Trieste: Piazza Sant’Antonio. La Chiesa della Santissima Trinità e di San Spiridione

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Trinità e di San Spiridione
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Trieste: Via Roma 7. Ex Banca di Praga.

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Trieste: Via Roma 7. Ex Banca di Praga.
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Nel 1911 la “Zivnotenska Banka” di Praga acquistò un lotto nel borgo teresiano per la costruzione di un’edificio destinato ad ospitare gli uffici della banca e alcune abitazioni. Il progetto fu elaborato dall’architetto Josef Costaperaria con la collaborazione del consigliere edile, l’architetto Osvaldo Polivka nel 1912 Nel 1956 l’immobile venne ceduto alla Banca d’America e d’Italia, che commissionò diversi lavori di modifica agli interni. In particolare, nel 1957 un progetto di modifica al primo piano comportò lo smantellamento della vetrata poligonale della sala d’aspetto. Nel 1977 un progetto di rinnovo dei locali del salone casse implicò lo smantellamento degli arredi originari e la sostituzione della scala di raccordo con il piano rialzato. Infine, nel 1986, la scala a chiocciola originale fu sostituita con una scala a tre rampe ortogonali. Dal 1995 l’immobile ospita una filiale della Deutsche Bank. L’edificio costituisce un esempio unico di architettura in cui si fondono le tecniche razionalistiche d’inizio Novecento con armonie di tardo gusto secessionista mitteleuropeo. Ai lati del portone d’ingresso sono presenti due statue bronzee raffiguranti l’industria e l’agricoltura, realizzate dagli scultori Ladislav Salun e Franta Anyz, autori anche del bronzo raffigurante la Navigazione, presente nel salone.. – Costaperaria Josef. Nato a Krapje Novska il 06.02.1876 e morto il 07.12.1951. Architetto. Dopo una prima formazione a Zagabria, fu allievo di Otto Wagner presso l’Accademia di belle arti di Vienna e collaborò a Gorizia con Max Fabiani. Trasferitosi a Trieste nel 1905, lavorò per il Consorzio di ingegneri costruttori e con Enrico Nordio. Insieme a Osvald Polivka realizzò la sede della Zivnostenska Banka, poi banca d’Italia e d’America, oggi sede della Deutsche Bank, via Roma 7 (1911-1914). Dopo la prima guerra mondiale fu capo architetto del tratto Maribor Logatec della ferrovia meridionale Vienna-Trieste e spostò la sua attività a Lubiana dove realizzò parecchi edifici. (da: biblioteche.comune.trieste.it/)

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Nel 1911 la “Zivnotenska Banka” di Praga acquistò un lotto nel borgo teresiano per la costruzione di un’edificio destinato ad ospitare gli uffici della banca e alcune abitazioni. Il progetto fu elaborato dall’architetto Josef Costaperaria con la collaborazione del consigliere edile, l’architetto Osvaldo Polivka nel 1912 Nel 1956 l’immobile venne ceduto alla Banca d’America e d’Italia, che commissionò diversi lavori di modifica agli interni. In particolare, nel 1957 un progetto di modifica al primo piano comportò lo smantellamento della vetrata poligonale della sala d’aspetto. Nel 1977 un progetto di rinnovo dei locali del salone casse implicò lo smantellamento degli arredi originari e la sostituzione della scala di raccordo con il piano rialzato. Infine, nel 1986, la scala a chiocciola originale fu sostituita con una scala a tre rampe ortogonali. Dal 1995 l’immobile ospita una filiale della Deutsche Bank. L’edificio costituisce un esempio unico di architettura in cui si fondono le tecniche razionalistiche d’inizio Novecento con armonie di tardo gusto secessionista mitteleuropeo. Ai lati del portone d’ingresso sono presenti due statue bronzee raffiguranti l’industria e l’agricoltura, realizzate dagli scultori Ladislav Salun e Franta Anyz, autori anche del bronzo raffigurante la Navigazione, presente nel salone.. – Costaperaria Josef. Nato a Krapje Novska il 06.02.1876 e morto il 07.12.1951. Architetto. Dopo una prima formazione a Zagabria, fu allievo di Otto Wagner presso l’Accademia di belle arti di Vienna e collaborò a Gorizia con Max Fabiani. Trasferitosi a Trieste nel 1905, lavorò per il Consorzio di ingegneri costruttori e con Enrico Nordio. Insieme a Osvald Polivka realizzò la sede della Zivnostenska Banka, poi banca d’Italia e d’America, oggi sede della Deutsche Bank, via Roma 7 (1911-1914). Dopo la prima guerra mondiale fu capo architetto del tratto Maribor Logatec della ferrovia meridionale Vienna-Trieste e spostò la sua attività a Lubiana dove realizzò parecchi edifici. (da: biblioteche.comune.trieste.it/)

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Trieste: Piazza della Libertà 5. Palazzo Kalister.

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Trieste: Piazza della Libertà 5. Palazzo Kalister.
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Trieste: Piazza della Libertà 5. Palazzo Kalister.
Nel 1879 l’architetto Giovanni Scalmanini firmò il progetto per Palazzo Kalister. Recentemente, in base a considerazioni di carattere stilistico, l’immobile è stato attribuito all’architetto danese Theophilus Hansen; anche se la costruzione avvenne sotto la direzione di Scalmanini, coadiuvato per le decorazioni da Luigi Zabeo (Campailla, Walcher, 1992). Nel 1881, durante lo scavo delle fondazioni, emersero dei mosaici di epoca romana, che furono lasciati sul posto. La costruzione di questo edificio in stile eclettico fu portata a termine nel 1882. L’area sulla quale fu costruito il palazzo all’epoca si chiamava Piazza della Stazione, ed era un vasto piazzale sorto in concomitanza con l’arrivo della ferrovia nel 1878. In precedenza la piazza occupava un’area più piccola, sulla quale si affacciava il macello civico. Il Palazzo fu costruito per Francesco Kalister, uno sloveno originario di Postumia imprenditore nel settore del tessile. Fu un appassionato collezionista di quadri e acquerelli, ma la sua raccolta fu venduta all’asta nel 1908. La maggior parte del piano terra era occupata da magazzini, i primi due piani ospitavano l’abitazione della famiglia Kalister, il terzo piano era adibito probabilmente ad uffici, mentre il quarto piano costituiva l’alloggio della servitù. Nel 1911 l’edificio divenne proprietà del barone Parisi. Tra il 1932 e il 1934 furono eseguite modifiche al magazzino al pianoterra ad opera dell’architetto Giulio Schillani. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Piazza della Libertà 5. Palazzo Kalister.

