportarono dentro, al loro posto, grazie al lavoro di Kandler, la maggior parte delle lapidi, tranne quelle dei Vescovi che erano nel presbiterio. Una parte rimane esposta esternamente alla chiesa, sul retro.

la lapide della famiglia Bonomo. 1635. Esterno della chiesa. I Bonomo furono una delle famose Tredici Casade e diedero in particolare a Trieste un importante vescovo

(E. Marcovich)