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Nel 1879 l’architetto Giovanni Scalmanini firmò il progetto per Palazzo Kalister. Recentemente, in base a considerazioni di carattere stilistico, l’immobile è stato attribuito all’architetto danese Theophilus Hansen; anche se la costruzione avvenne sotto la direzione di Scalmanini, coadiuvato per le decorazioni da Luigi Zabeo (Campailla, Walcher, 1992). Nel 1881, durante lo scavo delle fondazioni, emersero dei mosaici di epoca romana, che furono lasciati sul posto. La costruzione di questo edificio in stile eclettico fu portata a termine nel 1882. L’area sulla quale fu costruito il palazzo all’epoca si chiamava Piazza della Stazione, ed era un vasto piazzale sorto in concomitanza con l’arrivo della ferrovia nel 1878. In precedenza la piazza occupava un’area più piccola, sulla quale si affacciava il macello civico. Il Palazzo fu costruito per Francesco Kalister, uno sloveno originario di Postumia imprenditore nel settore del tessile. Fu un appassionato collezionista di quadri e acquerelli, ma la sua raccolta fu venduta all’asta nel 1908. La maggior parte del piano terra era occupata da magazzini, i primi due piani ospitavano l’abitazione della famiglia Kalister, il terzo piano era adibito probabilmente ad uffici, mentre il quarto piano costituiva l’alloggio della servitù. Nel 1911 l’edificio divenne proprietà del barone Parisi. Tra il 1932 e il 1934 furono eseguite modifiche al magazzino al pianoterra ad opera dell’architetto Giulio Schillani. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

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Nel 1879 l’architetto Giovanni Scalmanini firmò il progetto per Palazzo Kalister. Recentemente, in base a considerazioni di carattere stilistico, l’immobile è stato attribuito all’architetto danese Theophilus Hansen; anche se la costruzione avvenne sotto la direzione di Scalmanini, coadiuvato per le decorazioni da Luigi Zabeo (Campailla, Walcher, 1992). Nel 1881, durante lo scavo delle fondazioni, emersero dei mosaici di epoca romana, che furono lasciati sul posto. La costruzione di questo edificio in stile eclettico fu portata a termine nel 1882. L’area sulla quale fu costruito il palazzo all’epoca si chiamava Piazza della Stazione, ed era un vasto piazzale sorto in concomitanza con l’arrivo della ferrovia nel 1878. In precedenza la piazza occupava un’area più piccola, sulla quale si affacciava il macello civico. Il Palazzo fu costruito per Francesco Kalister, uno sloveno originario di Postumia imprenditore nel settore del tessile. Fu un appassionato collezionista di quadri e acquerelli, ma la sua raccolta fu venduta all’asta nel 1908. La maggior parte del piano terra era occupata da magazzini, i primi due piani ospitavano l’abitazione della famiglia Kalister, il terzo piano era adibito probabilmente ad uffici, mentre il quarto piano costituiva l’alloggio della servitù. Nel 1911 l’edificio divenne proprietà del barone Parisi. Tra il 1932 e il 1934 furono eseguite modifiche al magazzino al pianoterra ad opera dell’architetto Giulio Schillani. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Le mura di Augusto: le lapidi

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(Epigrafe dedicatoria delle mura di Augusto: Lapidario tergestino. Foto di Elisabetta Marcovich)

Le lapidi delle mura di Augusto ( non ancora imperatore, era ancora Caio Giulio Cesare Ottaviano triumviro). Sono state trovate utilizzate in diverse zone di cittavecchia.
Il testo: co(n)s(ul) desig(natus) tert(ium) c( constituendae) iter(um)murum turreque fecit
Console designato per la terza volta costituenda ( la repubblica) di nuovo fece le mura e le torri. La scritta è monca perché mancano parti, il testo completo si desume da un’altra iscrizione. In altra lapide il testo è “imp(eratore) Caesare imperatore V III ( )viro.. cos(tituendae) de(signato)..
Durante il secondo triumvirato per la costituzione dello stato dell’imperatore Cesare ( Ottaviano) figlio del Divino ( Cesare) comandante per la quinta volta console designato per la terza volta”

Queste due lapidi si trovano al Lapidario Tergestino al Castello d i san Giusto. All’Orto Lapidario si trova invece la stele più tarda,  una copia dei tempi dell’imperatore Federico III, il testo completo è Imp(erator) Caesar co(n)s(ul) design(atus) tert(ium) IIIvir r(ei) p(ublicae) c(costituendae) iterum murum turresque fecit
L’imperatore Cesare ( Augusto) console designato per la terza volta triumviro per la costituzione dello stato per la seconda volta fece le mura e le torri.

Più sotto: Fri(dericus) Ter(tius) Ro(manorum) imp)erator) dux Austr(riae) et(cetera)do(minus)q(ue) Tergesti quarta vice muru(m reedi) ficari iussit

ossia Federico III imperatore dei romani, duca d’Austria etc e signore di Trieste ordinò che per la quarta volta le mura fossero ricostruite.

Questa lapide di Federico III che si riferisce al 1470 ricopia la prima presentando Federico come successore di Augusto.

(testo E.M. lettura epigrafi da Lapidario Tergestino e Orto lapidario)

Trieste: Piazza della Libertà 5. Palazzo Kalister.

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Trieste: Piazza della Libertà 5. Palazzo Kalister.
Foto Paolo Carbonaio
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Nel 1879 l’architetto Giovanni Scalmanini firmò il progetto per Palazzo Kalister. Recentemente, in base a considerazioni di carattere stilistico, l’immobile è stato attribuito all’architetto danese Theophilus Hansen; anche se la costruzione avvenne sotto la direzione di Scalmanini, coadiuvato per le decorazioni da Luigi Zabeo (Campailla, Walcher, 1992). Nel 1881, durante lo scavo delle fondazioni, emersero dei mosaici di epoca romana, che furono lasciati sul posto. La costruzione di questo edificio in stile eclettico fu portata a termine nel 1882. L’area sulla quale fu costruito il palazzo all’epoca si chiamava Piazza della Stazione, ed era un vasto piazzale sorto in concomitanza con l’arrivo della ferrovia nel 1878. In precedenza la piazza occupava un’area più piccola, sulla quale si affacciava il macello civico. Il Palazzo fu costruito per Francesco Kalister, uno sloveno originario di Postumia imprenditore nel settore del tessile. Fu un appassionato collezionista di quadri e acquerelli, ma la sua raccolta fu venduta all’asta nel 1908. La maggior parte del piano terra era occupata da magazzini, i primi due piani ospitavano l’abitazione della famiglia Kalister, il terzo piano era adibito probabilmente ad uffici, mentre il quarto piano costituiva l’alloggio della servitù. Nel 1911 l’edificio divenne proprietà del barone Parisi. Tra il 1932 e il 1934 furono eseguite modifiche al magazzino al pianoterra ad opera dell’architetto Giulio Schillani. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via San Lazzaro 15. Casa Allodi (Casa delle Bisse)

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Trieste: Via San Lazzaro 15. Casa Allodi (Casa delle Bisse)
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Trieste: Via San Lazzaro 15. Casa Allodi (Casa delle Bisse)
L’edificio, tra Via San Lazzaro e Via delle Torri in stile neoclassico con elementi rococò francese, fu eretto nel 1771 su progetto di Giovanni Bubolini. Nel 1813 sul portale d’ingresso principale venne posto un gruppo scultoreo, voluto dal reverendo don Marco Sadnech, proprietario della casa dal 1793. Il gruppo raffigura un serpente, allegoria di Napoleone I, attaccato da tre aquile, che rappresentano l’Austria, la Russia e la Prussia. Dall’architrave pende una sfera dorata, posta in memoria di una palla di cannone sparata dai francesi nel 1813 che colpì questa casa. L’allegoria è stata voluta dal proprietario della casa quando i francesi, dopo una strenua resistenza, furono cacciati dal Castello di Trieste nel 1813. Durante il bombardamento tra mare e colle, una palla di cannone aveva colpito l’edificio ed è conservata ancora infissa all’ingresso, con la scritta: “Hoc me ornamento Galli affecerunt MDCCCIX”.
Sempre all’interno c’è una seconda targa che reca scrittoi: “Aedes anno MDCCLXXI ob aque inopiam aceto absoluta” in quanto durante la costruzione, nel 1771, poiché in città mancava l’acqua e i pozzi erano secchi, il costruttore per restare nei tempi di consegna della casa, acquistò una grande quantità di aceto in un vicino magazzino di vini per preparare la malta.
Nel 1836 l’immobile fu acquistato da Carlo de Thuranskij, il quale lo cedette l’anno successivo a Catarina de Hochkofler. Nel 1850, dopo essere stato ereditato dal barone Sigismondo Konisbrun, fu acquistato da Maria Allodi.
Nel 1928 casa Allodi risultava di proprietà di Alberto Bois de Chesne. Nel sottotetto abitabile per un periodo aveva il suo atelier il pittore Giuseppe Tominz. Il fabbricato fu oggetto di successivi interventi e l’aspetto attuale non rispecchia l’idea originaria dell’architetto Bubolini. I due balconi, in metallo fuso, non possono essere anteriori alla metà dell’Ottocento, quindi non sono quelli originali. Tra il 1897 e il 1958 furono eseguite delle modifiche alla facciata al pianterreno, mentre nel 1987 fu completato il restauro del gruppo allegorico sul portale d’ingresso.

Trieste: Via San Lazzaro 15. Casa Allodi (Casa delle Bisse)

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Trieste: Via San Lazzaro 15. Casa Allodi (Casa delle Bisse)
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L’edificio, tra Via San Lazzaro e Via delle Torri in stile neoclassico con elementi rococò francese, fu eretto nel 1771 su progetto di Giovanni Bubolini. Nel 1813 sul portale d’ingresso principale venne posto un gruppo scultoreo, voluto dal reverendo don Marco Sadnech, proprietario della casa dal 1793. Il gruppo raffigura un serpente, allegoria di Napoleone I, attaccato da tre aquile, che rappresentano l’Austria, la Russia e la Prussia. Dall’architrave pende una sfera dorata, posta in memoria di una palla di cannone sparata dai francesi nel 1813 che colpì questa casa. L’allegoria è stata voluta dal proprietario della casa quando i francesi, dopo una strenua resistenza, furono cacciati dal Castello di Trieste nel 1813. Durante il bombardamento tra mare e colle, una palla di cannone aveva colpito l’edificio ed è conservata ancora infissa all’ingresso, con la scritta: “Hoc me ornamento Galli affecerunt MDCCCIX”.
Sempre all’interno c’è una seconda targa che reca scrittoi: “Aedes anno MDCCLXXI ob aque inopiam aceto absoluta” in quanto durante la costruzione, nel 1771, poiché in città mancava l’acqua e i pozzi erano secchi, il costruttore per restare nei tempi di consegna della casa, acquistò una grande quantità di aceto in un vicino magazzino di vini per preparare la malta.
Nel 1836 l’immobile fu acquistato da Carlo de Thuranskij, il quale lo cedette l’anno successivo a Catarina de Hochkofler. Nel 1850, dopo essere stato ereditato dal barone Sigismondo Konisbrun, fu acquistato da Maria Allodi.
Nel 1928 casa Allodi risultava di proprietà di Alberto Bois de Chesne. Nel sottotetto abitabile per un periodo aveva il suo atelier il pittore Giuseppe Tominz. Il fabbricato fu oggetto di successivi interventi e l’aspetto attuale non rispecchia l’idea originaria dell’architetto Bubolini. I due balconi, in metallo fuso, non possono essere anteriori alla metà dell’Ottocento, quindi non sono quelli originali. Tra il 1897 e il 1958 furono eseguite delle modifiche alla facciata al pianterreno, mentre nel 1987 fu completato il restauro del gruppo allegorico sul portale d’ingresso.

Trieste: Via San Lazzaro 15. Casa Allodi (Casa delle Bisse)

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Trieste: Via San Lazzaro 15. Casa Allodi (Casa delle Bisse)
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via San Lazzaro 15. Casa Allodi (Casa delle Bisse)
L’edificio, tra Via San Lazzaro e Via delle Torri in stile neoclassico con elementi rococò francese, fu eretto nel 1771 su progetto di Giovanni Bubolini. Nel 1813 sul portale d’ingresso principale venne posto un gruppo scultoreo, voluto dal reverendo don Marco Sadnech, proprietario della casa dal 1793. Il gruppo raffigura un serpente, allegoria di Napoleone I, attaccato da tre aquile, che rappresentano l’Austria, la Russia e la Prussia. Dall’architrave pende una sfera dorata, posta in memoria di una palla di cannone sparata dai francesi nel 1813 che colpì questa casa. L’allegoria è stata voluta dal proprietario della casa quando i francesi, dopo una strenua resistenza, furono cacciati dal Castello di Trieste nel 1813. Durante il bombardamento tra mare e colle, una palla di cannone aveva colpito l’edificio ed è conservata ancora infissa all’ingresso, con la scritta: “Hoc me ornamento Galli affecerunt MDCCCIX”.
Sempre all’interno c’è una seconda targa che reca scrittoi: “Aedes anno MDCCLXXI ob aque inopiam aceto absoluta” in quanto durante la costruzione, nel 1771, poiché in città mancava l’acqua e i pozzi erano secchi, il costruttore per restare nei tempi di consegna della casa, acquistò una grande quantità di aceto in un vicino magazzino di vini per preparare la malta.
Nel 1836 l’immobile fu acquistato da Carlo de Thuranskij, il quale lo cedette l’anno successivo a Catarina de Hochkofler. Nel 1850, dopo essere stato ereditato dal barone Sigismondo Konisbrun, fu acquistato da Maria Allodi.
Nel 1928 casa Allodi risultava di proprietà di Alberto Bois de Chesne. Nel sottotetto abitabile per un periodo aveva il suo atelier il pittore Giuseppe Tominz. Il fabbricato fu oggetto di successivi interventi e l’aspetto attuale non rispecchia l’idea originaria dell’architetto Bubolini. I due balconi, in metallo fuso, non possono essere anteriori alla metà dell’Ottocento, quindi non sono quelli originali. Tra il 1897 e il 1958 furono eseguite delle modifiche alla facciata al pianterreno, mentre nel 1987 fu completato il restauro del gruppo allegorico sul portale d’ingresso.

Le statue del Teatro Romano: il Sileno

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Il Sileno del teatro romano (foto di Elisabetta Marcovich)

Fra le statue trovate al  Teatro romano in occasione degli scavi c’è una acefala di un sileno, che probabilmente era una fontana. Notare  la pelle di leone sotto il braccio. Si possono visitare al Lapidario tergestino al Castello di san Giusto ( E.M.)

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Trieste: Via San Lazzaro 15. Casa Allodi (Casa delle Bisse)
Foto Paolo Carbonaio
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L’edificio, tra Via San Lazzaro e Via delle Torri in stile neoclassico con elementi rococò francese, fu eretto nel 1771 su progetto di Giovanni Bubolini. Nel 1813 sul portale d’ingresso principale venne posto un gruppo scultoreo, voluto dal reverendo don Marco Sadnech, proprietario della casa dal 1793. Il gruppo raffigura un serpente, allegoria di Napoleone I, attaccato da tre aquile, che rappresentano l’Austria, la Russia e la Prussia. Dall’architrave pende una sfera dorata, posta in memoria di una palla di cannone sparata dai francesi nel 1813 che colpì questa casa. L’allegoria è stata voluta dal proprietario della casa quando i francesi, dopo una strenua resistenza, furono cacciati dal Castello di Trieste nel 1813. Durante il bombardamento tra mare e colle, una palla di cannone aveva colpito l’edificio ed è conservata ancora infissa all’ingresso, con la scritta: “Hoc me ornamento Galli affecerunt MDCCCIX”.
Sempre all’interno c’è una seconda targa che reca scrittoi: “Aedes anno MDCCLXXI ob aque inopiam aceto absoluta” in quanto durante la costruzione, nel 1771, poiché in città mancava l’acqua e i pozzi erano secchi, il costruttore per restare nei tempi di consegna della casa, acquistò una grande quantità di aceto in un vicino magazzino di vini per preparare la malta.
Nel 1836 l’immobile fu acquistato da Carlo de Thuranskij, il quale lo cedette l’anno successivo a Catarina de Hochkofler. Nel 1850, dopo essere stato ereditato dal barone Sigismondo Konisbrun, fu acquistato da Maria Allodi.
Nel 1928 casa Allodi risultava di proprietà di Alberto Bois de Chesne. Nel sottotetto abitabile per un periodo aveva il suo atelier il pittore Giuseppe Tominz. Il fabbricato fu oggetto di successivi interventi e l’aspetto attuale non rispecchia l’idea originaria dell’architetto Bubolini. I due balconi, in metallo fuso, non possono essere anteriori alla metà dell’Ottocento, quindi non sono quelli originali. Tra il 1897 e il 1958 furono eseguite delle modifiche alla facciata al pianterreno, mentre nel 1987 fu completato il restauro del gruppo allegorico sul portale d’ingresso.

Trieste: Via San Lazzaro 19. Casa Griot.

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Trieste: Via San Lazzaro 19. Casa Griot.
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Trieste: Via San Lazzaro 19. Casa Griot.
L’immobile fu costruito nel 1770 su progetto attribuito all’architetto G. Fusconi. Nel 1842 la sopraelevazione fu eseguita da G. Pellarin. Nella facciata interna verso il cortile sono collocate, entro nicchie, quattro statue di figure allegoriche attribuibili ad Antonio Bosa. Nel palazzo la baronessa Kaiserstein Campagna, risposata von Goeschen, dava serate frequentate da illustri intellettuali cittadini e da ospiti stranieri.
L’edificio è noto come Casa Griot per esser stato di proprietà del commerciante, deputato di borsa e console d’Elvezia Andrea Griot dal 1803 al 1855, anno in cui la Comunità evangelica di confessione augustana lo acquistò per farne la propria sede. La Comunità evangelica di confessione augustana venne fondata a Trieste nel 1778. Per il culto venne dapprima utilizzata la chiesa del Rosario di piazza Vecchia, successivamente la Comunità fece erigere la chiesa di largo Panfili, inaugurata nel 1874. La sede della Comunità e l’ufficio parrocchiale si trovano però in via S. Lazzaro 19, dove in inverno si svolgono anche i culti che d’estate vengono officiati nel tempio di Largo Panfili. Nel 1856 il fabbricato venne adibito a sede delle scuole private unite delle Comunità evangeliche di Confessione Augustana ed Elvetica. La scuola, riconosciuta nel 1919 come scuola pubblica italiana, è rimasta in funzione fino al 1939. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via San Lazzaro 19. Casa Griot.

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Trieste: Via San Lazzaro 19. Casa Griot.
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L’immobile fu costruito nel 1770 su progetto attribuito all’architetto G. Fusconi. Nel 1842 la sopraelevazione fu eseguita da G. Pellarin. Nella facciata interna verso il cortile sono collocate, entro nicchie, quattro statue di figure allegoriche attribuibili ad Antonio Bosa. Nel palazzo la baronessa Kaiserstein Campagna, risposata von Goeschen, dava serate frequentate da illustri intellettuali cittadini e da ospiti stranieri.
L’edificio è noto come Casa Griot per esser stato di proprietà del commerciante, deputato di borsa e console d’Elvezia Andrea Griot dal 1803 al 1855, anno in cui la Comunità evangelica di confessione augustana lo acquistò per farne la propria sede. La Comunità evangelica di confessione augustana venne fondata a Trieste nel 1778. Per il culto venne dapprima utilizzata la chiesa del Rosario di piazza Vecchia, successivamente la Comunità fece erigere la chiesa di largo Panfili, inaugurata nel 1874. La sede della Comunità e l’ufficio parrocchiale si trovano però in via S. Lazzaro 19, dove in inverno si svolgono anche i culti che d’estate vengono officiati nel tempio di Largo Panfili. Nel 1856 il fabbricato venne adibito a sede delle scuole private unite delle Comunità evangeliche di Confessione Augustana ed Elvetica. La scuola, riconosciuta nel 1919 come scuola pubblica italiana, è rimasta in funzione fino al 1939. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Piazza della Borsa. Casa Rusconi.

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Trieste: Piazza della Borsa. Casa Rusconi.
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Trieste: Piazza della Borsa. Casa Rusconi.
Il palazzo che fa angolo tra Via Cassa di Risparmio e Piazza della Borsa, è noto con il nome di Casa Rusconi, costruito nel 1860 da Giovanni Scalmanini su commissione dei Rusconi, una famiglia di farmacisti stanziatasi a Trieste, ristrutturando massicciamente un immobile settecentesco, ed è uno dei pochi esempi di stile neorinascimentale veneziano a Trieste. L’immobile, a pianta rettangolare, è costituito da cinque piani con due facciate, la principale su Piazza della Borsa e una laterale su Via della Cassa di Risparmio. Lo stile neorinascimentale è dato dagli archetti a tutto sesto e dai motivi decorativi geometrici e aperture a bifora. La parte centrale della facciata su Piazza della Borsa è caratterizzata da una nicchia, in cui è collocata una statua di Domenico Rossetti in veste togata, opera dello scultore Giovanni Depaul, mentre nel tondo sopra l’ingresso secondo alcune fonti il busto rappresenterebbe Alessandro Volta, secondo altre sarebbe Ambrogio Rusconi, tra i fondatori nel 1755 della Borsa di Trieste, ritratto appunto mentre la guarda. Al terzo piano vi è un tondo con una testa leonina, la facciata nel complesso è simmetricamente perfetta con bifore sormontate da lunette riccamente decorate. La scelta dell’architettura rinascimentale veneziana deve essere interpretata in chiave politica come una manifesta rivendicazione dell’italianità di Trieste; confermata dalla statua sulla facciata che raffigura Domenico Rossetti come un novello Dante. L’edificio originario, costruito da Giovanni del Pane, ospitava la Libreria Geistinger, nella quale Domenico Rossetti fondò nel 1810 la Società di Minerva, la più antica associazione culturale della Regione ed una delle più antiche d’Italia, ancora attiva. Si propone di coltivare le scienze, le lettere, le arti e gli studi storici, oltre a promuovere iniziative culturali e l’esecuzione di restauri di monumenti cittadini. Successivamente il palazzo per molti anni fu sede dell’Hotel Daniel, e al pianterreno dove ora si trova la farmacia, venne aperta la prima sala cinematografica delle città, il “Cinema Americano” di proprietà del Signor Boecher, e la prima proiezione che inaugurò la sala nel 15 agosto 1905 fu il film “Napoleone” durato 15 minuti. – (da: ScoprendoTrieste)

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Il palazzo che fa angolo tra Via Cassa di Risparmio e Piazza della Borsa, è noto con il nome di Casa Rusconi, costruito nel 1860 da Giovanni Scalmanini su commissione dei Rusconi, una famiglia di farmacisti stanziatasi a Trieste, ristrutturando massicciamente un immobile settecentesco, ed è uno dei pochi esempi di stile neorinascimentale veneziano a Trieste. L’immobile, a pianta rettangolare, è costituito da cinque piani con due facciate, la principale su Piazza della Borsa e una laterale su Via della Cassa di Risparmio. Lo stile neorinascimentale è dato dagli archetti a tutto sesto e dai motivi decorativi geometrici e aperture a bifora. La parte centrale della facciata su Piazza della Borsa è caratterizzata da una nicchia, in cui è collocata una statua di Domenico Rossetti in veste togata, opera dello scultore Giovanni Depaul, mentre nel tondo sopra l’ingresso secondo alcune fonti il busto rappresenterebbe Alessandro Volta, secondo altre sarebbe Ambrogio Rusconi, tra i fondatori nel 1755 della Borsa di Trieste, ritratto appunto mentre la guarda. Al terzo piano vi è un tondo con una testa leonina, la facciata nel complesso è simmetricamente perfetta con bifore sormontate da lunette riccamente decorate. La scelta dell’architettura rinascimentale veneziana deve essere interpretata in chiave politica come una manifesta rivendicazione dell’italianità di Trieste; confermata dalla statua sulla facciata che raffigura Domenico Rossetti come un novello Dante. L’edificio originario, costruito da Giovanni del Pane, ospitava la Libreria Geistinger, nella quale Domenico Rossetti fondò nel 1810 la Società di Minerva, la più antica associazione culturale della Regione ed una delle più antiche d’Italia, ancora attiva. Si propone di coltivare le scienze, le lettere, le arti e gli studi storici, oltre a promuovere iniziative culturali e l’esecuzione di restauri di monumenti cittadini. Successivamente il palazzo per molti anni fu sede dell’Hotel Daniel, e al pianterreno dove ora si trova la farmacia, venne aperta la prima sala cinematografica delle città, il “Cinema Americano” di proprietà del Signor Boecher, e la prima proiezione che inaugurò la sala nel 15 agosto 1905 fu il film “Napoleone” durato 15 minuti. – (da: ScoprendoTrieste)

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Il palazzo che fa angolo tra Via Cassa di Risparmio e Piazza della Borsa, è noto con il nome di Casa Rusconi, costruito nel 1860 da Giovanni Scalmanini su commissione dei Rusconi, una famiglia di farmacisti stanziatasi a Trieste, ristrutturando massicciamente un immobile settecentesco, ed è uno dei pochi esempi di stile neorinascimentale veneziano a Trieste. L’immobile, a pianta rettangolare, è costituito da cinque piani con due facciate, la principale su Piazza della Borsa e una laterale su Via della Cassa di Risparmio. Lo stile neorinascimentale è dato dagli archetti a tutto sesto e dai motivi decorativi geometrici e aperture a bifora. La parte centrale della facciata su Piazza della Borsa è caratterizzata da una nicchia, in cui è collocata una statua di Domenico Rossetti in veste togata, opera dello scultore Giovanni Depaul, mentre nel tondo sopra l’ingresso secondo alcune fonti il busto rappresenterebbe Alessandro Volta, secondo altre sarebbe Ambrogio Rusconi, tra i fondatori nel 1755 della Borsa di Trieste, ritratto appunto mentre la guarda. Al terzo piano vi è un tondo con una testa leonina, la facciata nel complesso è simmetricamente perfetta con bifore sormontate da lunette riccamente decorate. La scelta dell’architettura rinascimentale veneziana deve essere interpretata in chiave politica come una manifesta rivendicazione dell’italianità di Trieste; confermata dalla statua sulla facciata che raffigura Domenico Rossetti come un novello Dante. L’edificio originario, costruito da Giovanni del Pane, ospitava la Libreria Geistinger, nella quale Domenico Rossetti fondò nel 1810 la Società di Minerva, la più antica associazione culturale della Regione ed una delle più antiche d’Italia, ancora attiva. Si propone di coltivare le scienze, le lettere, le arti e gli studi storici, oltre a promuovere iniziative culturali e l’esecuzione di restauri di monumenti cittadini. Successivamente il palazzo per molti anni fu sede dell’Hotel Daniel, e al pianterreno dove ora si trova la farmacia, venne aperta la prima sala cinematografica delle città, il “Cinema Americano” di proprietà del Signor Boecher, e la prima proiezione che inaugurò la sala nel 15 agosto 1905 fu il film “Napoleone” durato 15 minuti. – (da: ScoprendoTrieste)

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Il palazzo che fa angolo tra Via Cassa di Risparmio e Piazza della Borsa, è noto con il nome di Casa Rusconi, costruito nel 1860 da Giovanni Scalmanini su commissione dei Rusconi, una famiglia di farmacisti stanziatasi a Trieste, ristrutturando massicciamente un immobile settecentesco, ed è uno dei pochi esempi di stile neorinascimentale veneziano a Trieste. L’immobile, a pianta rettangolare, è costituito da cinque piani con due facciate, la principale su Piazza della Borsa e una laterale su Via della Cassa di Risparmio. Lo stile neorinascimentale è dato dagli archetti a tutto sesto e dai motivi decorativi geometrici e aperture a bifora. La parte centrale della facciata su Piazza della Borsa è caratterizzata da una nicchia, in cui è collocata una statua di Domenico Rossetti in veste togata, opera dello scultore Giovanni Depaul, mentre nel tondo sopra l’ingresso secondo alcune fonti il busto rappresenterebbe Alessandro Volta, secondo altre sarebbe Ambrogio Rusconi, tra i fondatori nel 1755 della Borsa di Trieste, ritratto appunto mentre la guarda. Al terzo piano vi è un tondo con una testa leonina, la facciata nel complesso è simmetricamente perfetta con bifore sormontate da lunette riccamente decorate. La scelta dell’architettura rinascimentale veneziana deve essere interpretata in chiave politica come una manifesta rivendicazione dell’italianità di Trieste; confermata dalla statua sulla facciata che raffigura Domenico Rossetti come un novello Dante. L’edificio originario, costruito da Giovanni del Pane, ospitava la Libreria Geistinger, nella quale Domenico Rossetti fondò nel 1810 la Società di Minerva, la più antica associazione culturale della Regione ed una delle più antiche d’Italia, ancora attiva. Si propone di coltivare le scienze, le lettere, le arti e gli studi storici, oltre a promuovere iniziative culturali e l’esecuzione di restauri di monumenti cittadini. Successivamente il palazzo per molti anni fu sede dell’Hotel Daniel, e al pianterreno dove ora si trova la farmacia, venne aperta la prima sala cinematografica delle città, il “Cinema Americano” di proprietà del Signor Boecher, e la prima proiezione che inaugurò la sala nel 15 agosto 1905 fu il film “Napoleone” durato 15 minuti. – (da: ScoprendoTrieste)

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Trieste: Piazza della Borsa. Casa Rusconi.
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Trieste: Piazza della Borsa. Casa Rusconi.
Il palazzo che fa angolo tra Via Cassa di Risparmio e Piazza della Borsa, è noto con il nome di Casa Rusconi, costruito nel 1860 da Giovanni Scalmanini su commissione dei Rusconi, una famiglia di farmacisti stanziatasi a Trieste, ristrutturando massicciamente un immobile settecentesco, ed è uno dei pochi esempi di stile neorinascimentale veneziano a Trieste. L’immobile, a pianta rettangolare, è costituito da cinque piani con due facciate, la principale su Piazza della Borsa e una laterale su Via della Cassa di Risparmio. Lo stile neorinascimentale è dato dagli archetti a tutto sesto e dai motivi decorativi geometrici e aperture a bifora. La parte centrale della facciata su Piazza della Borsa è caratterizzata da una nicchia, in cui è collocata una statua di Domenico Rossetti in veste togata, opera dello scultore Giovanni Depaul, mentre nel tondo sopra l’ingresso secondo alcune fonti il busto rappresenterebbe Alessandro Volta, secondo altre sarebbe Ambrogio Rusconi, tra i fondatori nel 1755 della Borsa di Trieste, ritratto appunto mentre la guarda. Al terzo piano vi è un tondo con una testa leonina, la facciata nel complesso è simmetricamente perfetta con bifore sormontate da lunette riccamente decorate. La scelta dell’architettura rinascimentale veneziana deve essere interpretata in chiave politica come una manifesta rivendicazione dell’italianità di Trieste; confermata dalla statua sulla facciata che raffigura Domenico Rossetti come un novello Dante. L’edificio originario, costruito da Giovanni del Pane, ospitava la Libreria Geistinger, nella quale Domenico Rossetti fondò nel 1810 la Società di Minerva, la più antica associazione culturale della Regione ed una delle più antiche d’Italia, ancora attiva. Si propone di coltivare le scienze, le lettere, le arti e gli studi storici, oltre a promuovere iniziative culturali e l’esecuzione di restauri di monumenti cittadini. Successivamente il palazzo per molti anni fu sede dell’Hotel Daniel, e al pianterreno dove ora si trova la farmacia, venne aperta la prima sala cinematografica delle città, il “Cinema Americano” di proprietà del Signor Boecher, e la prima proiezione che inaugurò la sala nel 15 agosto 1905 fu il film “Napoleone” durato 15 minuti. – (da: ScoprendoTrieste)

Trieste: Piazza della Borsa 9. Casa Romano.

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Trieste: Piazza della Borsa 9. Casa Romano.
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Trieste: Piazza della Borsa 9. Casa Romano.
Edificio in stile barocco costruito a partire dal 1760 circa e ultimato nel 1770. Fu edificato da un architetto lombardo ignoto per un sarto viennese trasferitosi a Trieste a metà Settecento. Dal 1785 ne divenne proprietario un uomo di borsa, Pietro Antonio Romano, da cui il palazzo prese il nome. Tra il 1833 e il 1872 l’edificio fu la residenza di Cesare Cassis Faraone, e tra il 1835 e il 1842 ospitò gli uffici del Lloyd Austriaco.
In alcuni locali del palazzo si trovavano la libreria di Giovanni Orlandini e la libreria Schimpff. Dopo la prima guerra mondiale, l’edificio passò in proprietà del Credito Italiano, che lo fece restaurare tra il 1919 e il 1921 dall’ingegnere Giorgio Polli. Polli, nel restauro di Casa Romano, si basò sui criteri stabiliti dall’architetto Civilli. Sembra che i lineamenti del volto del sarto che fece costruire Casa Romano, per ospitarvi il suo Atelier, si debbano identificare con la testa d’uomo scolpita in chiave al portone principale sulla piazza della Borsa.

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Trieste: Piazza della Borsa 9. Casa Romano.
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Edificio in stile barocco costruito a partire dal 1760 circa e ultimato nel 1770. Fu edificato da un architetto lombardo ignoto per un sarto viennese trasferitosi a Trieste a metà Settecento. Dal 1785 ne divenne proprietario un uomo di borsa, Pietro Antonio Romano, da cui il palazzo prese il nome. Tra il 1833 e il 1872 l’edificio fu la residenza di Cesare Cassis Faraone, e tra il 1835 e il 1842 ospitò gli uffici del Lloyd Austriaco.
In alcuni locali del palazzo si trovavano la libreria di Giovanni Orlandini e la libreria Schimpff. Dopo la prima guerra mondiale, l’edificio passò in proprietà del Credito Italiano, che lo fece restaurare tra il 1919 e il 1921 dall’ingegnere Giorgio Polli. Polli, nel restauro di Casa Romano, si basò sui criteri stabiliti dall’architetto Civilli. Sembra che i lineamenti del volto del sarto che fece costruire Casa Romano, per ospitarvi il suo Atelier, si debbano identificare con la testa d’uomo scolpita in chiave al portone principale sulla piazza della Borsa.

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Edificio in stile barocco costruito a partire dal 1760 circa e ultimato nel 1770. Fu edificato da un architetto lombardo ignoto per un sarto viennese trasferitosi a Trieste a metà Settecento. Dal 1785 ne divenne proprietario un uomo di borsa, Pietro Antonio Romano, da cui il palazzo prese il nome. Tra il 1833 e il 1872 l’edificio fu la residenza di Cesare Cassis Faraone, e tra il 1835 e il 1842 ospitò gli uffici del Lloyd Austriaco.
In alcuni locali del palazzo si trovavano la libreria di Giovanni Orlandini e la libreria Schimpff. Dopo la prima guerra mondiale, l’edificio passò in proprietà del Credito Italiano, che lo fece restaurare tra il 1919 e il 1921 dall’ingegnere Giorgio Polli. Polli, nel restauro di Casa Romano, si basò sui criteri stabiliti dall’architetto Civilli. Sembra che i lineamenti del volto del sarto che fece costruire Casa Romano, per ospitarvi il suo Atelier, si debbano identificare con la testa d’uomo scolpita in chiave al portone principale sulla piazza della Borsa.

Le statue del Teatro Romano: la Venere

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La testina della Venere, sul modello della Venere di Cnido  (foto di Elisabetta Marcovich)

Negli scavi del Teatro Romano si trovarono diverse statue, che dovevano far parte della Scena ormai scomparsa. Di una statua di Venere rimangono la testina ed un drappeggio che indica che doveva essere una figura che sta uscendo da un bagno. Le statue sono esposte al Lapidario Tergestino al Castello di san Giusto (E.M.)

Trieste: Via Niccolò Paganini 6. Casa Vianello.

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Trieste: Via Niccolò Paganini 6. Casa Vianello.
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Trieste: Via Niccolò Paganini 6. Casa Vianello.
Casa Vianello tra Via Paganini e Via San Lazzaro fu costruita alla fine del XVIII secolo e modificata nel 1881 su progetto dell’ingegnere Eugenio Geiringer. Anche se il fabbricato porta il nome della famiglia Vianello, il primo documento da cui ne risulta l’esistenza è del 1798, in cui si attesta la proprietà dell’edificio a Salvatore Morpurgo. Nel 1801 la casa apparteneva ad Iseppo Treves. In seguito, nel 1879, fu acquistata da Federico Deseppi. L’edificio ha subito notevoli trasformazioni nel tempo, specialmente ristrutturazioni interne e modifiche alla copertura, nonché un restauro generale alle facciate che ne ha alterato l’aspetto originario, pur mantenendo la disposizione dei fori ed i balconi con le caratteristiche ringhiere barocche in ferro battuto. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via Niccolò Paganini 6. Casa Vianello.

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Trieste: Via Niccolò Paganini 6. Casa Vianello.
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Casa Vianello tra Via Paganini e Via San Lazzaro fu costruita alla fine del XVIII secolo e modificata nel 1881 su progetto dell’ingegnere Eugenio Geiringer. Anche se il fabbricato porta il nome della famiglia Vianello, il primo documento da cui ne risulta l’esistenza è del 1798, in cui si attesta la proprietà dell’edificio a Salvatore Morpurgo. Nel 1801 la casa apparteneva ad Iseppo Treves. In seguito, nel 1879, fu acquistata da Federico Deseppi. L’edificio ha subito notevoli trasformazioni nel tempo, specialmente ristrutturazioni interne e modifiche alla copertura, nonché un restauro generale alle facciate che ne ha alterato l’aspetto originario, pur mantenendo la disposizione dei fori ed i balconi con le caratteristiche ringhiere barocche in ferro battuto. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Piazza Guglielmo Oberdan. Casa Czorzy.

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Trieste: Piazza Guglielmo Oberdan. Casa Czorzy.
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Trieste: Piazza Guglielmo Oberdan. Casa Czorzy.
Casa Czorzy (tra Piazza Oberdan e Via del Lavatoio) in stile neoclassico costruita su progetto dell’architetto Giovanni Battista de Puppi nel 1838. L’edificio sorge nel luogo in cui si trovava il vecchio lavatoio della città, acquistato nel 1831 dalla ditta Buchler e C. che decise in seguito la costruzione dell’attuale edificio. Il palazzo venne progettato ad angolo curvo, secondo il modello della Rotonda Pancera di Matteo Pertsh. A coronamento della parte curva spiccano quattro statue rappresentanti figure femminili d’ispirazione classica. L’edificio attualmente ospita al piano terra la farmacia ” Al cedro”.
Il palazzo è unito a quello che ospita dal 1930 l’Albergo alla Posta che fa angolo con Via Giorgio Galatti. Quest’ultimo, commissionato dal mercante Isac Guetta, venne costruito nel 1838 su progetto dell’architetto Nicolò Pertsch. Nel 1944 l’edificio subì dei danni a causa dei bombardamenti. Su progetto dell’architetto Businelli il palazzo venne ristrutturato nal 1953. Sotto il balcone in pietra ci sono due pannelli a bassorilievo che rappresentano due figure in stile classico. (da: biblioteche.comune.trieste.it/)

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Foto Paolo Carbonaio
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Casa Czorzy (tra Piazza Oberdan e Via del Lavatoio) in stile neoclassico costruita su progetto dell’architetto Giovanni Battista de Puppi nel 1838. L’edificio sorge nel luogo in cui si trovava il vecchio lavatoio della città, acquistato nel 1831 dalla ditta Buchler e C. che decise in seguito la costruzione dell’attuale edificio. Il palazzo venne progettato ad angolo curvo, secondo il modello della Rotonda Pancera di Matteo Pertsh. A coronamento della parte curva spiccano quattro statue rappresentanti figure femminili d’ispirazione classica. L’edificio attualmente ospita al piano terra la farmacia ” Al Cedro”.
Il palazzo è unito a quello che ospita dal 1930 l’Albergo alla Posta che fa angolo con Via Giorgio Galatti. Quest’ultimo, commissionato dal mercante Isac Guetta, venne costruito nel 1838 su progetto dell’architetto Nicolò Pertsch. Nel 1944 l’edificio subì dei danni a causa dei bombardamenti. Su progetto dell’architetto Businelli il palazzo venne ristrutturato nel 1953. Sotto il balcone in pietra ci sono due pannelli a bassorilievo che rappresentano due figure in stile classico. (da: biblioteche.comune.trieste.it/)

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Casa Czorzy (tra Piazza Oberdan e Via del Lavatoio) in stile neoclassico costruita su progetto dell’architetto Giovanni Battista de Puppi nel 1838. L’edificio sorge nel luogo in cui si trovava il vecchio lavatoio della città, acquistato nel 1831 dalla ditta Buchler e C. che decise in seguito la costruzione dell’attuale edificio. Il palazzo venne progettato ad angolo curvo, secondo il modello della Rotonda Pancera di Matteo Pertsh. A coronamento della parte curva spiccano quattro statue rappresentanti figure femminili d’ispirazione classica. L’edificio attualmente ospita al piano terra la farmacia “Al cedro”.
Il palazzo è unito a quello che ospita dal 1930 l’Albergo alla Posta che fa angolo con Via Giorgio Galatti. Quest’ultimo, commissionato dal mercante Isac Guetta, venne costruito nel 1838 su progetto dell’architetto Nicolò Pertsch. Nel 1944 l’edificio subì dei danni a causa dei bombardamenti. Su progetto dell’architetto Businelli il palazzo venne ristrutturato nel 1953. Sotto il balcone in pietra ci sono due pannelli a bassorilievo che rappresentano due figure in stile classico. (da: biblioteche.comune.trieste.it/)

Trieste: Via Fabio Severo 79. La Casa degli Sposi.

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Trieste: Via Cesare Battisti 17. Palazzetto Ruzzier.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Fabio Severo 79. La Casa degli Sposi.
Palazzina costruita nel 1864 su progetto dell’architetto Giuseppe Baldini per volontà del barone Stefano Ralli e destinata alle giovani coppie indigenti. Un’istituzione privata forse unica nel suo genere: lo statuto della fondazione baronale offriva agli innamorati che non potevano permettersi un’abitazione propria, la possibilità di stabilirsi per qualche tempo gratuitamente in uno degli appartamenti della casa. Unica condizione posta, a parte la dimostrata povertà, la moralità delle spose, che doveva essere adamantina. Se poi, come spesso avveniva, la coppia ospite aveva un figlio nel periodo iniziale del soggiorno, gli sposi potevano continuare ad abitare lì fino ad altri tre anni. La pia istituzione funzionò fino allo scoppio della Grande guerra, dopodiché, nel 1954, il nipote del barone Ralli vendette l’edificio, che oggi ospita sedici appartamenti privati.

Trieste: Via di Torre Bianca 20. Casa Treves.

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Trieste: Via Cesare Battisti 17. Palazzetto Ruzzier.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via di Torre Bianca 20. Casa Treves.
Edificio costruito tra il 1851 e il 1852 per il negoziante greco Anastasio Verdacca. Il progetto, firmato dai fratelli Domenico e Giuseppe Rigetti, architetti di origine ticinese, è conservato presso l’Archivio Comunale di Trieste e reca la data 20 giugno 1851. L’edificio è noto come Casa Treves, dal cognome di due fratelli, ricchi commercianti, che vollero inserire ai lati del portone i loro profili in bronzo.
Il fabbricato si trova all’interno del Borgo Teresiano, la “città nuova” voluta dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria per ospitare gli edifici funzionali alle nuove attività commerciali che iniziavano a svilupparsi in quegli anni. Lo sviluppo dell’area fu regolamentato dalle modalità costruttive stabilite da una apposita commissione: i nuovi edifici avrebbero dovuto avere tre piani con magazzini al pian terreno, che era in genere più alto dei piani superiori. I piani superiori erano riservati all’abitazione del proprietario e agli uffici. L’immobile in esame è degno di particolare tutela in quanto costituisce un caratteristico esempio delle dimore che i ricchi mercanti fecero erigere per sé nel Borgo Teresiano, non solo come testimonianza della raggiunta ricchezza, ma anche come elemento di un nuovo linguaggio architettonico e urbanistico, dove la bellezza ed il decoro sono profondamente uniti alla proporzione, alla solidità e anche alla comodità. Nei medaglioni in marmo emergono due volti virili di profilo. Secondo alcuni da identificarsi con i profili dei fratelli Treves, membri di una famiglia che fece fortuna nel commercio a Trieste. (da:biblioteche.comune.trieste.it)

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Edificio costruito tra il 1851 e il 1852 per il negoziante greco Anastasio Verdacca. Il progetto, firmato dai fratelli Domenico e Giuseppe Rigetti, architetti di origine ticinese, è conservato presso l’Archivio Comunale di Trieste e reca la data 20 giugno 1851. L’edificio è noto come Casa Treves, dal cognome di due fratelli, ricchi commercianti, che vollero inserire ai lati del portone i loro profili in bronzo.
Il fabbricato si trova all’interno del Borgo Teresiano, la “città nuova” voluta dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria per ospitare gli edifici funzionali alle nuove attività commerciali che iniziavano a svilupparsi in quegli anni. Lo sviluppo dell’area fu regolamentato dalle modalità costruttive stabilite da una apposita commissione: i nuovi edifici avrebbero dovuto avere tre piani con magazzini al pian terreno, che era in genere più alto dei piani superiori. I piani superiori erano riservati all’abitazione del proprietario e agli uffici. L’immobile in esame è degno di particolare tutela in quanto costituisce un caratteristico esempio delle dimore che i ricchi mercanti fecero erigere per sé nel Borgo Teresiano, non solo come testimonianza della raggiunta ricchezza, ma anche come elemento di un nuovo linguaggio architettonico e urbanistico, dove la bellezza ed il decoro sono profondamente uniti alla proporzione, alla solidità e anche alla comodità. Nei medaglioni in marmo emergono due volti virili di profilo. Secondo alcuni da identificarsi con i profili dei fratelli Treves, membri di una famiglia che fece fortuna nel commercio a Trieste. (da:biblioteche.comune.trieste.it)

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Edificio costruito tra il 1851 e il 1852 per il negoziante greco Anastasio Verdacca. Il progetto, firmato dai fratelli Domenico e Giuseppe Rigetti, architetti di origine ticinese, è conservato presso l’Archivio Comunale di Trieste e reca la data 20 giugno 1851. L’edificio è noto come Casa Treves, dal cognome di due fratelli, ricchi commercianti, che vollero inserire ai lati del portone i loro profili in bronzo.
Il fabbricato si trova all’interno del Borgo Teresiano, la “città nuova” voluta dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria per ospitare gli edifici funzionali alle nuove attività commerciali che iniziavano a svilupparsi in quegli anni. Lo sviluppo dell’area fu regolamentato dalle modalità costruttive stabilite da una apposita commissione: i nuovi edifici avrebbero dovuto avere tre piani con magazzini al pian terreno, che era in genere più alto dei piani superiori. I piani superiori erano riservati all’abitazione del proprietario e agli uffici. L’immobile in esame è degno di particolare tutela in quanto costituisce un caratteristico esempio delle dimore che i ricchi mercanti fecero erigere per sé nel Borgo Teresiano, non solo come testimonianza della raggiunta ricchezza, ma anche come elemento di un nuovo linguaggio architettonico e urbanistico, dove la bellezza ed il decoro sono profondamente uniti alla proporzione, alla solidità e anche alla comodità. Nei medaglioni in marmo emergono due volti virili di profilo. Secondo alcuni da identificarsi con i profili dei fratelli Treves, membri di una famiglia che fece fortuna nel commercio a Trieste. (da:biblioteche.comune.trieste.it)

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Palazzetto Ruzzier (1872-1874) progetto dell’Architetto Giovanni Andrea Berlam in stile barocco,

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Le lapidi di san Giusto: la lapide del vescovo Frangipani

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La lapide del vescovo Frangipani, una delle più belle delle non molte opere rinascimentali a Trieste, del  1574: venne nominato vescovo, ma morì prima di assumere la cattedra (foto E. Marcovich).

Non ha senso distinguere fra lapidi interne ed esterne in quanto all’origine: in chiesa venivano seppelliti Vescovi e notabili e le loro lapidi tombali erano sparse su tutta la pavimentazione, come ben descrive Pietro Kandler in un suo prezioso articolo: nei lavori del 1842 vennero tutte tolte dal pavimento e messe a decorare la base esterna della chiesa, assieme a qualche altra lapide proveniente dalla chiesa del Rosario, allora assegnata alla Comunità evangelica. I restauri degli anni trenta riportarono dentro, al loro posto, grazie al lavoro di Kandler, la maggior parte delle lapidi, tranne quelle dei Vescovi che erano nel presbiterio. Una parte rimane esposta esternamente alla chiesa, sul retro. (E. Marcovich)

Questa lapide è stata ripetutamente spostata, ma è sempre visibile all’esterno della chiesa.

Le lapidi di san Giusto: la lapide dell’antica famiglia dei Baiardi

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La lapide dell'antica famiglia dei Baiardi

Non ha senso distinguere fra lapidi interne ed esterne in quanto all’origine: in chiesa venivano seppelliti Vescovi e notabili e le loro lapidi tombali erano sparse su tutta la pavimentazione, come ben descrive Pietro Kandler in un suo prezioso articolo: nei lavori del 1842 vennero tutte tolte dal pavimento e messe a decorare la base esterna della chiesa, assieme a qualche altra lapide proveniente dalla chiesa del Rosario, allora assegnata alla Comunità evangelica. I restauri degli anni trenta riportarono dentro, al loro posto, grazie al lavoro di Kandler, la maggior parte delle lapidi, tranne quelle dei Vescovi che erano nel presbiterio. Una parte rimane esposta esternamente alla chiesa, sul retro (E. Marcovich).

 

La tomba di famiglia dei Baiardi, interna: l’epigrafe dice:

Sotto sassosa e tenebrosa tomba/ la poca polve dei Baiardi giace/ sorgerà teco al suon d’ultima tromba/ lettor pensando a ciò vattene in pace.

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Palazzetto Ruzzier (1872-1874) progetto dell’Architetto Giovanni Andrea Berlam in stile barocco,

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